Far West.
Una tipica città “monostradale”, lunga 50 mt, (poi il paese finisce e si stende il deserto), composta da caseggiati di varia fattura ai lati; odore di polvere da sparo e calore soffocante impregnano l'aria. La città è stata abbandonata in seguito alla incomprensibile morte di tutti gli abitanti. Si sente soltanto il rumore del vento e dei vostri passi mentre vi allontanate contando 10, 9, 8, ......

Distanza di partenza: 30 mt, girati di spalle

Dati tecnici: iniziate con le armi infoderate.

Iniziativa vinta da: Khilag

Khilag si girò di scatto e dispiegò le possenti ali corvine, proiettando una lunga ombra sul terreno.
Poi si mosse più veloce di quest'ultima.

Non aveva ancora finito di pronunciare la parola "Dieci", che Tank sentì un violento impatto alla schiena e vide la punta nera e lucente di uno spadone spuntargli di una spanna dal torace, attraversandolo da parte a parte e restando lì piantato.

L'impressionante cavaliere alato aveva percorso i lunghi metri che li separavano con un paio di colpi d'ala, e quando con un cigolio il gigante di ferro si voltò a guardarlo, Khilag era lì, maestoso, in volo a pochi centrimetri dal suolo, le ali che sollevavano la polvere dalla strada e un grosso scudo levitante a frapporsi tra i due.
La lunga lama della falce, saldamente stretta in pugno, incombeva sul capo di Tank.

TURNO A TANK
(distanza 1,5m, a contatto)

"FINALMENTE" Al contrario dei precedenti scontri, Tank aveva trovato un avversario come lui, amante della lotta corpo a corpo.... Dopo aver subito il forte fendente da parte del suoa vversario si voltò e disse: "QUESTA SPADA MI FA IL SOLLETICO, NON BASTA 1 COLPO PER FARMI TREMARE"... Con grande abilità imbracciò veloce come un fulmine il suo falchion e lo attaccò con una grande forza........ "VEDIAMO CHI TRA NOI RESISTERA' DI PIU' AI COLPI"

Sull'intero paese calò il buio, e il sole cessò di diffondere la sua luce, quando Jan Dalbar uscì da uno dei caseggiati più grandi per seguire lo scontro.
La temperatura esterna subì un brusco calo, ma il vento continuò a soffiare e a sollevare la polvere tutt'intorno.

Riavutosi dal colpo a sorpresa che Khilag gli aveva inferto, Tank sfilò con un movimento fluido l'enorme falchion che portava di traverso sulla schiena, e invitando l'avversario allo scontro con un urlo disumano, calò su di lui una serie di fendenti che avrebbero spaccato a metà un albero.
L'Angelo Nero invocò la protezione dei suoi dèi, preparandosi contro l'attacco dell'avversario, e forse gli dèi lo guardarono davvero con favore, perchè soltanto due colpi raggiunsero il corpo di Khilag, mentre uno veniva deviato da forze invisbili e l'ultimo rimbalzava innocuo contro lo scudo levitante.

L'angelo non soffriva il dolore, nè provava paura, ma con freddo raziocinio non potè non constatare che le ferite infertegli erano assai gravi, e di questo passo lo scontro non sarebbe durato a lungo.


Nel frattempo, lo spadone saldamente piantato nella schiena di Tank incominciò a vorticare, incidendo il metallo del suo corpo con uno stridore agghiacciante.
Quanto a sangue freddo però, Tank non era meno del suo avversario, e non parve minimamente interessarsi all'arma che lentamente ma inesorabilmente minacciava di segarlo in due.


Jan Dalbar, a breve distanza, rifletteva:
Forza, Figli Miei, distruggetevi, e con coi le vostre convinzioni. Chi sopravviverà oggi lo farà solo per veder morire se stesso domani...

TURNO A KHILAG
(distanza invariata)

la situazione si era posta in modo diverso di come si era aspettato che proseguisse lo scontro.
Innanzi tutto era ancora impiedi ed impudente come tutti i mortali.
Secondo poi era voglioso di scontrarsi.
Ma in quanto seguace del dio dalla pronta riserva, khilag non si perse d'animo (adorava l'umorismo)
Sussurrò qualcosa in una lingua perduta dal tempo e sbattè le ali sollevandosi in aria e proiettando una sinistra ombra sull'avversario, per poi posarsi sulla cima dell'edificio più vicino e più alto.

fatti avanti, guerriero
graffiarono nell'aria le parole minacciose che sembravano sussurrate dalle anime che popolavano quel villaggio fantasma

Una volta posatosi sul cornicione, Khilag poggiò le mani sul petto, e molte delle sue ferite si rimarginarono istantaneamente in una luce rossastra.

