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Lord Decadence
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Oggetto del messaggio: Snorra Edda Inviato: gio feb 21, 2008 00:09 |
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Iscritto il: mar gen 15, 2008 02:20 Messaggi: 472 Località: Sondrio - Milano
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Uno dei testi che più possono aver influenzato il genere Fantasy, e fra tutti anche Maestro Tolkien in persona! Titolo: Edda (Sæmundar Edda) Pseudoepigrafo: Sæmundr Sigfússon Genere: Raccolta di poemi di argomento mitologico Lingua: Norreno Epoca:
Composizione: Tra il IX e l'XI sec. Redazione: Seconda metà del XIII sec. Manoscritti[R] Stofnun Árna Magnússonar (Reykjavík): Codex Regius [GKS 2365 4to] [A] Stofnun Árna Magnússonar (Reykjavík): Codex Arnamagnæanus [AM 748 I 4to] [F] Stofnun Árna Magnússonar (Reykjavík): Flateyjarbók [GKS 1005 fol] La poesia eddicaCon l'espressione «poesia eddica» si indica una scuola poetica fiorita in Islanda tra il IX e l'XI secolo, attestata da un certo numero di composizioni anonime, di argomento mitico o eroico; e dunque ben distinta – in termini di argomento, metro e stile – dalla successiva poesia scaldica. In senso più specifico, l'espressione «poesia eddica» viene spesso ristretta alle ventinove composizioni contenute nel manoscritto oggi conosciuto come Codex Regius dell'Edda poetica. Quest'ultima definizione è però meno rigorosa, in quanto circoscrive un genere letterario al contenuto di un singolo codice e non piuttosto sulla base delle sue caratteristiche formali. Questa imprecisione pesa tuttora sulla classificazione dei poemi eddici, il cui corpus viene talvolta distinto in «Edda poetica» (le composizioni contenute nel Codex Regius) ed «Edda minore» (le composizioni affini attestate in altre fonti). Scoperta del canzoniere eddico
Brynjólfur SveinssonNel 1643, l'erudito Brynjólfur Sveinsson (1605-1675), vescovo nella diocesi di Skálholt, in Islanda, venne in possesso di un codice medievale nel quale erano contenuti ventinove poemi mitologici, incentrati sugli dèi e gli eroi della tradizione pagana. Brynjólfur era un collezionista di antichi manoscritti e possedeva già un prezioso codice trecentesco dell'Edda di Snorri Sturluson (1179-1241), un manuale per apprendisti scaldi nel quale venivano citate numerose strofe tratte dagli antichi poemi mitologici. Il vescovo si accorse che il manoscritto da lui trovato conteneva, in forma completa, i medesimi poemi citati da Snorri, e ritenne di possedere la raccolta da questi consultata per la compilazione della sua Edda. Poiché al nuovo manoscritto mancava un titolo, Brynjólfur lo intitolò anch'esso «Edda», stabilendo così un legame ideale con l'opera di Snorri. Ma alla nuova «Edda» occorreva anche un autore e Brynjólfur pensò che un'opera così importante dovesse essere stata compilata dal sacerdote Sæmundr Sigfússon inn fróði (1056-1133), che la tradizione ricordava per la vasta erudizione e per aver scritto una Storia dei re norvegesi [Historia regum norvegicorum] in latino. Sebbene quest'opera fosse già andata perduta, al tempo di Brynjólfur, se ne conosceva il contenuto grazie al Catalogo dei re di Norvegia [Nóregs konungatal], un poema dinastico-genealogico composto intorno al 1190, ed era noto che fosse servita come fonte per diversi scrittori successivi, compreso lo stesso Snorri. Brynjólfur fece copiare il manoscritto e, poiché esso era privo titolo, scrisse di proprio pugno sulla copia la pomposa epigrafe Edda Sæmundi Multiscii, «l'Edda del sapientissimo Sæmundr». Da allora, si usa distinguere tra la raccolta detta «Edda poetica» [Ljóða Edda], «Edda di Sæmundr» [Sæmundar Edda] o «Edda antica» [Eldri Edda], e l'opera di Snorri detta «Edda in prosa» [Prose Edda], «Edda di Snorri» [Snorra Edda] o «Edda giovane» [Yngri Edda]. Nel 1650 re Federico III di Danimarca chiese a Brynjólfur di assumere l'incarico di storico reale, al posto dell'erudito Stephan Hansen Stephanius, che era morto quello stesso anno. Il vescovo ricusò la nomina, ma promise al re che avrebbe fornito alla biblioteca reale una quantità di antichi manoscritti islandesi. Fu così che, nel 1662, il codice dell'Edda poetica e quello dell'Edda in prosa, fino ad allora posseduti da Brynjólfur, giunsero in Danimarca in dono a re Federico e, per tale ragione, furono poi conosciuti come Codices Regii. Dalla vecchia collezione reale [Gammel kongelig samlin], i due manoscritti passarono poi alla Biblioteca Reale di Copenhagen, dove vennero registrati con le segnature GKS 2365 4° (l'Edda poetica) e GKS 2367 4° (l'Edda in prosa). Il manoscritto dell'Edda poetica sarebbe ritornato in Islanda solo il 22 aprile 1971, dopo una lunga e complessa vicenda giudiziaria che si concluse con l'impegno da parte della Danimarca di restituire tutti quei manoscritti che potessero essere considerati patrimonio culturale della lontana isola atlantica. Nel 1985 anche il manoscritto dell'Edda in prosa tornò in Islanda. Entrambi i codici sono ora custoditi nella biblioteca dell'Istituto Árne Magnússon, a Reykjavík, dove ci si riferisce a essi come al «Codex Regius dell'Edda poetica» [Konungsbók Eddukvæða] [R] e al «Codex Regius dell'Edda di Snorri» [Konungsbók Snorra-Eddu] [Rs]. Che i due codice abbiano lo stesso nome, come le due opere in essi contenute, non deve però trarre in inganno. A rigore, il nome «Edda» appartiene di diritto soltanto all'opera di Snorri; fu il vescovo Brynjólfur a estendere impropriamente questo titolo alla raccolta da lui trovata. Che i due manoscritti siano oggi conosciuti come Codex Regius dipende soltanto dalle circostanze storiche, in quanto entrarono entrambi a far parte della collezione di re Federico III. Ma detto questo, i due manoscritti sono originariamente indipendenti e non hanno nulla a che vedere l'uno con l'altro. Pagina del Codex Regius, GKS 2365 4°. Dal sito dell'Istituto Árne Magnússon <http://www.am.hi.is/WebView/>. Putroppo tutte le pagine del codex regius sono segnalate come "Unavailable" - vi rinvio, alla e-bibliotek del sito norvegese Heimskringla, che comprende varie edizioni, in lingue scandinave, in tedesco e in inglese dell'Edda poetica e di quella in prosa. - Hojiemondijshttp://www.heimskringla.no/wiki/E-Bibliotek Il Codex RegiusIl Codex Regius dell'Edda poetica − il manoscritto scoperto da Brynjólfur Sveinsson nel 1643 − può essere considerato a tutti gli effetti il cuore della poesia eddica. Di aspetto quasi insignificante, questo codice è composto di 45 fogli, con una lacuna di sedici pagine dopo il trentaduesimo. Contiene