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 Oggetto del messaggio: Castel del Monte (Topic Lungo)
MessaggioInviato: lun giu 06, 2005 02:52 
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Tratto da: "Il nido dell'aquila"
di MICHELE PALUMBO - SVEVA Editrice

Castello di caccia, architettura astronomica, cattedrale laica, università, compendio di matematica,
simbolo fisico del potere imperiale, libro di pietra......


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Da parte di Federico II, imperatore del Sacro Romano Impero, re di Germania, d'Italia e di Sicilia, invece, solo poche frasi, quelle contenute nel mandato imperiale del 1240 inviato al Giustiziere di Capitanata, Riccardo di Montefuscolo: "Cum pro castro, quod apud S. Maria de Monte fieri volumus per te...". Federico II, cioé, chiede di predisporre qualcosa " poiché per il castello, che abbiamo intenzione di costruire vicino a Santa Maria del Monte, vogliamo che venga subito eseguito tuo tramite....." Poche frasi, dunque, ma niente di più, poi si é saputo sul perché veniva costruito quel castello. In Puglia e Lucania ci sono una dozzina di castelli normanno-svevi. In alcuni casi c'é stato il diretto intervento di Federico II. Ma é difficile che dinanzi al castello di Bari o a quello di Barletta ci si chieda: "Perché questo castello?". Castel del Monte, invece, spinge a pensare. Seguendo la razionalità. O la fantasia. Perché Castel del Monte venne costruito? Perché quell'ottagono, con otto torri pure ottagonali, posato come una corona su una collina delle Murge? Per rispondere a tali interrogativi, Castel del Monte é stato analizzato in tutti i minimi particolari. La struttura, le misure, la posizione, il simbolismo: tutto é stato esaminato e, appunto, sono emerse numerose teorie. Un improbabile castello di caccia. Un luogo di delizie, dove riflettere e purificarsi. Una cattedrale laica, con un percorso da iniziati dove cogliere i segreti del pensiero. Un simbolo fisico: una colossale corona di pietra per ricordare il potere imperiale. Una università dove poter contenere e diffondere il sapere e la tolleranza. Un gigantesco libro di pietra dove poter incidere e ritrovare teorie matematiche, proporzioni auree, le leggi celesti, i ritmi astronomici, un maestoso calendario, la segnalazione di una stanza ancora inesplorata nella piramide di Cheope, il nome di Dio. Anche il numero otto, fedele e silenzioso guardiano dell'intera struttura di Castel del Monte, é una spia della diversità del castello federiciano. L'ottagono, senza inoltrarci troppo sulla ricca strada esoterica del linguaggio dei numeri e delle figure geometriche, rappresenta la mediazione tra il cerchio e il quadrato. Tra Dio (il cerchio, la perfezione, il cielo, l'assoluto) e la Terra (il quadrato, gli uomini, la materia, l'imperfezione). E l'ottagono é appunto la mediazione, il punto di contatto. L'otto é ciò che lega l'infinito al finito. Ed é un simbolo di rinascita, di resurrezione, di avvicinamento alla perfezione, usato in tanti edifici. Anche per le fonti battesimali. Del resto l'aveva già segnalato Plutarco: "L'otto, primo cubo di un numero pari e doppio del primo quadrato, bene esprime la potenza di Dio". Cos'é, allora, il Castel del Monte? Accanto alle analisi e ai ragionamenti, ai calcoli e ai segreti, si potrebbe aggiungere la fantasia, il sogno: Castel del Monte é il nido dell'aquila. Federico II vedeva più lontano degli altri. Viveva nel Medioevo, ma il suo sguardo andava oltre, verso la legge, la cultura, la tolleranza. Aveva, cioé, lo sguardo dell'aquila. L'aquila che vede lontano, che precorre le situazioni, che anticipa i tempi. E del resto l'immagine dell'aquila é sempre stata un altro simbolo carico di significati. L'aquila sveva. Federico II di Svevia fu dunque l'aquila che volò verso le vette del Moderno staccandosi dal Medioevo. E quell'aquila ebbe bisogno di un nido. Federico II, l'aquila. Castel del Monte, il nido dell'aquila. La suggestione é grande. Non solo falchi, quindi, intorno al castello della Murgia, non solo i falchi che ricordano un trattato, De arte venandi cum avibus, scritto