Asmodeus' Show.
Questo importante torneo ha interessato numerose divinità; e se Moradin addirittura fornì l'arbitro, beh, Asmodeus, antico Signore del Nono recentemente asceso allo status di semidivinità, chiese di presenziare un incontro: ed eccolo accontentato.
Vi trovate in un'immensa distesa “nera” in ogni senso del termine. Non riuscite a vedere nulla oltre un raggio di 70mt, e a dire il vero non volete andare ad indagare troppo oltre.
Un immenso trono sfarzoso è posto dinanzi a voi, ed il vostro ospite su di esso seduto vi dice: “Su! fatemi divertire...”

Distanza iniziale: 9m

Iniziativa vinta da: SHIV.

SHIV uscì dal portale con un sorriso, e quando vide l'arbitro il sorriso si allragò ancora di più... e divenne un attimino finto.
- PuonCiorno, herr AZmoTeuZ. TeFo Zupporre ke Zarà lei a TechiTere l'anTamento Tel noZtro Zkontro? E ki Zono io per farla attenTere? Eheheheheheheheheheheh..... Oh, chao Jerome.... AFrei una TomanTa per te: Ze iniZio uno Zcontro Zenza una coZchia di pollo in mano, ZeconTo te la mia Fittoria è più proPaPile o più incherta?
Dicendo così, intanto SHIV si era avvicinato di qualche metro all'incantatore, e all'improvviso gli tirò una freccia. Il risultato però non fu quello sperato, e il ratto mannaro nascose il suo disappunto.... sparendo da sotto il naso degli astanti.
<<Tharmekul elfo per aver indetto il torneo, Olidammara vergine per avermi mandato qui, Jan Dalbar luminoso per essersene andato, Asmodeus angelo per avervi voluto partecipare, Jerome sveglio per essersi parato contro i miei attacchi, E IO IMBECILLE PERCHE' HO VOLUTO PARTECIPARE!!!!! Sono troppo vecchio per questa vita!!!>>
Mentre pensava questo, SHIV cercò di individuare una maniera per uscire da questa situazione......

Come sempre, Shiv diede conferma dell'impressionante velocità di azione di cui era dotato.
Non gli fu certo difficile piantare la sua prima freccia nelle carni morte del Tessitore, sebbene il disappunto fu palese quando notò che l'incantatore osservava l'asta spuntargli dal corpo più con disappunto che con dolore.

Più complicato da capire fu il modo in cui Shiv svanì completamente, senza lasciar traccia di sè, proprio davanti alle orbite vuote di Jerome.

Seduto sul trono, il volto di Asmodeus s'illuminò di diabolica soddisfazione: "Ottimo incipit, mia dentuta creatura... non deludermi come altri hanno fatto in precedenza. Non c'è alcun nano a fermarmi, oggi".
Dietro lo scranno del Signore del Nono, la grande e oscura mole di Jan Dalbar osservava in assoluto silenzio.

"E Tharmekhul?" fu la domanda che spontaneamente si porsero i due sfidanti.

TURNO A JEROME
(distanza tra i contendenti sconosciuta)

Jerome sentì l'urto di qualcosa di perforante contro se. Probabilmente una freccia, pensò, ipotesi avvalorata dall' identità del suo avversario.

Sentire le parole del ratto mannaro e disprezzarne la dizione furono una sola cosa.
Probabilmente gli sarebbe convenuto iniziare armato di coscia di pollo. Almeno, non sarebbe morto a pancia vuota.

Il Tessifato non degnò neppure di uno sguardo Asmodeus, nè tantomeno badò all'assenza di Tharmekhul; pur rispettando le loro posizioni, adesso aveva altro di cui occuparsi.

Non aveva intenzione di risparmiarsi in questo... scontro e non perse un solo istante.

Non posso dire che farai la fine del topo, quì non c'è acqua, esserino. Sei sfortunato.

Lasciando a Shiv il compito di cogliere l'allusione, calò le palpebre sotto le orbite fasciate e si concentrò.

E così, l'incantatore non parve avere alcuna reazione all'attacco subito. Anzi, cadde in una sorta di trance, ignorando tutto ciò che lo circondava.
Quali trame stesse predisponendo il Tessitore non era dato saperlo ad alcuno, ma la sua immobilità era tutt'altro che innocua.