ventinove composizioni di argomento mitologico ed eroico. Il Codex Regius risale alla seconda metà del XIII secolo e certamente non fu compilato da Sæmundr Sigfússon, il quale era vissuto due secoli prima. Si ritiene che il nucleo del manoscritto risalga ai primi del 1200, pressappoco al periodo in cui anche Snorri compilava la sua Edda. Gli studi paleografici hanno evidenziato che il Codex Regius si formò per successiva aggiunta di materiale, assemblato in tempi successivi e secondo diversi principi editoriali. Certamente alcuni editori lavorarono con meno scrupoli di altri, intervenendo nel testo, sostituendo passaggi in versi con riassunti in prosa, e mettendo insieme strofe di diversa origine intorno a specifici nuclei tematici. Fu però sicuramente unico il compilatore finale del codice, come si evince dall'attenta cura con cui i poemi sono ordinati nel manoscritto: prima i dieci mitologici, poi i diciannove di argomento eroico. Questi ultimi sono disposti secondo un preciso criterio cronologico: prima il canto su Völundr, che ha un suo proprio argomento; poi i tre poemi incentrati sull'eroe Helgi; infine il lungo ciclo su Sigurðr e i Niflungar. I brani sono collegati da passi in prosa, i quali forniscono chiarimenti e colmano le lacune. Questo il contenuto del Codex Regius [R]:CANTI MITOLOGICI 1. La profezia della Veggente [Völuspá] 2. Il discorso di Hár [Hávamál] 3. Il discorso di Vafþrúðnir [Vafþrúðnismál] 4. Il discorso di Grímnir [Grímnismál] 5. Il discorso di Skírnir [Skírnismál] 6. Il canto di Hárbarðr [Hárbarðzljóð] 7. Il carme di Hymir [Hymiskviða] 8. Gli insulti di Loki [Lokasenna] 9. Il carme di Þrymr [Þrymskviða] 10. Il discorso di Alvís [Alvíssmál] CANTI EROICI 11. Il carme di Völundr [Völundarkviða] Ciclo di Helgi
12. Il primo carme di Helgi uccisore di Hundingr [Helgakviða Hundingsbana in fyrri] 13. Il carme di Helgi figlio di Hjörvarðr [Helgakviða Hjörvarðzsonar] 14. Il secondo carme di Helgi uccisore di Hundingr [Helgakviða Hundingsbana önnor] Ciclo di Sigurðr e dei Niflungar 15. La Profezia di Grípir [Grípisspá] 16. Il discorso di Reginn [Reginsmál] 17. Il discorso di Fáfnir [Fáfnismál] 18. Il discorso di Sigrdrífa [Sigrdrífomál] 19. Frammento del carme di Sigurðr [Brot af Sigurðarkviðo] 20. Il primo carme di Guðrún [Guðrúnarkviða in fyrsta] 21. Il carme breve di Sigurðr [Sugyrðarkviða in skamma] 22. Il viaggio di Brynhildr verso gli inferi [Helreið Brynhildar] 23. Il secondo carme di Guðrún [Guðrúnarkviða önnor] 24. Il terzo carme di Guðrún [Guðrúnarkviða in þriðja] 25. Il lamento di Oddrún [Oddrúnargrátr] 26. Il carme groenlandese di Atli [Atlakviða in grœnlenzka] 27. Il discorso groenlandese di Atli [Atlamál in grœnlenzka] 28. L'incitamento di Guðrún [Guðrúnarhvöt] 29. Il discorso di Hamðir [Hamðismál] Pagina del Codex Arnamagnæanus, AM 748 I 4°. Dal sito dell'Istituto Árne Magnússon <http://www.am.hi.is/WebView/>. Il Codex ArnamagnæanusLa seconda fonte, in ordine di importanza, per la nostra conoscenza sulla poesia eddica, è il frammentario manoscritto conosciuto come Codex Arnamagnæanus [A], oggi custodito nella biblioteca dell'Istituto Árne Magnússon, a Reykjavík, con la segnatura AM 748 I 4°. Di questo codice, redatto agli inizi del XIV secolo, cioè pochi anni dopo la redazione finale del Codex Regius, si sono conservati soltanto sei fogli, per un totale di sette poemi, tutti di argomento mitologico: 1. Il discorso di Grímnir [Grímnismál] 2. Il carme di Hymir [Hymiskviða] 3. I sogni di Baldr [Baldrs draumar] 4. Il discorso di Skírnir [Skírnismál] 5. Il canto di Hárbarðr [Hárbarðzljóð] 6. Il discorso di Vafþrúðnir [Vafþrúðnismál] 7. Il carme di Völundr [Völundarkviða] Solo i primi tre poemi sono completi. I tre seguenti presentano lacune più o meno vistose, mentre dell'ultimo, il Carme di Völundr, rimangono solo il prologo in prosa e l'incipit. Sei delle sette composizioni sono conosciute anche al Codex Regius, con varianti minime. La rimanente, I sogni di Baldr, è invece attestata solo nel Codex Arnamagnæanus, dettaglio che rende questo manoscritto di valore inestimabile. Naturalmente non è possibile sapere quale fosse l'estensione del codice originale e quali altri poemi contenesse. Le altre fontiAltri manoscritti riportano dei poemi eddici, anche se nessuno di essi è ricco e vario come il Codex Regius e il Codex Arnamagnæanus. Ad esempio, la Profezia della Veggente è attestata anche nell'Hauksbók [H] di Hauk Erlendsson (prima metà del XIV secolo), in una versione la cui scansione in strofe è diversamente organizzata da quella del Codex Regius. Tra le fonti eddiche si ricorda poi il Flaytejarbók [F]. Un tempo custodito nella Biblioteca Reale di Danimarca, questo codice è stato restituito all'Islanda insieme al Codex Regius e oggi si trova anch'esso nella biblioteca dell'Istituto Árna Magnússon, con la segnatura GkS 1005 fol. Il Flaytejarbók consta di ben 225 fogli, vergati con cura e splendidamente illustrati. Questo preziosissimo manoscritto contiene alcune delle più belle saghe storiche, tra cui la Saga di Óláfr Tryggvason, la Saga di Óláfr il santo, la Saga di Sverri e la Saga di Hákon e dei suoi figli; contiene inoltre diversi interessantissimi racconti, tra cui il Racconto di Sneglu-Halli e il Racconto di Nornagestr, e alcune composizioni poetiche di argomento religioso. Riguardo ai poemi eroico-mitologici, il Flaytejarbók ne riporta soltanto tre, di cui due, il Discorso di Reginn e il Viaggio di Brynhildr verso gli inferi, sono presenti anche nel Codex Regius; il terzo, il Canto di Hyndla, si trova solo in questo manoscritto e viene così ad aggiungersi a un ideale corpus della poesia eddica. I poemi eddici in Snorri Snorri SturlusonUn'altra importantissima fonte eddica è rappresentata dall'Edda in prosa di Snorri Sturluson, scritta tra il 1222 e il 1225. La prima parte di questo manuale di arte scaldica, L'inganno di Gylfi, è un vero e proprio trattato di mitologia, materia evidentemente considerata indispensabile al bagaglio culturale dell'apprendista poeta. Nel narrare la creazione e distruzione del cosmo, la fisionomia degli dèi e le loro imprese, Snorri fa puntualmente riferimento ai poemi eddici, soprattutto alla Profezia della Veggente, al Discorso di Vafþrúðnir e al Discorso di Grímnir (i più importanti dal punto di vista dell'erudizione mitologica), riportandone a più riprese dei lunghi passi. Le strofe citate non hanno alcuna pretesa di continuità o di completezza: compaiono a scopo unicamente illustrativo, come fonte e testimonianza del racconto prosastico fatto dallo stesso Snorri. Il vescovo Brynjólfur