In mezzo alla mischia!
Siete in mezzo ad un'immensa piana erbosa che si stende in mezzo a due colline, una a nord e l'altra a sud. Vi guardate negli occhi con odio, astio o semplicemente ansia. Una leggera brezza vi carezza la pelle mentre il sole sta scomparendo dietro l'orizzonte, colorando di rosso profondo il paesaggio.
Notate un esercito composto da orchi, mezz'orchi e troll si sta preparando nella collina a Nord; sorpresi vi girate verso sud e vedete che anche là si sta allineando un altro esercito, composto stavolta da umani, nani ed elfi. Ancora sconvolti da questa sorpresa, guardate in viso il vostro arbitro e scorgete un sorriso... lui lo sapeva!!!!
Mentre vi chiedete “Non ci vorrà davvero far combattere in mezzo alla battaglia?”, sentite corni da guerra ed un categorico “VIA!!!"

Distanza iniziale: 12m

Iniziativa vinta da: Khilag

senza lasciarsi sorprendere troppo dalla confusione prima della battaglia, Khilag si diresse, dispiegando le possenti ali nere, verso l'avversario, Jerome.

Imparerai cosa vuol dire la parola Mortale esordì con la sua voce graffiante, mirando un potente affondo con tutte le proprie forze, al petto dell'avversario.

Alle sue spalle, si stagliava l'armata dei pelleverde, carichi d'astio verso il proprio avversario, forse più del freddo angelo della morte.

Jerome vide solamente due ali nere oscurare il sole all'orizzonte, mentre il mondo intorno a loro si tingeva di sangue.
Poi quando lo spadone di Khilag, che si era portato accanto a lui, calò pesantemente sulla propria spalla, non potè far altro che osservare il profondo squarcio aprirsi nel suo corpo.
Lo spadone restò lì, piantato in profondità, mentre l'angelo nero mollava la presa ed estraeva la sua falce, facendo incombere la lunga lama sull'avversario ferito.


TURNO A JEROME

E due... allora è un vizio! Meglio... è il destino... che forgerò.

Soli ancora per poco in quell'arena erbosa, verde a tutti gli effetti, Jerome fissò gli occhi spiritati del suo avversario, tanto simili ai suoi, mentre l'Energia Negativa che lo animava rispondeva ai suoi comandi, ponendogli sulle labbra decomposte arcani artifici verbali.
Le braccia verso il basso con le mani tese crepitarono di energia, mentre un'intensa onda abiuratrice si dipartiva dall'incantatore.
In quel momento, fece l'occhiolino.
Se una qualsiasi creatura avesse potuto ascoltare il verbo della magia arcana, esso sarebbe stato NO!

Ebbro, concentrò i suoi pensieri per esternare nuovamente ed immantinente la sua volontà.

Khilag riuscì ad invocare la protezione della sua divinità prima che Jerome potesse fare alcunchè.
Purtroppo, servì a ben poco.

Il colpo arcano che Jerome portò a segno ebbe effetti inizialmente incomprensibili per l'Angelo nero: il peso sulle sue mani e sulle sue spalle crebbe, i suoi movimenti si fecero più impacciati e lenti, e sotto qualunque punto di vista si sentì notevolmente indebolito. Una sensazione stranissima, che non provava da molto, molto tempo.
Fu con un barlume di terrificante comprensione che realizzò improvvisamente l'accaduto: gran parte del suo equipaggiamento aveva cessato di manifestare ogni attività magica. La falce che impugnava, la corazza che indossava, erano splendidi oggetti di straordinaria fattura, ma niente di più, oramai.
Ma quel ch'è peggio, il Tessitore trovò inspiegabilmente il tempo per un ultimo incantesimo: fu terminato in un lasso di tempo infinitesimale, e l'unico effetto palese fu l'istantanea quanto misteriosa sparizione dell'incantatore.

Nemmeno il Padrone del Destino però può prevedere ogni cosa: egli attendeva sornione la prossima mossa di un avversario palesemente messo in difficoltà, sicuro dei propri mezzi e con la sempre più felice prospettiva di una rapida vittoria. Quando però il gusto del successo bagnò la sua rinsecchita lingua, ecco che l'amaro colpo del fato si abbatté su di lui: lo spadone, conficcato nella sua spalla e scampato all'attacco magico, si animò di vita propria e prese a girare scavando sempre più nel corpo di Jerome, che poteva dirsi immune al dolore ma non alle ferite di quella poderosa arma. La carne secca fu ulteriormente fatta a brandelli e lo squarcio che ora si apriva nel suo corpo minacciava di spaccarlo letteralmente in due.



Nel frattempo, un grande fragore risuonò nell'ampia piana. I due eserciti si erano messi in marcia! Da un lato, umani e nani marciavano compatti e a passo cadenzato, un muro di asce, spade e martelli pronto a travolgere ogni cosa sul suo cammino. Dall'altro, i ranghi di Orchi e Goblin si erano già frantumati in una disordinata quanto devastante marea in avvicinamento. Come se ciò non bastasse, dalle retrovie del mostruoso schieramento vennero lanciate in cielo sfere di fuoco, le cui code si protendevano nel cielo simili a comete portatrici di distruzione. Le macchine d'assedio dei Goblin si erano messe al lavoro: troppo presto per poter impensierire lo schieramento nemico, ancora lontano, ma Jerome e Khilag si ritrovarono presto al centro di una spaventosa pioggia infuocata. Quando le sfere colpivano violentemente il suolo, spargevano tutt'intorno vampe e scintille, incenerendo l'erba. Un ulteriore pericolo a cui i due contendenti dovevano prestare attenzione.