dall'imperatore e considerato il primo libro di storia naturale del tempo, ma un'aquila. Un'aquila con un nido. Ma perché quel nido a Castel del Monte? Per custodire forse qualcosa? E cosa? Dal sogno nasce una possibile risposta: il Graal. Secondo la versione più nota e diffusa della leggenda la coppa, cioé, utilizzata da Cristo e usata poi da Giuseppe d'Arimatea per raccogliere il sangue di Cristo crocifisso. Il Graal (dal latino medioevale"gradalis", piatto; e dal francese antico "gréal", tazza) é al centro di un'epica leggendaria che, con innesti celtici e bretoni, trova poi il massimo sviluppo, grazie a Chrétien de Troyes (dodicesimo secolo), nelle storie cavalleresche di Re Artù, Parsifal, Lancillotto e i cavalieri delle Tavola Rotonda. In sintesi, estrema sintesi, queste le vicende: il Graal giunge in Europa (Giuseppe d'Arimatea era stato inviato come missionario in Britannia) e viene affidato ad un custode, il Re Pescatore. Passano i secoli, e si perdono le tracce del custode e della coppa. Nasce quindi l'esigenza di ritrovare il Graal e naturalmente dovrà essere un cavaliere a superare prove tremende per giungere all'atto finale. Un atto che viene rinviato più volte, ma alla fine il Graal viene ritrovato. Ma dove viene conservato e custodito? Varie sono le possibilità. Il Graal potrebbe essere in Francia, in Inghilterra, in Spagna. O anche in ITALIA. Per circa due secoli, a partire dal 1096, otto crociate caratterizzano ed insanguinano il rapporto tra cristiani e musulmani. Duecento anni che vedono confondersi questioni religiose ed affari economici, ordini cavallereschi e stragi, Santo Sepolcro e riti esoterici. Non va dimenticato che Federico II é il protagonista di una delle crociate, precisamente la sesta. L'imperatore svevo nel giugno del 1228 salpa dalla Puglia e raggiunge la Terra Santa. Nel febbraio successivo s' incontra con il sultanto Malik al-kamil e sigla un trattato: Gerusalemme e il Santo Sepolcro vengono ceduti all'imperatore e i maomettani rimangono liberi e padroni delle moschee. Non solo: vengono acquisiti anche i territori di Betlemme e Nazareth con la possibilità di fortificare una strada di accesso al mare, in pratica una via sicura per i pellegrini. La non violenza e la tolleranza di Federico II avevano raggiunto quello quello che le armi non avevano saputo fare. E proprio durante le crociate il Graal potrebbe essere stato ritrovato e condotto in Europa. Ma dove? Secondo la tradizione leggendaria (e opportuni approfondimenti si possono trovare nell'Enciclopedia dei Misteri-Mondadori, di Alfredo Castelli), varie sono le possibilità. Queste. In Francia: nel castello di Gisors o nel castello di Montségur. Ma anche in Provenza (zona dell'"isola dei veglianti"). In Inghilterra: a Glastonbury (nel Pozzo del Calice). In Spagna: a Valencia (una particolarità: nella Cattedrale di Valencia è esposta al pubblico una coppa definita il "Graal"). In Italia: a Torino (sagrato della Chiesa Madre); a Genova (Cattedrale con il Sacro Catino). Il cerchio, poi, si stringe e si scende in Puglia. Il Graal si troverebbe a Bari (il portare a Bari le spoglie di San Nicola, e la conseguente costruzione della basilica, in realta nascondevano un ritrovamento clamoroso: appunto il Graal). Infine, l'ultima possibilità: Castel del monte. Il nido dell'aquila. "Perché - si chiede Aldo Tavolaro nel suo Castel del Monte e il Santo Graal (Edizioni Fratelli Laterza) - una reggia, una cattedrale, un tempio, in piena campagna, diciamolo pure, in pieno deserto se ci riconduciamo a settecento anni fa?". E Tavolaro aggiunge: "Che cosa doveva essere tenuto protetto e isolato e, nel contempo, con dignità, devozione e sacro rispetto come in una pisside? Abbiamo o non abbiamo il diritto di porci queste domande?". Domande che Tavolaro collega ad altre: "Che fine ha fatto il Graal? dov'é stato portato? chi l'ha preso in consegna? quale nuova sede gli fu apprestata? da chi? dove?". E, infine, Tavolaro riflette:"Perché si é voluto che quelle pietre fossero disposte secondo lo stesso ordine con cui Dio ha disposto le cose create di sua mano? Davvero per un capriccio