Sveinsson riteneva che Snorri avesse attinto direttamente al Codex Regius. Sappiamo che non è così, sia perché il Codex Regius è stato ultimato almeno mezzo secolo dopo la composizione dell'opera di Snorri, sia perché i versi citati da Snorri presentano, in molti punti, delle varianti rispetto a quelli contenuti nell'Edda poetica. Addirittura, Snorri completa una strofa mutila sia in R che in A (Discorso di Vafþrúðnir [31]). Dunque Snorri aveva a sua disposizione il testo di numerosi poemi eddici, ma provenienti da una fonte diversa dal Codex Regius. Ciò rende le varianti che egli fornisce degne della massima attenzione. Ma la principale ragione per cui l'opera di Snorri risulta straordinariamente importante per la nostra comprensione dei poemi eddici è dovuta al fatto che egli ne spiega le parti più complesse e sviscera molti dei miti a cui essi fanno riferimento. Senza i suoi chiarimenti e le sue osservazioni, buona parte della poesia eddica risulterebbe per noi del tutto incomprensibile. Se la Profezia della Veggente, il Discorso di Vafþrúðnir e il Discorso di Grímnir erano noti da Snorri in una forma molto simile a quella del Codex Regius, la stessa cosa non si può dire per altri poemi. Snorri cita ad esempio una strofa tratta dagli Insulti di Loki (L'inganno di Gylfi [20d: xxix]) che sembra essersi originata da un collage di strofe differenti nella versione attestata in R. È anche possibile che Snorri non conoscesse il Carme di Þrymr, la cui vicenda è del tutto ignorata nella sua Edda. Forse non conosceva nemmeno la Dissertazione sulle rune presente nel Discorso di Hár, in quanto non fa alcun accenno né dà alcuna spiegazione alle oscure strofe sull'autosacrificio di Óðinn. Inoltre Snorri cita alcuni versi da un poema, non contenuto nel Codex Regius, a cui dà il titolo di Breve profezia della Veggente [Völuspá in skamma]; questa composizione, che egli aveva probabilmente conosciuto come poema indipendente, è stata poi interpolata nel Canto di Hyndla, poema contenuto nel Flateryjarbók. Il fatto che Snorri non citi brani dei poemi eroici (a parte un breve passo dal Discorso di Fáfnir), fa pensare che egli avesse a disposizione una piccola raccolta di composizioni esclusivamente mitologiche, assai simile al Codex Arnamagnæanus. Ma Snorri cita anche diversi brani tratti da composizioni che non ci sono pervenute. È il caso del breve e bellissimo scambio di battute tra tra Njörðr e Skaði (L'inganno di Gylfi [23b: xxxiii | 23c: xxxiv]); o della scena dove i Vanir osservano Gná volare nell'aria sul suo destriero (L'inganno di Gylfi [35p: xl | 35q: xli]); o della cinica risposta di Þökk agli ambasciatori che vengono a chiederle di piangere la morte di Baldr (L'inganno di Gylfi [49y: lii]). In un caso, Snorri fornisce persino il titolo di un'opera ormai perduta, L'incantesimo di Heimdallr [Heimdallargaldr], di cui fornisce un unico verso (L'inganno di Gylfi [27c: xxxviii]). Infine, nella seconda parte del suo libro, il Discorso sull'arte scaldica, Snorri cita integralmente una composizione non attestata in alcuna altra fonte, la Canzone del [mulino] Grótti. Eddica minoraCome abbiamo già detto, poiché il Codex Regius identifica la raccolta dell'Edda poetica, ci si riferisce al complesso dei composizioni provenienti da altre fonti come Edda minore [Eddica minora]. Si tratta tuttavia di una distinzione effettuata sulla base delle composizioni contenute nel manoscritto principale o da esso escluse, e non ha alcuna pretesa filologica. I due poemi più importanti classificati come «Edda Minore» sono ovviamente I sogni di Baldr, contenuto nel Codex Arnamagnæanus, e Il canto di Hyndla, presente nel Flateyjarbók. Entrambi non stonerebbero affatto accanto a quelli del Codex Regius, e molte edizioni dell'Edda Minore – giustamente – li comprendono. Anche la Canzone del [mulino] Grótti è annoverato nell'Eddica minora. Il Codex Wormianus [W], uno dei quattro manoscritti dell'Edda in prosa di Snorri, tramanda un altro poema eddico, la Sequenza di Rígr, di cui è l'unica fonte. Altri poemi esclusi dai manoscritti principali si trovano inclusi nelle saghe. Ad esempio, il Canto dello stendardo è conservato nella Saga di Njáll. Gli Enigmi di Gestumblindi, il Carme di Hlöðr (La battaglia tra Goti e Unni) e il Canto di Hervör (Il risveglio di Angantýr) provengono dalla Saga di Hervör. Altre composizioni riconducibili al genere delle poesia eddica ci giungono da codici più tardi. Un manoscritto del XVII secolo conserva il Discorso di Svipdagr, un lungo poema che si ritiene essere una combinazione di due composizioni originariamente distinte, l'Incantesimo di Gróa, il Discorso di Fjölsviðr, legate tra loro dalla figura del protagonista Svipdagr. A quest'ultimo gruppo, possiamo ancora aggiungere due titoli, l'Incantesimo dei corvi di Óðinn e il Canto del sole, composizioni a cui la maggior parte dei filologi guarda con prudente sospetto. EDDA MINORE 1. I sogni di Baldr [Baldrs draumar] 2. Il canto di Hyndla [Hyndluljóð], nel quale è interpolata: La piccola profezia della Veggente [Völuspá in skamma] 3. La sequenza di Rígr [Rígsþula] 4. La canzone del mulino Grotti [Gróttasongr] 5. Il canto dello stendardo [Darraðarljóð] 6. Gli enigmi di Gestumblindi [Gátur Gestumblinda] 7. Il carme di Hlöðr (La battaglia tra Goti e Unni) [Hlöðskviða] 8. Il canto di Hervör (Il risveglio di Angantýr) [Hervararljóð] 9. Il discorso di Svipdag [Svipdagsmál], composto dai due canti: L'incantesimo di Gróa [Gróagaldr] Il discorso di Fjölsviðr [Fjölsvinnsmál] 10. L'incantesimo dei corvi di Óðinn [Rafnagaldr Óðins] 11. Il canto del sole [Sólarljóð]
_________________ Il destino è nelle nostre mani, ora tocca a noi scegliere... Il Male è in noi, noi siamo il Male Quando la Morte verrà a prendermi, non vorrei essere qui
Ultima modifica di Lord Decadence il gio feb 21, 2008 13:21, modificato 1 volta in totale.
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Lord Decadence
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Oggetto del messaggio: Re: Snorra Edda Inviato: gio feb 21, 2008 00:11 |
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Iscritto il: mar gen 15, 2008 02:20 Messaggi: 472 Località: Sondrio - Milano
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Età, provenienza e contesto
Tra i problemi che la poesia eddica pone da sempre ai filologi, assai dibattuti sono quelli riguardanti l'età e l'origine delle singole composizioni, le relazioni interne tra i vari testi, le relazioni tra questi e altre opere nel panorama letterario germanico, e infine i possibili rapporti con le opere classico-cristiane.