TURNO A SHIV

SHIV si preoccupò non poco della mancata pioggia di... qualsiasi cosa... che avrebbe dovuto cadergli addosso.
<<Come diceva mio nonno, preoccupati se piove, e preoccupati il doppio se non piove. Ma rimanere qui non mi servirà a granchè.... Proviamo a vedere se a tirare fuori il naso succede qualcosa>>.
Più veloce del pensiero che aveva appena avuto, uscì da dietro al suo nascondiglio e tirò tre frecce addosso al suo avversario. Stavolta rimase a vedere per bene se si piantavano o meno, ed evitò di nascondersi.
- ET ora kaCnaccho, FeTiamo koZa rieZchi a komPinare. Forza, Fai Tel tuo peCCho. Non ke tu aPPia PiZoCno Tel mio inFito, CiuZto? eheheheheheheheheheheheh........

La prima freccia sibilò nell'aria, e SHIV comparve a breve distanza da Jerome.

Il Tessitore era però pronto e tentò di scagliare su di lui un violento artificio arcano, mentre Shiv, a sua volta in allerta contro eventuali mosse dell'avversario, interruppe il suo attacco e, gettandosi di lato, rotolò di alcuni metri, per rimettersi in piedi stringendo in un pugno una metallica verga ricoperta di rune.
L'impatto della freccia nel basso ventre sbilanciò Jerome, ma nonostante questo egli riuscì a mantenere la concentrazione, le sue mani completarono l'incantesimo e i suoi poteri si scatenarono su SHIV... con l'unico effetto che la verga estratta pochi istanti prima da quest'ultimo s'illuminò per un istante di luce violacea.
Con estremo stupore del ratto mannaro però, il Signore del Fato non aveva ancora finito, e in un ultimo guizzo di magia scomparve dalla sua visuale.

La sequenza di azioni era stata così rapida da lasciare di stucco persino Asmodeus, che si sporse in avanti sul suo trono reggendosi ai bracioli.
Jan Dalbar, immobile dietro allo scranno, continuava ad osservare in angosciante silenzio.

TURNO A JEROME
(distanza sconosciuta)

Jerome tratteneva a stento una risata empia e... decisamente malvagia.
Sperava che il ratto avesse ben altri mezzi di cui disporre per contrastare il suo potere.
Aveva intenzione di divertirsi e questo avveniva solamente quando gli avversari lo superavano in astuzia, cosa che non riteneva certo improbabile.

Chiedendosi se il Signore del Nono potesse vederlo, il Tessitore mutò posizione, per poi scatenare intorno a se un'intensa quanto prepotente onda abiuratrice.

L'aria tutt'intorno a se crepitò di energia tingendo il panorama di un forte blu elettrico, prima di lasciare spazio alle considerazioni del suo avversario.

Ma non era soddisfatto.
Ed ora, Asmodeus, ridi.

La scarica di energia magica che investì Shiv lo privò dell'aiuto di buona parte del suo equipaggiamento, e nonostante lui rimanesse sostanzialmente integro, questa perdita lo mise in grave difficoltà.
Quantomeno il suo preziosissimo arco rimase indenne, ed era certo che il Prediletto di Olidammara l'avrebbe presto usato.
Quell'arco era la sua vita stessa.

Quando però il tessitore intervenne inaspettatamente, Shiv non era certo pronto a quel che gli sarebbe successo:
dentro di lui scaturì l'insano desiderio di ballare, e non potè resistere alla tentazione di saltellare qua e là, improvvisando una danza tanto graziosa quanto inadatta alla situazione.

TURNO NUOVAMENTE A JEROME

Circo Meraviglioso di Mordenkainen. Penso Jerome ultimando il suo artificio.
Ma lo spettacolo non era ancora finito e l'ultima beffa doveva ancora tentare la sorte, per strappare al corso del Destino un'infernale risata o un apocalittico odio.

Un muro di ombre ed oscurità si levò improvvisamente tra Shiv e gli spettatori dello scontro, un sipario che, per la verità, risultava molto poco coprente per coloro che al Buio totale erano da sempre abituati: Asmodeus, signore di Nessus e degli Inferi, il più grande tra i diavoli, e Jan Dalbar, neodivinità dell'Ombra.
Così entrambe poterono tranquillamente vedere ciò che accadde in quell'improvvisato teatrino: Shiv, ancora impegnato in una danza frenetica della quale avrebbe voluto fare volentieri a meno, incominciò a rimpicciolire.

