Gli occhi ancora chiusi permisero alla mente di concentrarsi sul vicino, dolce, rollio del mare.
Gli occhi aperti rivelarono una spiaggia di sabbia soffice, sottilissima, alcuni scogli e la battigia.
Da un lato il mare placido, dall'altro, il vostro, la spiaggia. Dinanzi a voi il vostro avversario.

Il cielo pomeridiano era privo del sole, nonostante vi fosse luce diurna, e spoglio; ma ampi banchi di cumulonembi in lontananza si avvicinavano rapidi, recando tempesta... il mare portava avanti il suo lento ma inesorabile moto.



Distanza: 15m
Iniziativa vinta da: Sjachvrack

Tanta sabbia, tanta acqua.
Il Profeta socchiuse gli occhi e sollevò un'artiglio nodoso per proteggersi dalla luce.
La brezza marina accarezzava la sua vecchia pelle e dava sollievo al suo corpo febbricitante, ma la salsedine bruciava forte.
Abbassando lo sguardo, vide i piedi sprofondati un poco nella fine sabbia, quella che s'infila ovunque e ti senti nelle orecchie anche parecchi giorni dopo.
Alla sua sinistra, il mare e il suo moto perpetuo, il continuo sciabordìo delle onde.
Troppa sabbia, troppa acqua.
Il Bejik decise che quel posto non gli piaceva.

Dedicò qualche frazione di secondo al suo avversario: un altro non morto? che delusione... ne aveva già sepolto uno, anche se non aveva avuto il tempo di finirlo.
Questo lo chiamavano il Gemello, ricordò di aver sentito, probabilmente aveva qualche relazione con il suo avversario precedente, ma era diverso... questo era un arcanista, e lo palesava con un evidenza tale che Sjachvrak non potè non cogliere la sfida.
Gli parlò in draconico, d'altra parte l'avrebbe di certo capito, se non era uno sprovveduto:

Ooh, vi arcaniss bilnerk? Si iaco, shar origato ve thirku nomeno goawy persvek creolnali kiarf throdenilt... lapirul. Re wux krathin? Ehehehe...

Fu un attimo.

Fu il Ragnarok...

...almeno per il clima.
Sjachvrack aveva agito con calma e aveva plasmato l'Arena in modo che gli fosse più congeniale, quali altri sortilegi poi avesse scagliato, chi sa.
Di fatto in pochi secondi la sabbia si tramutò in neve, il mare in un'estesissima banchisa. Nuvole su di loro si addensarono e dall'alto cadeva un pesante carico di neve, che occludeva la vista in lontananza, e gelo mortale.
Gwotz si ritrovò sepolto nel candore fino alle caviglie, mentre il coboldo volteggiava a qualche dozzina di metri da terra. La carne malata del coboldo godè appieno quella nuova condizione.

Decine di sfere color mercurio, inoltre, ruotavano pigre intorno all'incantatore dell'Ombra.

La pittoresca immagine di quell'atomo oscuro, capace di portare il gelo più infido in qualunque luogo, si stagliò chiara nella mente di Gwotz: che non pativa il freddo, nè i moti dell'animo umano.

Lo sfidato fissò lo sfidante... era il suo momento adesso.




TURNO A GWOTZ

L'ambiete mutò in un attimo, così come un attimo fu il brivido del potere Arcano che pulsava nelle vene del Gemello. Il far dell'avversario lo aveva mostrato come un tipo tosto da sconfiggere, ma non impossibile. Gwotz quindi prese atto in coscienza sua e si mise all'opera manifestando potere su potere a una velocità spropositata osservandone l'effetto ottenuto e osservando l'avversario

Il Tessitore ignorava il gelo, il vento, la tempesta. Il suo obbiettivo era dritto di fronte a lui e invocando i fili della Trama cominciò ad intessere la sua tattica.

Sjachvrack non poteva ben vederlo oltre quella violenta e spietata tormenta, ma nel giro di pochi secondi era a poca distanza da lui, il volto impassibile e l'ultimo verbo arcano di un incantesimo sulle labbra, nonostante non potesse ben udire le sue parole a causa del vento furioso.

Gwotz sembrava cambiato... più massiccia la sua figura... almeno quanto i gargantuesco pugno che stava per abbattersi sulla apparentemente gracile testa del coboldo...



...e che fallì nel suo intento, abbattendosi in uno spazio d'aria e neve. Quandi si ritirò per rinnovare l'assalto Sjachvrack ricomparve.
Stessa sorte toccò alla gigantesca mano di forza che tentò di afferrare il coboldo non appena riapparve.

Era scampato a due Arti, l'Eretico, ma una nuova minaccia si profilava per lui a poca distanza... il Tessitore concludeva il suo incantesimo.

Purtroppo per Gwotz, nonostante avesse scelto bene il suo bersaglio, l'arcano venne assorbito da quattro delle sfere poste intorno al coboldo, che caddero nel vuoto come la pesante neve.


Che scherzo crudele.


TURNO A SJACHVRACK

Il Profeta teneva con entrambe le mani il suo bastone.
Sollevò lo sguardo verso l'enorme pugno rancoroso che incombeva ancora sulla sua testa: una mossa notevole, e indice di ottime capacità, ma la semplicità con cui poteva essere reso inoffensivo era alla portata di qualunque incantatore minimamente oltre l'apprendistato.
Sapeva che il suo nemico poteva fare di più.
Tir ti joork douta krehl mrith nomenoi... nibelic. Wux shilta krethel.
Per un istante aveva quasi pensato di poter godere di quello scontro.
Ma il dolore e la noia di vivere stavano già tornando all'assalto, e cominciava a pulsare forte il desiderio insano di uccidere: il nemico, tutti gli altri, e infine se stesso.