Riguardo all'età dei poemi, è evidente che questi sono assai più antichi dei manoscritti che li contengono. Ad esempio, se il Codex Regius è stato ultimato nella seconda metà del XIII secolo, le evidenze linguistiche mostrano che i poemi in esso contenuti risalgono a un ampio periodo tra l'800 e il 1200, con un culmine nel X secolo. Detto questo, stabilire una precisa data di composizione per i singoli poemi non è affatto agevole, perché lo studio delle forme linguistiche si limita a registrare la fase finale nella trasmissione dei testi e non la loro antichità. Quello che il Codex Regius e gli altri manoscritti ci tramandano, insomma, non è la forma «originale» dei poemi, ma la versione conosciuta e memorizzata dai redattori del XIII secolo.
Il fatto che non siano stati tramandati i nomi degli autori potrebbe indicare che i poemi siano stati trasmessi oralmente per un tempo imprecisato, prima di essere registrati. Qualche studioso ha voluto definirli con il nome di þulir o «sapienti», avanzando l'ipotesi che formassero un corpo di poeti esperti di miti, in seguito soppiantati e respinti dagli skáld o poeti d'arte. Fuor di dubbio è che tra un genere e l'altro esistono notevoli differenze di tecnica; le composizioni dell'Edda poetica sono caratterizzate da una grande semplicità verbale che impiega in misura minima i sinonimi e le kenningar, al perfetto contrario dell'involuta poesia scaldica fiorita in Islanda a cavallo del 1000. Tutto questo contribuisce a retrodatare l'età dei poemi a un'antichità ancora più remota.
In quanto al luogo di composizione, è evidente che, nella forma in cui ci sono pervenuti, tali poemi siano stati composti nella maggior parte dei casi in Islanda. Il Carme groenlandese di Atli e il Discorso groenlandese di Atli pare siano stati composto in Groenlandia; il Canto di Rígr mostra invece, nel nome del suo protagonista (Rígr è epiteto di Heimdallr), un'influenza celtica (deriva infatti dal gaelico ríg «re»), e potrebbe essere stato composto in una colonia scandinava in Irlanda. Di nuovo però queste conclusioni non esauriscono il problema della provenienza, perché è evidente che i poemi eddici non siano originari dell'Islanda. Bastano d'altronde i molti riferimenti a querce, abeti e betulle, piante non presenti in Islanda, per mostrare come tali poemi, insieme all'intera mitologia che sottendono, abbiano provenienza continentale. Lo stesso può dirsi di lupi, cervi, orsi e picchi, tutti animali ben presenti nei poemi eddici ma non nell'ecosistema islandese. Dunque, se anche i poemi eddici ricevettero la loro ultima stesura definitiva in Islanda tra l'XI e il XIII secolo, è evidente che il loro materiale di base – costituito da canti mitici ed eroici trasmessi oralmente – era stato portato dalla Norvegia tra la fine del IX e per tutto il X secolo.
Un raffronto tra i poemi eddici e analoghe composizioni provenienti dal resto dell'area germanica rivela una sostanziale unità di registri poetici e argomenti. Ad esempio, le strofe iniziali della Profezia della Veggente mostrano strettissime affinità con la Preghiera di Wessobrunn (VII-VIII sec.), una composizione cristiana in antico alto tedesco, dettaglio che suggerisce l'esistenza di un antichissimo canto germanico della creazione confluito nella redazione di entrambi i testi [VEDI]. Alcuni importanti eroi dell'Edda poetica sono attestati in tutta l'area germanica. In ambito anglosassone, il Bēowulf (VIII sec.) menziona Sigemund e Fitela (conosciuti ai poemi eddici come Sigmund e Sinfjötli), il Widsith (IX sec.) nomina Eormenric (l'eddico Jörmunrekkr, Ermanarico), il Deor (X sec.) menziona sia Eormenric che Veland (il Völundr eddico). Spostandoci sul continente, il Canto di Ildebrando (VII-VIII sec.) in antico alto tedesco tratta di Theotrihhe (il Þjóðrekr eddico, cioè re Teodorico), mentre il tardo Canto dei Nibelunghi (fine XII sec.) in medio tedesco narra ancora una volta, in chiave cortese, l'intera vicenda dei Niflungar. Queste vicende risalgono senza dubbio all'età delle migrazioni germaniche (IV-VIII sec.). Pressoché scomparse in tutto il continente, sono sopravvissute proprio nei poemi eddici d'Islanda, l'ultimo paese germanico a venire cristianizzato.
D'altronde, molti motivi presenti nei canti eddici mostrano strati compositi, di diversa origine e provenienza. La Profezia della Veggente rivela l'influsso cristiano del Canto della Sibilla (così come il Mūspilli bavarese ne è la riscrittura alla luce dell'escatologia cristiana). Alcune parti del Discorso di Hár mostrano la possibile influenza dei Distici di Catone. Si tratta insomma di testi piuttosto complessi, che affondano le loro radici nel profondo del substrato germanico. Forse la loro origine più remota va cercata in quei barditus che, secondo Tacito, erano l'unica forma di documentazione storica degli antichi Germani (La Germania [3]). Materiale e stile
Per quanto la poesia eddica sia un genere letterario ben definito, non bisogna dimenticare che le composizioni al suo interno sono piuttosto eterogenee, mostrando una straordinaria varietà di temi e forme poetiche, con scelte espressive a volte molto lontane le une dalle altre. I poemi stessi sono classificati secondo una varietà di sottogeneri: abbiamo il discorso [mál], il canto [ljóð], il carme [kviða], la profezia [spá], la canzone [söngr], il lamento [grátr], la sequenza [þula] e persino l'insulto [senna], ciascuno con proprie caratteristiche formali e metriche.
Un buon numero di poemi eddici appartengono al «discorso» (col termine mál si indicano tutte le forme del parlato orale), sottogenere specializzato nel riportare le parole pronunciate dai personaggi mitologici. Abbiamo dunque il Discorso di Hár [Hávamál] e il Discorso di Grímnir, declemati dallo stesso Óðinn; il Discorso di Vafþrúðnir [Vafþrúðnismál], dove Óðinn discorre col gigante Vafþrúðnir; il Discorso di Skírnir, dove Skírnir discute con Gerðr; il Discorso di Reginn [Reginsmál], il Discorso di Fáfnir [Fáfnismál] e il Discorso di Sigrdrífa [Sigrdrífomál], lunghe dissertazioni messe in bocca ai rispettivi personaggi. È probabile che tali poemi venissero recitati dinanzi a un pubblico da uno o più poeti, i quali, come autentici attori, si calavano nelle voci dei protagonisti e, attraverso di loro, davano vita a una narrazione tanto più coinvolgente quanto più veniva udita dalle voci stessi dei suoi personaggi.
