E così, affermi di avere degli interessi da difendere... e intendi difenderli spudoratamente denigrando ME!
Il tono di Asmodeus era in principio quasi calmo, politico, ma si tramutò in puro rancore quando concluse l'accusa nei confronti di Jerome.

Oltre il buio, la voce adirata del Signore del Nono scatenò una selva di grugniti, ululati e ruggiti tale da riempire l'aria di una cacofonia impressionante.
Ai margini del campo visivo, tornarono ad affacciarsi i volti e i corpi degli abitanti degli inferi.

Poi il tono tornò a farsi colloquiale:
Ebbene, anche io ho degli interessi... e questi comprendono l'assoluta preservazione della mia dignità e della mia autorità di Padrone degli inferi.
Di conseguenza, i nostri interessi si scontrano.

Lo sguardo di Asmodeus era puntato dritto verso Jerome, il quale comprese che la sua invisibilità serviva a ben poco in quel frangente.

Non temere, ritornerai da Jan Dalbar, perchè questo è il mio accordo con lui. Come ci tornerai, lo vedremo presto.


Iniziativa vinta da Asmodeus.
Distanza iniziale 20m, con una diagonale di 60° rispetto al terreno.

E così Asmodeus iniziò la sua dimostrazione di potenza.


TURNO A JEROME

Che io viva o muoia in quest'arena, non ha importanza poichè quella gente mi vuole non-vivo. Sperimenterò l'emozione della vera morte. Rifletteva Jerome, il contadino. Spostando una delle sfere e tendendo i sensi, esordì:

Vi sono molti modi di evitare che la propria autorità venga intaccata, così come per intaccarla o preservarla e non credo sia appropriato che uno come me provi ad illustrarne alcuni alla vostra persona.
Questo in quanto i miei interessi non intaccano i vostri.
Questo in quanto le entità che hanno raccolto noi combattenti, sire, sono state tanto vaghe nel definire la portata del nostro ruolo dallo spingermi a rischiare persino d'offenderla.
Qual'è il nostro scopo Asmodeus? Qual'è il tuo?
Immoto nella vostra potenza e nella vostra dignità, sedete, arbitrate uno scontro di mortali che poco o piuttosto nulla importerebbero qui nel vostro regno.
E per cosa? Preservare l'ordine delle cose, preservare il Pantheon.
E se a me non importasse nulla di ciò? Ma siamo quì e dobbiamo combattere, la curiosità e il desiderio di conoscenza sono i miei unici interessi, quì, nella non-vita.

Testa il tuo potere e disintegrami, se lo ritenete necessario, che io viva o muoia in questa arena, andrò avanti. Ma datemi una risposta.

Il tentativo diplomatico di Jerome durò a lungo. Quando ancora stava parlando, sotto su lui, pochi metri più in là, in un'esplosione di fumo e fiamme comparve una creatura temibile, imponente, alta come due uomini, dotata di ampie ali da pipistrello e di una sferzante coda che schioccò nell'aria come una frusta. Rosse scaglie coprivano l'intero suo corpo. Dispiegando le possenti ali, attese il comando del suo signore.

Asmodeus intendeva dimostrare a Jerome la sua concezione di potere: fatta non di sangue e morte, o comunque non solo, ma soprattutto di autorità, di obbedienza, di dominio. Ed ecco che una delle creature più potenti degli inferi era ora pronto a soddisfare ogni suo desiderio: un diavolo della fossa .

Ti ritieni dunque nella condizione di poter porre domande, non-morto?
Ti ritieni degno di avere risposte, o addirittura credi che esse ti siano dovute?!
Questo devi capire: IO decido se e quando concedere qualcosa, e solo se questo rientra nei miei piani.
quando avrai accettato questo, e la tua sottomissione nei miei confronti sarà certa, allora, forse, potremo parlare.
Intanto...

Asmodeus volò verso l'alto mentre diceva questo, raggiungendo l'altezza di Jerome e superandola di qualche metro, come a sottolineare che non gradiva di dover conversare con qualcuno dal basso verso l'alto.
Poi improvvisamente, rivolse un cenno al Diavolo della fossa che, con un ruggito, scagliò una palla infuocata poco davanti al viso di Jerome.
La pelle di Jerome s'illuminò brevemente, assorbendo quasi interamente il danno.

Spiccando il volo a sua volta, raggiunse rapidamente il punto dell'esplosione.