imperiale? che nessuno avrebbe visto, salvo le pecore che pascolavano nei dintorni? Oppure doveva essere la degna sede di quell'oggetto sovrannaturale dotato di varie virtù: nutre (dono della vita); illumina (illuminazione spirituale); rende invincibili. Sono parole di Julus Evola". Per il Dizionario dei Misteri (n.11 di Alfredo Castelli - Sergio Bonelli Editore) l'ipotesi, riferita al rapporto Castel del Monte/Santo Graal é la seguente:"I Cavalieri Teutonici, fondati nel 1190, erano in contatto sia con i mistici Sufi - una setta islamica che adorava ' il Dio delle tre religioni', ebraica, islamica e cristiana - sia con l'illuminato Federico II Hohenstaufen, a sua volta seguace di quella dottrina. Tramite i Cavalieri Teutonici, i Sufi avrebbero affidato il Graal all'imperatore, affinché lo preservasse dalle distruzioni scatenate delle Crociate. In tal caso, il Graal si troverebbe a Castel del Monte, un palazzo a forma di coppa ottagonale edificato apposta per custodirlo". E il Dizionario dei Misteri n. 9, dedicato alle dimore misteriose, già indicava:"A Castel del Monte, in Puglia, sorge uno dei più perfetti 'edifici esoterici' del nostro paese, il palazzo eretto nel 1240 per volere di Federico II Hohenstaufen. Forse, l'obiettivo di Federico II era quello di trasformare il castello in un centro di culto e di politica al tempo stesso, come la mitica Camelot, la reggia di Re Artù. Castel del Monte fa ancora parlare di sé: un gruppo di studiosi italiani ha scoperto che le sue 'divine' proporzioni celano, forse, in una specie di codice segreto, le indicazioni per raggiungere una camera ancora inesplorata all'interno della Grande Piramide". E proprio tale studio, di Nedim R. Vlora, Gaetano Mongelli e Maria S . Resta, Il Segreto di Federico II - Oltre il Castello, oltre il Monte (Congedo Editore), nella presentazione, almeno terminologicamente, ricollega Federico II al Graal: " L'opera, il cui taglio divulgativo presenta necessariamente una nutrita parte dedicata a numeri e calcoli, appura come le ombre del castello pugliese indichino misure riguardanti -con palmare precisione- la Grande Piramide di Giza, dalla cinconferenza che origina in pianta il simbolico Graal dell'architettura di Federico (232, 434 metri pari al lato di base della piramide), all'altezza in cui vanno ad incrociarsi altre ombre (74 metri, appunto quella relativa all'inesplorata 'camera' di Cheope): un' indicazione, quest'ultima, che, espressa nell'antica di misura egiziana in uso attorno alla IV dinastia, equivale a 117 cubiti sacri. Lo stesso valore numerico ritorna poi nelle 117 feritoie di Castel del Monte. Maria Letizia Troccoli Verardi nel saggio Un libro di pietra (contenuto in Castel del Monte, a cura di Giorgio Saponaro-Mario Adda Editore) ha scritto:"Fra le tante dottrine che appassionarono l'Imperatore vi fu anche l'esoterismo. Nel 1240 si affiliò alla 'Pactio secreta' dei cavalieri, che si era costituita alla insegna della liberazione del Santo Sepolcro, di cui facevano parte anche i Templari, che oltre alle dichiarate finalità ne coltivavano altre di carattere occulto ed esoterico. Scopo segreto dei Templari pare fosse il ritrovamento a Gerusalemme delle tavole della legge di Mosé e dell'Arca dell'Alleanza. La leggenda dice che i Templari possedessero queste tavole e che si impossessarono del Santo Graal, il vaso ottagonale di smeraldo contenente il sangue di Gesù". In Castel del Monte, a cura di Stefania Mola (Mario Adda Editore), non viene citato direttamente il Graal, ma nell'analisi dedicata al 'Cos'é il Castel del Monte', si fa riferimento al pozzo, vale a dire ad una grande coppa: "La simbologia legata alla figura del pozzo, a cui si avvicinerebbe la struttura del cortile ottagono di Castel del Monte, riveste un carattere di sacralità non lontano dai valori connessi alla sovranità: il pozzo sarebbe realizzazione e sintesi di tre ordini cosmici (terra, cielo e inferi) e di tre elementi (acqua, terra, aria) e via vitale di comunicazione". Giuseppe Graziani, infine, in Il segreto degli Svevi (in "Bell'Italia", anno I, numero 6, Editoriale Giorgio Mondadori), annota: "Nel 1240, quando