Il sottogenere del «discorso» è infatti composto esclusivamente di parole pronunciate in prima persona, senza alcun narratore esterno. In certi casi (come nel Discorso di Reginn) vi sono degli inserti in prosa che spezzano il flusso del dialogo, ma si tratta con ogni probabilità di interpolazioni esplicative aggiunte dai redattori del manoscritto. I poemi possono consistere tanto in monologhi quanto in dialoghi a due o più voci, fino ad arrivare al record dei sedici parlanti che battibeccano negli Insulti di Loki. I discorsi si presumono pronunciati in occasione di eventi ben precisi e in genere sottendono un contesto narrativo. Anche i monologhi sono rivolti a personaggi che, pur presenti nella finzione drammatica, non prendono parte al discorso. Ad esempio, nel Discorso di Grímnir, Óðinn (qui celato sotto l'epiteto di Grímnir) svolge l'intera sapienza cosmologica a vantaggio di re Geirrøðr e suo figlio, i quali però non intervengono mai. Dunque i vari «discorsi» non si rivolgono mai direttamente agli ascoltatori, ma sono sempre calati in una cornice narrativa. Unica eccezione è costituita dal Discorso di Hár, poema sorto dalla giustapposizione di un certo numero di composizione distinte, nel quale Óðinn sembra riferirsi direttamente al pubblico (a parte una breve sezione in cui il destinatario è un certo Loddfáfnir). Tutto questo mostra un notevole grado di complessità drammaturgica.
Riguardo agli argomenti dei «discorsi», essi sono piuttosto vari. Il Discorso di Hár riporta perlopiù massime di saggezza medievale sul modo di comportarsi nei vari casi della vita. Il Discorso di Grímnir e il Discorso di Vafþrúðnir svolgono argomenti di erudizione mitologica e cosmologica, dando molte informazioni sulla struttura dell'universo, le dimore degli dèi, la nascita del mondo e il suo incendio finale. Nel Discorso di Sigdrífa, la valchiria, appena risvegliata dal suo sonno incantato, istruisce Sigurðr sul corretto uso delle rune. Il sapiente nano interrogato da Þórr nel Discorso di Alvíss fornisce gli heiti (le denominazioni poetiche) degli elementi della terra e del cielo. Dunque, seppur calati in un contesto narrativo, raramente i «discorsi» si riferiscono alle vicende in questione; al contrario, le loro voci narranti (Óðinn, Vafþrúðnir, Þórr, Alvíss, la völva) sono semplicemente finalizzate a fornire un sostegno adeguato all'altezza degli argomenti trattati.
Sono assai rari i «discorsi» in cui il dialogo sia finalizzato alla narrazione. Un buon esempio è fornito dal Discorso di Skírnir, in cui Freyr manda il suo servitore come pronubo presso la gigantessa di cui è innamorato; Skírnir dialoga successivamente con tutti i personaggi incontrati nel corso del viaggio, e il culmine della vicenda si ha in un lungo monologo in cui elenca a Gerðr gli sgradevoli incantesimi che le getterà addosso se non acconsentirà alla richiesta di matrimonio. Un altro poema, Gli insulti di Loki, ha invece luogo durante il banchetto funebre di Baldr e tratta di un lungo e vivace scambio di ingiurie tra Loki e gli altri dèi. La forma narrativa è qui finalizzata all'esposizione dei dettagli meno nobili delle biografie divine. Il ritratto impietoso degli dèi non è però dovuto − com'è stato detto − a una tarda influenza cristiana, perché si tratta anche in questo caso di un vero e proprio esercizio di erudizione mitologica, al quale non è estraneo il gusto per lo scherno e la beffa.
Assai affini ai «discorsi» sono i canti caratterizzati dalla parola ljóð «canto» (cfr. tedesco Lied, inglese lay), di cui il corpus eddico presenta però un numero limitato di esempi. Uno è il Canto di Hárbarðr, un serratissimo dialogo tra Þórr e un traghettatore di nome Hárbarðr (di nuovo Óðinn) che rifiuta di accoglierlo in barca: ciascuno dei due ricorda all'altro le sue imprese meno eroiche, e così facendo vengono citati molti miti di cui si è persa memoria. Vi è poi il Canto di Hyndla (non presente nel Codex Regius), dove Freyja dialoga con l'omonima veggente.
Assai diverso è invece il sottogenere della kvíða o «carme». Tali composizioni non fanno erudizione mitologica, ma raccontano delle vere e proprie vicende. Essi sono un misto di narrazione e dialogo, dove la narrazione è data in terza persona e il dialogo è funzionale al racconto e riferisce le parole scambiate nel corso della vicenda dai personaggi coinvolti. Questo sottogenere è assai raro tra le composizioni strettamente mitologiche: vi appartengono soltanto il Carme di Hymir (racconto in versi di un mito riportato anche da Snorri, la pesca di Þórr del serpente Jörmungandr) e il Carme di Þrymr (sorta di grottesca ballata dove Þórr si reca travestito da sposa nella dimora del gigante Þrymr). La kvíða è invece diffusa soprattutto tra i canti eroici, nei quali ha valore predominante la vicenda in sé e non il dato erudito.
Nei vari esempi di questo sottogenere, il rapporto tra narrazione e dialogo può assumere diversi tipi di equilibrio. Nella maggior parte dei casi, come abbiamo detto, il dialogo è parte integrante della narrazione. Ad esempio, il Carme groenlandese di Atli è un continuo alternarsi tra strofe narrative e strofe dialogiche, nelle quali si traccia una delle più cupe vicende del ciclo nibelungico: il re unno cattura i cognati Högni e Gunnarr e li tortura fino alla morte per farsi rivelare dove abbiano nascosto l'oro del Reno; la sua sposa Guðrún li vendica imbandendo ad Atli un banchetto con la carne dei suoi stessi figli, quindi dà fuoco alla reggia. In altri poemi, la narrazione è invece quasi interamente affidata al dialogo: Il Carme breve di Sigurdr, dopo una breve sezione introduttiva, consiste quasi completamente in un lungo monologo di Guðrún − a tratti interrotto da inserti descrittivi − in cui ella ricapitola il dramma del suo sposo Sigurðr, ucciso in una congiura; il racconto è quasi tutto affidato alle parole di Guðrún, che riporta anche i dialoghi delle persone implicate nella vicenda.
Come si vede, al genere della poesia eddica appartengono composizioni molto diverse tra loro, come genere, voce narrante o contenuto. Quest'ultimo può variare dal poema epico alla ballata burlesca, dall'esposizione erudita al contenuto gnomico-sentenzioso. In tutti i casi, di rado i poemi affrontano direttamente gli avvenimenti in forma narrativa, ma spesso preferiscono procedere per accenni , attraverso le voci narranti degli stessi personaggi, spesso prediligendo forme oscure ed ellittiche. Questo crea a volte pesanti problemi d'interpretazione ai moderni esegeti, dovuti al fatto che viene trattata una materia mitico-leggendaria ben conosciuta e presente ai suoi fruitori, ma che per noi è ormai perduta da mille anni.
Metrica
La caratteristica principale del verso eddico è l'uso dell'allitterazione, ovvero il ripetersi meccanico di parole che iniziano con lo stesso suono, utilizzata a fini mnemotecnici non meno che espressivi. Ad esempio, in Profezia della Veggente [45: g-j]:
...skeggöld, skalmöld, | skildir klofnir, vindöld, vargöld, | áðr veröld steypisk...