TURNO A JEROME

La maleducazione dell'interlocutore di Jerome era davvero infernale... e la voce di Jerome, tuono di sdegno.

Ora mi hai davvero stancato!
Tu, putrido ammasso di orgoglio e presunzione, re saccente e infimo buffone, cornuto per di più.
Sei tu che non comprendi la tua posizione, peperoncino divino, poichè mi hai appena dimostrato che questo scontro NON PUOI vincerlo, poichè TU NON SEI in grado di piegare la mia volontà, non ne hai neanche lontanamente il potere.
Puoi costringermi a baciare la terra sulla quale cammini, forzare la mia mente ad ubbidire ai tuoi comandi, ma solo di ciò si tratterà, Forza. La stessa forza che DOPO uno scontro in arena, non possiedo.
*risata*
No, asservire le volontà è un'Arte, che non possiedi poichè quelli che tu chiami sudditi ti ubbidiscono perchè tra tutti i cani marci degli inferi, tu sei il più fetido.

Ti consiglio vivamente di infrangere la promessa fatta a Jan Dalbar, sire, o non puoi?
aggiunse infine sardonico
Perchè verrò prima o poi a prenderti.
E sarò la tua Parca.

Con molta noncuranza delle ferite ricevute, il Tessitore fisso dritto negli occhi Asmodeus, facendogli... l'occhiolino. Dopodichè mutò espressione, incrociò le gambe a mezz'aria e si abbassò di quota di un mezzo metro sotto il Signore dei Nove inferi, chinando la testa.
Era sempre così, le sue parole ei suoi atti sembravano dissociati, come chi dice e pensa cose diverse. Infilo un sottile guanto di gomma estratto dalla cintura con il suo gesticolare.
Poi il suo sguardo irato passò al Diavolo.

Mentre così diceva, il volto dell'arcidiavolo si fece sempre più imperturbabile, non lasciando trasparire alcuna emozione al di là del puro senso di terrore che soleva incutere in qualsiasi creatura.
Ma non il Tessitore, che appariva per nulla intimorito dalla presenza di un'essere che vantava un'età incalcolabile e un potere ben al di là della sua portata.

Mentre così diceva, riuscì anche a far avanzare una delle sfere che avevano ucciso Shiv in direzione del diavolo della fossa. Sia Asmodeus che il suo servitore se ne avvidero, ma non le diedero molto peso: era ancora lontana, e coprì soltanto metà della distanza che la separava dal suo obiettivo.
Quando però Jerome cominciò a tessere un incantesimo, i due reagirono immediatamente:
L'arcidiavolo eliminò ogni invisibilità per molti metri intorno a sè, permettendo così ora al diavolo della fossa di vedere ora chiaramente il Tessifato: la lunga coda del diavolo si avvolse intorno al suo corpo, incominciando a stringere, facendo crepitare la pelle secca e scricchiolare le esili ossa.

A nulla valsero i tentativi di resistenza di Jerome, seppure per un istante sembrava dovesse riuscire miracolosamente a scampare.
L'incantesimo iniziato non fu mai terminato.



Immediatamente, una nuova esplosione di fuoco avvolse interamente Jerome e il Diavolo, e il primo fu l'unico a subirne le conseguenze. La sua pelle brillò di nuovo.

Poi i due diavoli salirono ancora più in alto, il suolo che si faceva via via più lontano.
Immobilizzando il Tessitore, il diavolo della fossa afferrò saldamente la sua preda per le braccia, e la espose al suo beffardo padrone, il quale ebbe premura di accertarsi che ella non sarebbe più fuggita con un raggio verde che impattò in pieno il viso decadente.

Poi parlò.
La non morte non ti dona nè intelligenza nè saggezza, vedo. A che ti servono tutti quegli anni, tutti quei secoli, se non ne metti a frutto i doni, e ti ostini ad agire come uno stupido umano?
Era ormai a pochi passi da lui.
Non importa come si ottiene obbedienza, l'importante è che obbedienza sia. E la nostra questione non è se io la otterrò da te o meno, perchè questo è di per sè scontato. L'unica incognita tra noi, è in che modo tu concluderai il nostro incontro.
Vedi, è vero quando dici che molti qui mi obbediscono solo per timore e reverenza, e non fedeltà o gratitudine. La fedeltà ha molti amanti, e la gratitudine invecchia molto velocemente. Ma la paura.... aaah...
Ma immagino che la tua condizione ti impedisca di sperimentare una qualsiasi di queste emozioni. Probabilmente le avrai già dimenticate da tempo.
C'è una cosa che però sembra tu dimentichi: queste creature intorno a me, non si limitano ad essermi asservite unicamente per il terrore di essere da me distrutte.
Io offro loro... POTERE.
Ai miei piedi, esse possono dirsi padrone del mondo, e possono così dedicarsi a ciò che più le diverte, a ciò per cui sono fatte: popolare gli Inferi, a scapito degli altri mondi.
Sorridendo lievemente, l'arcidiavolo aggiunse
In un certo senso possiamo dire che io dono loro la libertà, non credi?
Anche tu puoi ricevere potere! e conoscenza... è ciò che tu desideri, vero?