Mentre la bufera si scatenava, Sjachvrak si unì alla furia degli elementi e diventò tutt'uno con la tempesta.

Il coboldo crepitò d'energia mentre il fragore di un tuono rombò nella mente di Gwotz.

Sjachvrack aveva tentato di attraversato l'avversario come il fulmine che ispirò la religiosità degli uomini insegnò loro il fuoco...



...ed aveva recato i suoi devastanti effetti. All'improvviso un doppio scudo blu/indaco circondava Gwotz ma esso non riuscì ad impedire al coboldo di colpirlo

Il malato, pur stupito, regì immantinente, e scagliò una potente invettiva contra Gwotz.



Ora all'incantatore offeso toccava recuperare il terreno perduto.


TURNO A GWOTZ

Indebolito da un'incantesimo a lui conosciuto il gemello contrattaccò visto che le proprie difese non furono sufficienti... giocando una carta in suo favore il non-morto tentò il colpo ossia un'asso nella propria manica. Facendo ricorso alla sua essenza arcana si concentrò e mirò all'avversario sfoggiando un lieve sorriso

L'imprevedibile Gemello stupì il pubblico e Sjachvrack, sfoggiando un nuovo asso: un asso di mille e sette colori.

I fiocchi di neve intorno al coboldo si fecero prismatici e l'Eretico stesso sentì su di lui l'Intreccio della Trama... che lo aggrovigliò paziente ma inesorabile fra i suoi incantamenti... e poi si distese violentemente, minacciando di farlo a pezzi.



Ma qualcosa andò storto. Gwotz se ne rese conto, quando la Trama cominciò ad espandersi... la forza con cui poteva invocarla, la sua potenza di incantatore, non era, anche se di poco, sufficiente a dissolvere il più debole degli incantesimi del coboldo.

L'esplosione di luce e colori creò per un attimo una zona senza neve intorno ai contendenti, fu un attimo; poterono fissarsi negli occhi illuminati di magia.
Sjachvrack seppe di aver corso un pericolo grande e che l'unico motivo per cui era ancora li era il cammino di maledizione e perversione che aveva intrapreso molti anni prima.

Il pubblico comprese istintivamente... e raggelò.

Il supremo arcano invocato da Gwotz lasciò l'avversario illeso e capace di contrattaccare.


TURNO A SJACHVRACK

Sjachvrak sbattè vistosamente le palpebre, le taglienti pupille di drago che si strinsero fino a ridursi a due fessure.
Quel duello stava assumendo sempre più i contorni di uno scontro tra antitesi, con il necropolitano che aveva opposto al gelo tenebroso e dannato del Profeta iridescenti sciami di colori e luci.
Lo sfolgorìo caleidoscopico riportò per un istante alla mente del coboldo il ricordo di una lettura di gioventù, riguardante un antico popolo, da molto tempo estinto...
... hippies...

La distrazione che il Bejik si concesse durò soltanto un'infinitesima frazione di tempo.

Impugnò con fare plateale il suo negro bastone e, più rivolto al pubblico che al suo avversario, pronunciò il suo anatema
Tir ti xoal nomeno sva okarthel.

Gwotz aveva attentato alla sua supremazia ricorrendo al potente, colorato Intreccio della Trama.
Sjachvrak decise di rispondere negando la Trama stessa.

Sjachvrack, urtato profondamente dalla luce che ad ogni costo tentava di ricondurre al nero della sua vita, volle vergare a chiare lettere la parola fine.

Volle negare la magia intorno a lui con un potente arcano, ma Gwotz, rapido, dissolse il suo incantesimo. preso in contropiede per la seconda volta il Coboldo riprese imperterrito e Gwotz lo anticipò ancora, frapponendo tra lui e il suo avversario due nuovi campi di forza cromatici, che lo circondavano.

Sjachvrack però non si fece intimorire, riuscì nel suo intento di creare un campo di anti-magia: nessuno degli incantamenti del non-morto funzionava, né i suoi oggetti.
Uno spiraglio di sole illuminò Gwotz... prima che un gelo più profondo dell'oltretomba lo spezzasse.



Il Tessitore fu eliminato nell'attimo iniziale della caduta verso terra.


SJACHVRACK VINCE LO SCONTRO
Round fatality

Il Bejik calò dall'alto, come la neve che vorticava nell'aria scossa dai venti turbinanti.
Raggiunse il corpo di Gwotz, che con l'impatto era semisprofondato nella coltre bianca che si accumulava sempre più spessa sulla spiaggia.
Gli arti erano in posizioni innaturali, spezzati nell'impatto con il suolo.

Al termine dello scontro contro il Don, il chierico del dio che è Uno e Molti, Sjachvrak aveva segnato il volto dell'avversario con il segno dell'Ombra, la pace e la serenità che attende ognuno al termine delle tribolazioni e delle sofferenze della vita.
Ma questo... questo era un non morto, una creatura che scegliendo la sua condizione, e allontanando da sé l'oscurità che giunge con la Fine, aveva commesso il più orribile e turpe dei peccati, tentato inutilmente di allontanare il destino di ognuno.

Fosse dipeso dal coboldo, avrebbe disintegrato all'istante quel corpo, e inviato l'anima nel Vuoto Eterno...
Ma questo torneo aveva regole oltre la sua portata.

Si chinò su Gwotz, e lo sfiorò.
La pelle secca del non morto divenne color del piombo, e venature nere pulsarono per un istante, fissandosi stabilmente.
La scritta, biancastra, "Morituro".