L'allitterazione non è un fenomeno estetico fine a sé stesso, ma uno dei cardini su cui poggia l'organizzazione del verso eddico. Il verso principale della poesia scandinava è il «verso lungo», diviso da una cesura centrale in due semiversi. L'allitterazione non solo crea un ritmo interno, ma conduce l'attenzione dell'ascoltatore sulla parola che funge, per così dire, da «chiave di volta» del verso stesso. Ad esempio, troviamo nel Carme groenlandese di Atli [22: a-b]:
...skaro þeir hjarta | Hjalla or brjósti...
Il secondo semiverso (...Hjalla or brjósti «...dal petto di Hjalli») fissa [h] come consonante allitterante, facendo risaltare il medesimo suono nel semiverso che la precede (skaro þeir hjarta... «strapparono il cuore...»). «Cuore» [hjarta] è la parola-chiave su cui poggia il significato del verso. Le parole norrene − composte per la maggior parte di una o due sillabe − hanno generalmente l'accento sulla prima sillaba, dettaglio che, combinandosi con l'allitterazione, contribuisce alla sonorità e al tipo ritmico (Scardigli & Meli 1982). In questo caso abbiamo un metro di tipo trocaico:
—⌣⌣—⌣ —⌣⌣—⌣
I poemi eddici sono composti di due tipi di metri principali: il fornyrðislag e il ljóðaháttr. Il fornyrðislag o «metro epico» (da forn yrðis «parole antiche») consiste, nella sua forma canonica, in una quartina di quattro «versi lunghi», ciascuno dei quali − abbiamo detto − è a sua volta composto da due semiversi. Un ottimo esempio dalla Profezia della Veggente [1]:
Hljóðs biðk allar | helgar kindir, meiri ok minni | mögu Heimdallar; vildu at, Valföðr, | vel fyr teljak forn spjöll fira, | þaus fremst of man.
Una variante del «metro epico» è il málaháttr o «metro dei discorsi», i cui semiversi consistono di sei sillabe invece che di quattro. Nell'ambito del corpus eddico troviamo quest'ultimo metro attestato unicamente nel Discorso groenlandese di Atli. È probabile che gli ascoltatori islandesi non fossero in grado di distinguerlo dal fornyrðislag, anche se Snorri, nel suo Trattato di metrica, li individua.
Il secondo metro in ordine di frequenza è il ljóðaháttr o «metro dei canti». Nella sua forma canonica, esso consiste in una quartina dove due «versi lunghi» (a loro volta composti da due seminversi) si alternano a due «versi pieni» (composti da un solo semiverso di cinque o più sillabe). Si tratta di un metro che forse risente alla lontana del distico elegiaco od epigrammatico latino. Un ottimo esempio dal Discorso di Vafþrúðnir [1]:
Rád þú mér nú, Frigg, | allz mik fara tiðir at vitja Vafþrúðnis; forvitni mikla | kveð ek mér á fornom stöfom við þann inn alsvinna jötun.
La differenza tra l'uso del fornyrðislag e del ljóðaháttr è fondamentale ai fini del contenuto dei singoli poemi e, presumibilmente, della modalità della loro recitazione orale. Il fornyrðislag è il metro del racconto, che si ritrova legato soprattutto al genere del carme epico [kviða]. Il ljóðaháttr è invece legato al discorso, alla rappresentazione dialogata, alla poesia sentenziosa e gnomica, ed è indicativo che nell'intero corpus eddico sia usato unicamente per il discorso diretto (con l'eccezione di un'unica strofa, Discorso di Vafþrúðnir [5]).
Per quanti i metri eddici tendano a strutturarsi in quartine, vi sono esempi in cui sia il fornyrðislag che il ljóðaháttr presentano dei versi aggiuntivi, sia «lunghi» che «pieni», soprattutto nelle parti più arcaiche del corpus. In realtà, la «quartina» è una struttura metrica che non appartiene alla poesia norrena, la quale avverte, come unità sintattica della strofa, non tanto la strofa quanto la semistrofa [helming]. Nella poesia eddica, infatti, ogni strofa può essere idealmente divisa in due semistrofe, ciascuna delle quali è di senso compiuto. Mettiamo a raffronto, in traduzione, i già citati Profezia della Veggente [1] e Discorso di Vafþrúðnir [1].
Ascolto io chiedo a tutte | le sacre stirpi, maggiori e minori | figli di Heimdallr. ———— Tu vuoi che io, o Valföðr, | compiutamente narri le antiche storie degli uomini | quelle che prima ricordo.
Ora consigliami, Frigg, | di andare ho gran voglia a trovare Vafþrúðnir. ———— Confesso che son curioso | di disputare sulle cose remote con quel gigante onnisciente.
Questa distinzione delle strofe in helmingar sembra essere una costante della poesia norrena. È d'altronde provato che rarissimamente (otto casi su 383) vi siano collegamenti sintattici che si estendono oltre i confini del distico. All'associazione di due versi (due «lunghi», oppure uno «lungo» e uno «pieno»), corrisponde per regola una frase di senso compiuto. Ma, come notano Piergiuseppe Scardigli e Marcello Meli, non si tratta di un enjambement, ma più di una concatenazione logico-sintattica fra due versi (Scardigli & Meli 1982). Troviamo ad esempio in Profezia della Veggente [1: 19 a-d]:
So che un frassino s'erge | Yggdrasill lo chiamano, alto tronco lambito | d'acqua bianca di argilla.
Com'è evidente, il secondo verso dipende dal primo. In altre parole, anche se ciascun verso di una helming ha una sua autonomia relativa, il secondo non può prescindere dal primo. La helming può dunque essere considerata l'equivalente verticale di quello che è il verso pieno in orizzontale. La helming è una struttura sintatticamente autosufficiente, in cui si stabiliscono legamenti gerarchici tra i due versi, e tra i due semiversi che compongono ogni verso.
Anche quando il numero dei versi di una strofa sia eccessivo o difettivo, vale sempre il principio della distinzione degli helmingar in unità di senso compiuto. Ad esempio, in Discorso di Hár [135] troviamo una strofa irregolare formata dalla successione di tre versi lunghi e sette pieni, cioè tre helmingar distinti. Ciascuno è un'unità di senso:
Ti consiglio, Loddfáfnir, | e tu accetta il consiglio, ne trarrai beneficio se l'accetti, bene ti verrà se l'accogli. ———— Se vuoi per te una buona femmina | parlale con dolci sussurri e prendi piacere con lei. ———— Devi fare belle promesse | e subito mantenerle: nessuno soffre il bene, a riceverlo.