Quello che ti propongo io... è un patto!
Accettalo, e avrai da me benefici, e le risposte che cerchi.
Rifiutalo...
Il diavolo della fossa incominciò a torcere un braccio a Jerome, le ossa scricchiolavano e la pelle iniziava a staccarsi: non c'era dolore, ma la consapevolezza che quell'arto si sarebbe presto staccato.
... e dovrai tessere le tue trame con molta più fatica.

Jerome era impassibile al dolore, alle pene della carne tanto quanto poco incline ad asservirsi a ragionamenti frutto di concezioni estranee alle sue. Ma l'ascolto era sempre per lui di fondamentale importanza.
Così come il consequenziale lavoro sinaptico.

Se Asmodeus mirava a pungerlo nell'orgoglio per renderlo più attento alle sue parole, sbagliava.
Se invece le sue erano pure considerazioni, sbagliava ancora.

Tu, accusi me, di aver sprecato il mio tempo, poichè esso offre la possibilità di imparare e non insegna a tutti.
Ma non basta.
Tu, accusi me, di comportarmi come uno stupido umano e al tempo stesso di averne dimenticato le emozioni.
Timore, reverenza, gratitudine... e la saggezza che ne deriva.
*ghigno*
Ho una notizia sconcertante ed a tratti inquietante per voi sire: io sono e sono sempre stato un essere umano. E lo siete anche voi.
*risata sincera*
Guardatevi intorno, Diavolo, l'essere umano è la matrice dell'universo pensante, il prototipo perfetto di ogni mente.

L'espressione del non-morto tornò seria.

Ma non discutevamo di ciò, non della mia natura, non della vostra o di quella delle sue creature.

Fisso, lo sguardo, negli occhi del Diavolo.

Mi chiedo se vi siate mai interrogato su chi o cosa sia un Tessitore del Fato. Bhe, sicuramente non uno stupido.
Accettare il tuo patto equivale a mettere in catene il mio ego e liberare la bestia del mio animo.

Jerome assunse un'espressione malinconica.

Non mi costerebbe nulla accettare e liberarmi in seguito della costrizione sulla mia testa, ne avrei tutta l'eternità e il potere necessario. Ma sono proprio questi i tranelli dell'inesperienza, elementari errori di percorso.

Dimostrami che possiedi la conoscenza che cerco, che non potrei procurarmi altrimenti ed io...

Con lo sguardo ancora malinconico, ma fermo, Jerome schioccò le labbra e concluse.

...potrei considerare la tua proposta.

E chi ha mai parlato di costrizioni, non morto?

Rispose Asmodeus con aria quasi divertita.

Io sono ben più antico di qualsiasi umano, io esisto da prima che qualsiasi uomo calcasse qualsiasi piano di qualsiasi multiverso. Trovo difficile che io possa essere generato a partire da qualcosa che fino a poco tempo fa nemmeno esisteva.
Io sono eterno, io sono più vecchio di Dal Janbar, e più vecchio di Tharmekhul, io sono nato quando nacque l'esistenza stessa. E adesso, chiediti: dove mai troverai conoscenza maggiore che presso di me, che ho vissuto l'intera esistenza del creato?
Io non ti devo dimostrare nulla, e se ancora hai delle pretese, significa che non hai capito.
Perciò scegli in fretta, perchè questa è la tua ultima opportunità.
Stringi un patto con me, un legame più forte di qualsiasi costrizione perchè suggellato dalla volontà e dall'arbitrio, e avrai la conoscenza che desideri.
Rifiuta... e non avrai nulla.

Fece un cenno al Diavolo della Fossa, che strinse ulteriormente Jerome nella sua morsa, il corpo del non morto che pareva potersi sbriciolare da un momento all'altro, e il braccio destro chiuso nella morsa d'acciaio del baatezu: ancora una torsione, e si sarebbe definitivamente staccato.