si preoccupa del tetto di Castel del Monte, Federico II si é già affiliato alla Pactio Segreta dei Cavalieri Templari che a Gerusalemme cercavano l'Arca dell'Alleanza e i segreti dell'antico sapere dei Faraoni, trascritti da Mosé in un linguaggio comprensibile solo agli iniziati. E cercavano il Santo Graal: nella leggenda cavalleresca, il vaso di smeraldo dove si era raccolto il sangue di Cristo, nella speranza degli alchimisti la pietra filosofale capace di trasmutare in oro anche il più vile dei metalli. O disegnare, per superiore trasmutazione, l'ascesa dell'uomo alla Sapienza Unica, che rinasce attraverso i tempi. Si dice che i Templari abbiano trovato quanto cercavano e che ne abbiano affidato la custodia agli Ordini che ne hanno ereditato la tradizione. E' vero? Non Ë vero?". Questa la risposta di Graziani:" A questo punto, le pietre del castello che pure hanno scoperto fin qui tanti dei loro misteri, ritornano mute e questa volta per sempre". Il Graal custodito nel Castel del Monte? Dalle analisi e dalle supposizioni degli autori, storici e studiosi indicati, non appare nulla di concreto, di sicuro, di certo. Collegamenti intuizioni. Riflessioni, ipotesi. Insieme ad altri segnali: più volte, infatti, si é parlato nelle descrizioni del castello di una originaria fontana o di una vasca all'interno del cortile: simboleggiava il Graal? E poi, il bassorilievo in alto nel cortile (che viene illuminato dal sole a marzo ed ottobre), cosa rappresentava? Una semplice teoria, allora, da aggiungere alle altre, come un nuovo grano in un rosario di suggestioni? Certo, magari con un'annotazione critica: " Non possiamo spingerci così lontano - ha scritto Franco Cardini in I castelli di Federico ("Meridiani" - Speciale Puglia, anno VII, numero 34, Editoriale Domus) - chi ha favoleggiato di un'oscura sapienza templare alla base del castello, e ha magari chiamato in ballo il Santo Graal, lo ha fatto ponendo una capacità esegetica, astronomica e matematica magari ingegnosa al servizio di un'ipotesi filologicamente astratta, ispirata a un medioevo falso e manieristico, non appoggiata a prove storiche di sorta". Ma pure sapendo, o solo sperando, che c'é una differenza. Non ci sono calcoli o documenti. Ma solo il sogno, l'immaginario. Il sogno di dare un significato ad un castello misterioso. Un castello diverso che da sempre pone a chi lo visita un interogativo: perché é stato costruito? Un sogno, allora. Una immaginazione. Con la consapevolezza, però, di quanto ha sostenuto uno storico contemporaneo, Georges Duby:" Credo che l'immaginario abbia altrettanto realtà del materiale" e che" la traccia di un sogno non é meno reale di quella di un passo, o del solco di un aratro nella terra". Una bibliografia? Non é necessaria. Oltre ai testi citati, su Castel del Monte é stato scritto tanto, tantissimo. Ed é un torto indicare alcune opere e altre no. Conviene leggere il più possibile su Castel del Monte: leggende e realtà, descrizioni reali e ipotesi fantastiche, senza però pensare di poter trovare una soluzione. Perché, come dice Jorge Luis Borges,"Io affermo che la Biblioteca é interminabile". Già, la biblioteca. A proposito: e se Castel del Monte fosse stato costruito per essere una biblioteca? Anzi: per essere non una biblioteca, ma la Biblioteca? Il sogno continua...

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MessaggioInviato: lun giu 06, 2005 09:02 
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Per chi risultasse interessato all'ottimo topic di Van, potrebbe essere divertente la lettura del topic dedicato ai Castelli Medievali.
http://drow.muzedon.com/forum/viewtopic.php?t=1540

Magari potete contribuire aggiungendo un castello della vostra zona! :wink:

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Siamo simili in molti modi, tu ed io. C'è qualcosa di oscuro in noi. Oscurità, dolore, morte. Irradiano da noi. Se mai amerai una donna, Rand, lasciala e permettile di trovare un altro uomo. Sarà il più bel regalo che potrai farle.
Che la pace favorisca la tua spada. Tai'shar Manetheren!


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