Ci sarebbe ancora molto da dire per approfondire la metrica eddica, ma queste poche note possono bastare per mostrare al lettore la complessità di questo genere di poesia. I poemi eddici a confronto
Segue qui uno schema generale dei poemi che compongono l'Edda poetica (più qualcuno dell'Edda Minore), mettendone a confronto varie caratteristiche: epoca di composizione, fonte, genere, metro e numero di strofe. La sigla iniziale è quella che viene comunemente data a ciascuna composizione dai filologi e che è facile trovare nella letteratura scientifica. Composizione Datazione Fonti Genere Metro Strofe Vsp La profezia della Veggente [Völuspá] X sec. [R | H] Monologo Fornyrðislag 66 Háv Il discorso di Hár [Hávamál] Inizio X sec. [R] Monologo Ljóðaháttr (Fornyrðislag) 164 Vm Il discorso di Vafþrúðnir [Vafþrúðnismál] Prima metà X sec. [R | A] Dialogo Ljóðaháttr 55 Grm Il discorso di Grímnir [Grímnismál] X sec. [R | A] Monologo Ljóðaháttr 54 Skm Il discorso di Skírnir [Skírnismál] Attorno al 900 [R | A] Dialogo Ljóðaháttr 42 Hrbl Il canto di Hárbarðr [Hárbarðzljóð] X sec. [R | A] Dialogo Vario 60 Hym Il carme di Hymir [Hymiskviða] Seconda metà dell'XI sec. [R | A] Narrazione e dialogo Fornyrðislag 39 Ls Gli insulti di Loki [Lokasenna] Fine del X sec. [R] Dialogo Ljóðaháttr 61 Þrk Il carme di Þrymr [Þrymskviða] Prima metà dell'XI sec. [R] Narrazione e dialogo Fornyrðislag 32 Alv Il discorso di Alvís [Alvíssmál] XI sec. [R] Dialogo Ljóðaháttr 35 Vkv Il carme di Völundr [Völundarkviða] IX sec. [R] Narrazione e dialogo Fornyrðislag 41 HHI Il primo carme di Helgi uccisore di Hundingr [Helgakviða Hundingsbana in fyrri] Metà dell'XI sec. [R] Narrazione e dialogo Fornyrðislag 56 HHv Il carme di Helgi figlio di Hjörvarðr [Helgakviða Hjörvarðzsonar] Attorno al 900 [R] Narrazione e dialogo Fornyrðislag (Ljóðaháttr) 43 HHII Il secondo carme di Helgi uccisore di Hundingr [Helgakviða Hundingsbana önnor] Metà del IX sec. [R] Narrazione e dialogo Fornyrðislag 51 Grp La Profezia di Grípir [Grípisspá] Seconda metà del XII sec. [R] Narrazione e dialogo Fornyrðislag 53 Rm Il discorso di Reginn [Reginsmál] Metà del X sec. [R | F] Dialogo Ljóðaháttr (Fornyrðislag) 26 Fm Il discorso di Fáfnir [Fáfnismál] X sec. [R] Dialogo Ljóðaháttr (Fornyrðislag) 44 Sd Il discorso di Sigrdrífa [Sigrdrífomál] Attorno al 900 [R] Monologo con inserti in posa Ljóðaháttr (Fornyrðislag) 37 Br Frammento del carme di Sigurðr [Brot af Sigurðarkviðo] Inizio del IX sec. [R] Narrazione e dialogo Fornyrðislag 19 GðrI Il primo carme di Guðrún [Guðrúnarkviða in fyrsta] Prima metà dell'XI sec. [R] Narrazione e dialogo Fornyrðislag 27 Sgk Il carme breve di Sigurðr [Sugyrðarkviða in skamma] Fine dell'XI sec. [R] Narrazione e dialogo Fornyrðislag 71 Hlr Il viaggio di Brynhildr verso gli inferi [Helreið Brynhildar] XI sec. [R | F] Essenzialmente monologo Fornyrðislag 14 GðrII Il secondo carme di Guðrún [Guðrúnarkviða önnor] Metà del X sec. [R] Monologo Fornyrðislag 44 GðrIII Il terzo carme di Guðrún [Guðrúnarkviða in þriðja] Prima metà del X sec. [R] Narrazione e dialogo Fornyrðislag 11 Od Il lamento di Oddrún [Oddrúnargrátr] Prima metà dell'XI sec. [R] Essenzialmente monologo Fornyrðislag 34 Akv Il carme groenlandese di Atli [Atlakviða in grœnlenzka] IX sec. o prima [R] Narrazione e dialogo Fornyrðislag 43 Am Il discorso groenlandese di Atli [Atlamál in grœnlenzka] Attorno al 1100 [R] Narrazione e dialogo Fornyrðislag Málaháttr 103 Ghv L'incitamento di Guðrún [Guðrúnarhvöt] Prima metà dell'XI sec. [R] Narrazione e dialogo Fornyrðislag 21 Hm Il discorso di Hamðir [Hamðismál] Al più tardi inizio del IX sec. [R] Narrazione e dialogo Fornyrðislag 31 Bdr I sogni di Baldr [Baldrs draumar] IX sec. [A] Narrazione e dialogo Fornyrðislag 14 Hdl Il canto di Hyndla [Hyndluljóð] XI sec. [F] Essenzialmente monologo Fornyrðislag 50 Rþ Il catalogo di Rígr [Rígsþula] IX sec. [W] Narrazione Fornyrðislag 47 Grt La canzone del [mulino] Grótti [Gróttasöngr] IX sec. [Rs] Essenzialmente monologo Fornyrðislag 24
Lo schema è tratto, con qualche variazione, da quello fornito da Terry Gunnell (Gunnell 2005). La datazione qui fornita per le singole composizioni, che in Gunnel è basata sulla ripartizioni dei poemi in «antichi» e «tardi» (Sveinsson 1982), è invece quella fornita – tranne che per gli ultimi quattro casi – da Piergiuseppe Scardigli e Marcello Melo nell'introduzione alla loro traduzione dell'Edda poetica (Scardigli & Meli 1982).
_________________ Il destino è nelle nostre mani, ora tocca a noi scegliere... Il Male è in noi, noi siamo il Male Quando la Morte verrà a prendermi, non vorrei essere qui
Ultima modifica di Lord Decadence il gio feb 21, 2008 13:23, modificato 1 volta in totale.
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Lenore Weide
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Oggetto del messaggio: Re: Snorra Edda Inviato: gio feb 21, 2008 00:51 |
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Iscritto il: dom gen 27, 2008 19:43 Messaggi: 47 Località: Ásgarður - Bergheim
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queste cose sono la mia vita!!! consiglio vivamente: "Il canzoniere eddico" edito da Garzanti a cura di Scardigli, 2004. che è la riedizione del concitato Codex Regius n.2365, 4° L'Edda di Snorri, è in prosa, chiamata come l'omonima per la comunanza di temi che fa supporre fonti consimili. Attenti a non confondere! Tempo fa ho ricostruito la figura e le vicende di Sigfrido basandomi sui carmi eroici dell'Edda poetica. Attraverso l'Edda di Snorri ho "recuperato" le informazioni dei carmi andati perduti (purtroppo non abbiamo altri testimoni!) e infine, ciliegina sulla torta, ho chiuso con la fantastica descrizione di Sigfrido dalla saga dei Volsunghi! (se copincollate da qualche sito sarebbe carino citarlo per rispetto a chi come me ci lavora ore e ore su queste cose... grazie )
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Lord Decadence
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Oggetto del messaggio: Re: Snorra Edda Inviato: gio feb 21, 2008 03:48 |
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Iscritto il: mar gen 15, 2008 02:20 Messaggi: 472 Località: Sondrio - Milano
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Correttamente come dite...
L'articolo proviene dal magnifico sito Bifrost, il Ponte Arcobaleno, ottimo per chi desiderasse trovare materiale su culture germaniche, finniche o Celtiche...
lode a chi compie cotesti magnifici lavori!
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Ysingrinus
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Oggetto del messaggio: Re: Snorra Edda Inviato: lun feb 25, 2008 17:22 |
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Iscritto il: gio mag 03, 2007 02:05 Messaggi: 14507 Località: Manduria - Roma (molto poca)
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Davvero molto molto interessante! Ora mi comprerò qualcosa, magari propril il Canzoniere, al più presto!