La sua testa di piegò in avanti, le braccia cominciarono ad allungarsi, e qua e là sorsero ciuffi di pelo rossiccio che pian piano sostituirono il pelo grigio del ratto mannaro.
Le vesti caddero ai suoi piedi, troppo grandi, e anche il suo amato arco cadde a terra.

Shiv, ora era una scimmia.
Un babbuino dal sedere rosso e senza peli, che saltellava come in preda ad un'ira isterica, lanciando striduli richiami.
Nella sua mano destra stringeva una minuscola verga di rubino, e il suo corpo era ricoperto da una parodia della lunga veste del Signore del Nono. Persino due spuntate corna ricurve apparvero alle tempie del piccolo primate.

Tutto ciò non piacque affatto all'arcidiavolo, non piacque per nulla.
Quell'incantatore da quattro soldi, quel miserabile mago da strada, aveva superato ogni limite di tollerabilità.
Asmodeus si alzò dal suo scranno, lanciò un urlò che nulla aveva di lontanamente umano, carico di un odio profondo e primordiale, mentre sollevava in alto la sua Verga di Rubino, incendiata dal furore del suo proprietario.

Poco lontano, altre creature risposero: dal buio cominciarono a provenire grida, ruggiti, il graffiare di artigli sul suolo, vampate di fuoco. E poi le sagome, contorte, immani o minuscole, ma tutte colme di artigli, rostri, viscide appendici.
Il popolo degli Inferi restrise sempre più l'arena, fino a ridurre lo spazio calpestabile ad un misero cerchio di una ventina di metri.

Fu allora che Jan Dalbar intervenne, poggiando una mano sulla spalla di Asmodeus e sussurrandogli qualcosa all'orecchio.
"Ritiratevi" ordinò a denti stretti l'arcidiavolo. Ma, mentre il suo esercito arretrava fino a raggiungere il limitare della visibilità, il Tessitore non potè non notare lo sguardo fisso su di lui, colmo di odio, che prometteva vendetta.

UH! urlò la Shimmia.

TURNO NUOVAMENTE A JEROME

So bene che non avrò di che vantarmi della mia mossa, Signore, ma anche io ho degli interessi da difendere. Spero che la mia piccola burla non abbia scalfito accidentalmente il vostro orgoglio.

Con le orbite fasciate, spalancate su di un buio eterno e profondo, il Tessifato minava e consolidava ad un tempo la sua posizione.

Meglio non tirare oltre la corda.

Una danza di flessioni delle falangi, accompagnata da un lieve bisbiglio e un tocco di tacco, furono la prematura firma di Jerome su ciò che rimaneva di quell'incontro.

Tre sfere nere come il vuoto apparvero accanto alla Shimmia. La loro apparizione sembrò attrarre i grandi occhi del primate, il quale però continuò a saltellare scompostamente lanciando stridule urla concitate.

Le urla cessarono quando le sfere lo colpirono.

Solo un grigio mucchietto di polvere restava dell'improvvisato spettacolo di Jerome.

JEROME VINCE L'INCONTRO

La figura di Jan Dalbar si levò dal suolo, e raggiunse il centro dell'arena.
Confidava che ora il ratto mannaro avrebbe riconsiderato il valore dell'ironia... sotto ben altre prospettive. Se non altro, era molto difficile ridere in quella condizione.
Avrebbe riportato indietro le ceneri di Shiv... il dio nano lo avrebbe certamente riportato in vita, ma dal punto di vista del Signore delle Ombre, una creatura viva e sconfitta era molto più preziosa di una creatura semplicemente morta.

Quanto al Tessitore...

Hai vinto. Gli disse con voce atona. Ma devi imparare che la vittoria è ben misera ed effimera cosa, e che in fondo a poco vale, se un domani incontri chi ti sconfigge. E c'è sempre qualcuno che può sconfiggerti. Vincere è brevemente illudersi di aver ottenuto qualcosa, e quel qualcosa è semmai un impercettibile ritardo nell'inevitabilità della fine.

Il Tessifato, avesse recepito o no quelle parole, si aspettava di ritrovarsi di lì a poco nella sua stanza nel palazzo di Tharmekhul.
Quando vide però svanire Jan Dalbar, e udì la sorda risata di Asmodeus crescere d'intensità, capì immediatamente due cose: che ciò che il Divino Signore dell'Ombra era ben più che una lezione teorica, era un annuncio; e che no, Asmodeus non aveva affatto gradito il suo show improvvisato.