Nonostante il fendente che Tank aveva sferrato approfittando del levarsi in volo dell'Angelo Nero, la sua poderosa lama aveva impattato contro la corazza senza alcun effetto, mentre la gemma che Khilag portava al collo si era improvvisamente incendiata come i fuochi degli Inferi.
E così lo scontro pareva essersi riequilibrato.

All'uomo di ferro spettava la prossima mossa.

TURNO A TANK.
(distanza 18m)

"AH VIGLIACCO, SCAPPI???" Tank non sapeva se il suo avversario si era mosso per sfuggire ai suoi attacchi o per tattica... Quindi decise di approfittare di questa cosa e in batter d'occhio riuscì a controllare la sua furia, reinfoderò la sua arma e con decisione e forza riuscì ad estrarre quella bellissima spada che penetrava nella sua lamiera... infine si diresse dentro una casa aspettando la mossa del suo prossimo avversario, con la splendido spadone impugnato "VEDIAMO SE FUNZIONA ANCHE CON TE, SE VUOI UCCIDERMI DEVI AVVICINARTI, ALTRIMENTI RIMANI LI' A OSSERVARE E VEDRAI COSA HO IN SERBO PER TE MUHAHAHAHAHAHA"

La lunga lama che Khilag aveva piantato in profondità nel corpo di Tank continuava il suo macabro percorso, incidendo sempre più a fondo.

Tank decise che non poteva permetterle di continuare oltre: con un enorme sforzo di volontà, represse l'istinto omicida che lo dominava, e che l'avrebbe spinto a scagliarsi alla cieca contro l'avversario.
Dopo aver rinfoderato agilmente il suo falchion, afferrò con entrambe le mani l'elsa del negro spadone affondato nella sua schiena, torcendo le articolazioni delle spalle ad un'angolazione che difficilmente un uomo avrebbe raggiunto. Bloccò il movimento rotatorio della lama, e con un violento strattone la liberò dal suo corpo.
Il tutto senza emettere un singolo gemito. Al contrario, fu l'agghiacciante stridire del metallo contro il metallo a riempire l'aria.

Dopo aver impugnato saldamente l'arma a due mani, e aver schernito l'Angelo Nero, si infilò agilmente nella piccola porta di una delle casette ai margini della strada.
L'interno era vuoto e spoglio, pochi umili mobili, un letto sfatto e vuoto da tempo, una sedia ribaltata al suolo. Il tutto, coperto da uno spesso strato di sabbia e polvere.

TURNO A KHILAG

Khilag si limitò a portare il braccio destro perpendicolarmente e a muovere indice e medio verso se.

"Lama" suonò come un sussurrò nella lingua dei nani.

poi si preparò ad accogliere il suo avversario.

Al sicuro nella casa, ben oltre la portata di minaccia dell'Angelo Nero, laddove si credeva al sicuro e pronto per scatenarsi di lì a poco, Tank si ritrovò sfortunato spettatore di un evento che lo lasciò molto, molto sorpreso: lo spadone che impugnava e che aveva poco prima strappato dal suo stesso corpo si animò, e con un violento quanto preciso colpo gli si piantò alla base del collo, riprendendo il suo letale scavare.


TURNO A TANK

Tank non riuscì a controllare la sua furia, quel gesto lo aveva colto alla sprovvista.... Senza pensarci 2 volte iniziò a correre verso l'avversario che preferiva attaccare con l'astuzia più che con la forza....

La sua corsa lo portò fin quasi sotto l'edificio su cui era appollaiato l'Angelo.
Puntandogli la lama contro, gli promise che sarebbe presto andato a prenderlo.

TURNO A KHILAG

Vedendo Tank precipitarsi fuori dalla casa in preda ad un'ira indicibile, l'angelo Nero non potè non reprimere un moto di soddisfazione:"La furia dell'impotenza" pensò.
Decise però che l'impotenza restava tale finchè si teneva ben alla larga dalla lunga lama impugnata dal metallico avversario.
Con due poderosi colpi d'ali attraverso l'intera strada, andando a poggiarsi sul tetto dell'edificio opposto, ad un'altezza di svariati metri dal suolo, e ancor di più da Tank.

Lassù, congiungendo le mani sul manico della sua falce, intonò la sua preghiera:

Concubina di Dispater, madre e generale della 18 legione della torre d'acciaio, figlia decaduta e risorta, colei che da sola corruppe il cuore di un puro fra i puri, io ti invoco o Shaleb. L'umile servo del Tiranno d'acciaio ti chiede aiuto.

Le sue invocazioni perdurarono a lungo nell'aria resa tetra dal Male insito in quella richiesta.


TURNO A TANK

Tank, decisamente deluso dal mordi e fuggi del suo avversario, cercò di andargli addosso rincorrendolo....