_________________ Amore è la legge, amore sotto la volontà
Ogni uomo ed ogni donna è una stella.
Liber AL vel Legis
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Lenore Weide
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Oggetto del messaggio: Re: Snorra Edda Inviato: lun feb 25, 2008 19:37 |
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Iscritto il: dom gen 27, 2008 19:43 Messaggi: 47 Località: Ásgarður - Bergheim
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io sono un'aspirante filologa germanista, quindi se avete domande.... Ysingrinus, sono contentissima! solo un'avvertenza, non lasciarti spaventare dall'aspetto del canzoniere: ossia è in versi, ma semplicemente perchè la traduzione cerca di riproporre l'aspetto grafico del canzoniere originale... ma è praticamente impossibile tradurre l'allitterazione tonica fra semiversi! (se vi interessa vi spiego di che si tratta) ne parlerei per ore di queste cose!
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Ysingrinus
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Oggetto del messaggio: Re: Snorra Edda Inviato: lun feb 25, 2008 20:15 |
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Iscritto il: gio mag 03, 2007 02:05 Messaggi: 14507 Località: Manduria - Roma (molto poca)
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Per quel che mi riguarda puoi tranquillamente spiegarti (se preferisci mandami un messaggio privato) =) Comunque non è mia abitudine lasciarmi spaventare da un libro... Anche se in versi!
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Lord Decadence
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Oggetto del messaggio: Re: Snorra Edda Inviato: lun feb 25, 2008 21:08 |
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Iscritto il: mar gen 15, 2008 02:20 Messaggi: 472 Località: Sondrio - Milano
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No no, spiega pure a tutti, son molto interessato anche io a tali tematiche!
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Lenore Weide
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Oggetto del messaggio: Re: Snorra Edda Inviato: lun feb 25, 2008 22:49 |
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Iscritto il: dom gen 27, 2008 19:43 Messaggi: 47 Località: Ásgarður - Bergheim
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oooh bene bene! cari miei piccoli adepti vi inizierò al meraviglioso mondo della filologia germanica dunque, parlavamo dell'allitterazione, vi faccio un esempio, dal Beowulf: fōn wið fēonde ond ymb feorh sacan, lāð wið lāþum; ðær gelyfan scealLa Koch traduce: Affronterò il nemico a mani nude, combatterò per la vita, nemico contro nemicoquesta comunque è una resa, perchè se vogliamo si potrebbe meglio tradurre: Affronterò il nemico e contenderemo l'anima nemico contro nemico .... quindi altra cosa importante, con i testi a fronte fate attenzione, perchè i traduttori devono operare scelte stilistiche, in questo caso la Koch, nella traduzione, ha scambiato un po' i semiversi e " ðær gelyfan sceal" a me non risulta significhi "a mani nude" ma mi informerò meglio, (sono più affine all'antico tedesco dell'anglosassone ) perchè i germani facevano ampio uso di Kennings (più nel mondo norreno che anglosassone; e sarebbero una specie di 'metafora' ma molto elaborata, della serie, 'l'onore del guerriero' per dire 'spada'. Alcune poi sono talmente azzardate e inerenti alla cultura d'appartenenza da essere di difficile interpretazione). Ma tornando all'allitterazione notate: fōn fēonde feorhin pratica viene ricercato lo stesso suono su parole semanticamente importanti o correlate, per segnalarne l'importanza diciamo, quindi: 'affrontare' e 'nemico' nel primo semiverso, e 'anima' nel secondo. Così si ha ben evidenziato l'intento del nostro amico! Per precisare, l'allitterazione cade su due o tre sillabe toniche (il verso ne conta quattro in totale, e i poeti più esperti riprendevano il quarto suono per produrre l'allitterazione nel verso successivo...che bravi eh? ) spero di non avervi annoiato
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Lord Decadence
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Oggetto del messaggio: Re: Snorra Edda Inviato: mar feb 26, 2008 01:58 |
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Iscritto il: mar gen 15, 2008 02:20 Messaggi: 472 Località: Sondrio - Milano
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No, direi che invece è stato molto istruttivo. Io lessi il Beowulf tre o quattro anni fa, nella traduzione, in inglese e anche in lingua originale...non capii nulla ovviamente di quest'ultima, ma mi piacevano molto i suoi e la musicalità...la leggevo ad alta voce, cercando di cogliere ciò che potevo, ad esempio nomi propri o parole ricorrenti. Se avrai altre interessanti lezioni da proporci ne sarei 8credo proprio saremmo), ben lieti
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Ysingrinus
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Oggetto del messaggio: Re: Snorra Edda Inviato: mer feb 27, 2008 17:26 |
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Iscritto il: gio mag 03, 2007 02:05 Messaggi: 14507 Località: Manduria - Roma (molto poca)
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Davvero molto interessante! Ovviamente le traduzioni risentono delle scelta stilistiche dei traduttori, ma questo è un problema che si può risolvere con edizioni diverse o con studi sulla lingua in particolare =) Mi sento sempre più incuriosito e desideroso di comprare questo Canzoniere, vedremo se ci riuscirò, per il resto mi accodo a Lord D. se hai altre cose da dirci, diccele!
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Liber AL vel Legis
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Lenore Weide
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Oggetto del messaggio: Re: Snorra Edda Inviato: mer feb 27, 2008 18:46 |
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Iscritto il: dom gen 27, 2008 19:43 Messaggi: 47 Località: Ásgarður - Bergheim
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mi fa molto piacere che il discorso vi abbia interessato! a proposito di edizioni, sempre restando sul Beowulf.... io ho la traduzione della già citata Koch (più scorrevole ma meno letterale) e la traduzione del Brunetti (recentissssimo acquisto molto più fedele ma un po' più ostico) vi regalerei volentieri qualche altra perla, se avete domande o curiosità potrei partire da quelle (sperando di conoscerne la risposta )
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Lenore Weide
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Oggetto del messaggio: Re: Snorra Edda Inviato: mer feb 27, 2008 18:50 |
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Iscritto il: dom gen 27, 2008 19:43 Messaggi: 47 Località: Ásgarður - Bergheim
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e a questo indirizzo l'adorato Bosworth and Toller, dizionario di Anglosassone. un buonissimo punto di partenza per cercare d'addentrarsi nello studio della lingua.... che come avrete già notato è molto più affine al germanico che all'inglese moderno, s'è trasformata parecchio la lingua! http://www.ling.upenn.edu/~kurisuto/ger ... about.htmlil manoscritto che contiene l'intero poema è stato redatto intorno all'anno mille, ed è una copia. quindi l'opera è sicuramente precedente.
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Lord Decadence
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Oggetto del messaggio: Re: Snorra Edda Inviato: mer feb 27, 2008 20:59 |
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Iscritto il: mar gen 15, 2008 02:20 Messaggi: 472 Località: Sondrio - Milano
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Molto gentile e come sempre...ti ringrazio per le dritte in campo linguistico ^^
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Lenore Weide
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Oggetto del messaggio: Re: Snorra Edda Inviato: gio feb 28, 2008 19:57 |
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Iscritto il: dom gen 27, 2008 19:43 Messaggi: 47 Località: Ásgarður - Bergheim
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figurati a vostra disposizione!
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