Fatto stà, che hai parlato di contratto.
Se non ti piace il termine "costrizione", allora parliamo di "condizioni".
Io ti dono l'obbedienza e in cambio mi proponi la conoscenza?
Sai, noi umani siamo lenti di comprendonio, esplica.

Jerome sembrava annoiato dalla monotonia del suo interlocutore. Qualunque fossero i suoi pensieri, stavolta li tenne per se.

Asmodeus considerò favorevolmente la nuova disponibilità di Jerome ad ascoltare, e a trattare.

Queste sono le parole che desideravo sentire, mio ossuto e decadente amico...
A tuo vantaggio, avrai la conoscenza che chiedi. Ti dirò perchè sono qui, perchè tu sei qui, ti dirò il perchè di questo torneo, ti darò le informazioni che Tharmekhul non ha ancora dato, sulle entità che stanno uccidendo una ad una le divinità, da dove provengono, i loro nomi, i loro... alleati. E casomai tu dovessi vincere questo torneo, ti farò dono di qualcosa che ti sarà sicuramente utile in seguito.
A mio vantaggio, tu mi giurerai fedeltà e obbedienza totali e incondizionate, poterai su di te il mio marchio come suggello di questa nostra intesa, per un tempo... diciamo di... un secolo? non è poi molto, per noi destinati a vivere in eterno...
E svolgerai alcuni compiti per me.

Ehehehehe... ahahahaha!
Spero che non si senta offeso dalla mia risata... ma credo di cominciare a capire a cosa mira, Signore del Nono e... non mi piace.
Tu non sei un Dio, Asmodeus, o sbaglio? Sarebbe una... fortuna... per te se qualcuno dei seccatori del Pantheon ti lasciassero il posto o lasciassero l'esistenza.
La conoscenza che mi dai sembra rispondere a fini bellici.
Inoltre hai detto che Tharmekhul, ancora, non ci ha dato quelle informazioni, nulla vieta che lo faccia in seguito. In quel caso però non sarei vincolato da nessuno.
Quanto al suo certamente generoso dono, li non ho dubbi che possa servirmi... o meglio... che possa servirti.

Un burattino inerme nelle sue mani e la speranza che non ordini di uccidermi poco prima della scadenza del 100° anno.
La tentazione è forte.

Il tono fortemente ironico di Jerome assunse una tonalità seriosa con quest'ultima frase. Lui era il Tessitore del Fato. Quello era il suo titolo. Ma i profani, ignoranti sulle leggi dei Pieni e dei Vuoti dell'esistenza erano ancora legati a quella stupida superstizione chiamata Destino.
Il Destino è il nome che essi danno ad un immenso vuoto nelle loro coscienze e così facendo lo personificano... erroneamente.

Il potere dei Tessifato è come quello di un fabbro cavaliere che forgia le proprie armi ed armature.I Tessifato forgiano il proprio Destino. Meglio di altri...

...ma a volte sono un pò matti, come tutti del resto.

Jerome concluse il suo pensiero a volce alta.

Dì al tuo suddito di lasciare la presa. Ora. Non posso decidere altrimenti.

Asmodeus si lasciò sfuggire un lungo sospiro.
No, non hai capito ancora nulla, e sei fuori strada. Completamente.
E Tharmekhul sa molto, ma non sa tutto. L'onniscienza non rientra nelle sue capacità.

Il sorriso tornò a dipingersi sul suo volto, bellissimo e malefico

E come potrei mai ordinarti di ucciderti? Tu sei già morto, ricordi?

E sia... lascialo.

La coda del Diavolo della Fossa si svolse immediatamente dal corpo di Jerome, e anche il suo braccio tornò libero, sebbene pendesse in malo modo.

Ti reputi così prezioso, cadavere?

Gli occhi di Asmodeus si erano ridotti a due fessure che luccicavano del fuoco dell'inferno.

Stai chiedendo molto, anzi forse dovrei dire che stai pretendendo molto. E oramai sai, se non sei folle o stupido, che le pretese non le gradisco.
Perchè qui sembra che sia io a dovere obbedienza a te.
La tua anima è marcita molto tempo fa, non hai anima Tessitore, e questo ti rende molto povero ai miei occhi sappilo.
Quindi attento, se vuoi contrattare con me...

Tu cosa mi offriresti, in cambio di quanto hai chiesto?