Lo sconcerto era da padrone, ma non la mancanza di spirito (adorava l'umorismo da nonmorti).
congiunse le mani tendendo stretta fra di esse la falce e sussurrò

Concubina di Dispater, madre e generale della 18 legione della torre d'acciaio, figlia decaduta e risorta, colei che da sola corruppe il cuore di un puro fra i puri, io ti invoco o Shaleb. L'umile servo del Tiranno d'acciaio ti chiede aiuto contro un avversario infido.

e così attese con il proprio occhio interiore spalancato...

Dopo essersi innalzato ben al di sopra del campo di battaglia, Khilag iniziò la sua evocazione, pregando per un aiuto che, nella sua speranza, avrebbe potuto salvarlo dalla pessima situazione in cui versava.

L'angelo Nero incombeva come un funesto presagio di sventura, e dalle file di entrambe gli eserciti molti fanti, vedendolo, si dettero alla fuga lanciando urla angosciate.
Tuttavia i generali degli schieramenti riuscirono a mantenere la disciplina, e la battaglia pareva procedere dritta verso una carneficina.

TURNO A JEROME

E' quì che si decide la sorte di migliaia di vite, volute dal Dio. Essi non hanno di che sperare...

L'ipotetico immortale rifletteva sul Destino dei singoli che componevano le masse. Egli ne teneva in gran valore la libertà.

...ma possono scegliere di farlo.

Relativamente al sicuro il Tessitore osservava attentamente la marea guerriera quanto il nero angelo suo avversario, ma più di ogni altra cosa avvertiva l'urgenza di sbarazzarsi dello spada maledetta che straziava la sua carne insensibile.

Ricorrendo ad una tecnica arcana, appannaggio esclusivo degli innati, fuse le sue conoscenze per intessere i sortilegi della Trama. Un invisibile raggio, catalizzatore dell'energia poc'anzi scatenata contro il suo avversario, congiunse il suo indice alla spada, allo stesso tempo Jerome era pronto ad interferire con le Filatrici.
Figlio dello stesso incantamento, un muro di... oscurità? Chi poteva dirlo. Nero, esso assorbiva tutti la luce diretta agli sguardi di chi lo guardasse, dandogli così un aspetto lugubre e poco sicuro. Il muro si estendeva alle spalle di Khilag, poco distante dall'esercito, proteggendo lo spazio libero fra il muro stesso e l'angelo nero.

Se ne avesse ancora, il sangue pulserebbe forte nelle tempie di Jerome. Conscio che il Tempo gioca un fattore essenziale, egli era pronto ad agire nuovamente, immantinente, per porre fine a quello scontro, prima del massacro. Quella era la sua scelta.

Quando Jerome ebbe terminato il suo incantesimo, lo spadone infilzato nel suo corpo prese a pulsare violentemente di una luce verdastra, poi si spense e la sua corsa nelle carni di Jerome terminò. Sembrava che il Tessitore fosse riuscito a spostare quella spada di Damocle dalla sua testa.
Nel frattempo, alle spalle di Khilag, nello spazio di fronte all'avanzata dell'esercito mostruoso, si formò un lungo muro di tenebre alto 3 metri, che sbarrò la strada al nocciolo centrale dello schieramento.
I generali infatti, dopo alcuni istanti di inerzia, urlarono feroci ordini, e il fronte si spaccò in due, iniziando una manovra a tenaglia che puntava alle ali dell'esercito umano, elfico e nanico mentre aggirava l'ostacolo improvvisamente comparso.
Un battaglione di orchi però ignorò tali ordini e prese a correre dritto contro il muro: accecati da una furia guerriera, brandivano in aria possenti asce, spadoni e mazze a due mani, lanciandosi alla cieca verso il cuore del nemico.
A nulla servirono i richiami dei superiori... i Berserker si erano lanciati alla carica. Attraversarono indenni l'oscurità e proseguirono la loro corsa.

nel frattempo, dalle ali dello schieramento opposto, si aprirono a ventaglio due linee di cavalleria umana, che accelerarono immediatamente il passo e presero a convergere verso il centro, puntando a schiacciare da due lati i berserker prima di dar loro la possibilità di raggiungere e lanciarsi sulle salde linee dei nani al centro dell'esercito.

Tutto questo però, Khilag non lo vide.
Concentrato nella sua disperata invocazione, non vide nemmeno la sfera di nulla totale che si materializzò a breve distanza da lui, scattando verso la sua sagoma implorante.
Quando si toccarono, Khilag svanì in una appena percettibile nube di vapore nerastro, che si dissolse rapidamente nel vento del tramonto.

La sfera invece rimase lì, monumento al trionfo del Tessitore.


VINCE JEROME