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Autore Messaggio
 Oggetto del messaggio: Poesie mie.
MessaggioInviato: sab mar 10, 2007 03:19 
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Iscritto il: mar mar 06, 2007 17:45
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Località: Underdark
Queste sono alcune poesie et simili che fanno parte di una mia raccolta personale. L'autore sono io.
Molte sono state rivedute e modificate dal sottoscritto, altre sono state cancellate e non hanno mai visto la luce.

Gli elfi del sottosuolo

Gli elfi oscuri del sottosuolo
non forgiano più.
Adesso le roventi braci
sono assopite in ragnatele.

Il martellare ed il calore,
l’assimilare
e l’evoluzione.
Gli elfi oscuri
non forgiano più;
lame oscure del piacere,
penne intinte nel sapere.

Adesso le eterne braci
sono spente.

Il freddo marmo ormai
infranto, come se
messo li, quasi per ricordare..

Gli elfi oscuri del sottosuolo
non forgiano più.
Ed io piango su
lame d’argento.
Arnesi nella
ruggine.


Individui indifferenti singolari

Siamo noi le creature vuote,
con la mente piena di inutili
aggeggi ed ornamenti.

Spaventapasseri colpiti
da un forte vento,
ci accingiamo a resistere,
con le nostre mani secche
e la testa di paglia,
rigidi nel nostro busto di legno.

Appassiamo fra le piaghe
del tempo, con i nostri occhi vitrignei
fermi sull'immagine.

Siamo sempre noi,
a vivere
scappando sulla neve ghiacciata,
in un eterna corsa verso
una salvezza che non esiste.

Con i nostri scorci di giornali,
aria fredda passa sotto
le porte di casa,
naturali pistole fumanti.

Vittime di una cristallizzazione,
incidiamo i nostri nomi
nella carne,
in tal modo, per non dimenticare.

Flebili urla vagano nell'aria,
in un acuto sporco.
Spogli dalla nostra identità,
trovarla è difficile.

Individui chiacchierano,
rispettabili signori
nelle viuzze.
Individui indifferenti singolari.

Guerra

Guerra.
Che solca il cammino,
che definisce il destino.
Corpi piegati sotto incessanti
contorsioni inumane,
mi perdo nell’inquietudine
e non fermandomi alle apparenze,
guerra,
incomincio ad amarti.
Mi diffondo in acuti
assurdi impossibili da disprezzare.
Il tuo suono è così vero
che risulta innegabile.

Inalo le mie aspirazioni fallite
per ricostruire la base
e mi innalzo come unico colore,
in mezzo a grigi spenti
privi di alcun significato;
apro la porta dell’odio
e creo il conflitto.
Guerra.
Non mi aspetto nient’altro;
che guerra.

Come un orco che piange,
come la scintilla di due lame,
come la fine di un prolungato
e prosperoso reame.
Guerra;
mi sono innamorato di te.

Ricordo valli di racconti lontani,
abbiamo aspettato così tanto tempo
guardando il paesaggio,
dimenticando che esso
ci sarebbe sfuggito di mano.
Non avremmo più visto
quei luoghi
ed essi sarebbero scomparsi
lentamente sotto le bombe tonanti.
Guerra, sono pazzo di te.

Comprendo i crepacci e godo
degli affossamenti,
traggo forza
e sopprimo tutti coloro
che si opporranno al mio volere,
alla mia monarchia.

Guerra, l’oscurità è eterna.

Chiave per il portale

Abbiamo vanificato
i nostri sogni
assopiti dal trambusto tutt’attorno.
Ci siamo risvegliati in un
mondo che non conoscevamo
ed abbiamo sanguinato.
Le mie dita toccano
la superficie fredda
delle tue labbra morte,
sapendo che ciò che era
non sarà mai più.

Tengo con me
la chiave per il portale.
Alberi innevati di paesaggi
e di ricordi lontani anni luce,
adesso soltanto il banale
scintillare di oggetti
elettronici nelle nostre mani.
Ciò che era
non sarà mai più.

Io non posso innamorarmi.
L’amore è per loro.
Tu tendi la tua mano
verso di me,
ma non posso seguirti.
Ho sentito il vento
ululare tra le fronde,
l’acqua scorreva pura
nel letto di questo fiume
ormai prosciugato.
Ciò che era
non sarà mai più.

Ci siamo adattati
ad una realtà che non
era la nostra,
abbiamo smesso
di provare il lancinante dolore,
ma quando tutto ebbe fine
ci ritrovammo soli;
soli, non ci era rimasto
nient’altro che odio.

Ed abbiamo distrutto,
siamo affogati nelle
nostre illusioni,
volendo credere alle bugie
più palesi;
in modo da sentirci
più confortati.

Tutto ci parve inutile,
sconnesso, immotivato,
fino a quando
capimmo tale chiarezza
che si nascondeva.
Ciò che era
non sarà mai più.

Idea!

Quando sento l'idea nuova,
quella vera,
quella che picchietta sulla
parete stabile della mente,
quando la sento,
incomincio a saltellare allegro
per la stanza.
Quando sento che ciò che
faccio possa soddisfare
le aspettative altrui,
mi riempio di gioia,
e danzo impazzito,
nella mia stanza.

Neanche mi accorgo di
quello che faccio,
non mi rendo conto
di essere in un profondo
rapporto con la mia stessa
mente,
ormai contagiata dall'idea,
appagata da essa,
che si esprime,
armoniosa e compiaciuta.
Poi improvvisamente,
tutto finisce,
mi fermo e mi rendo conto
che sto saltellando
in preda all'eccitazione
come un idiota.
E tutto perde valore,
tutto ritorna dal piccolo mondo
che vive nella mia testa.
E se qualcuno mi vedrebbe
dalla finestra?
Penserebbero solo
"Quello è matto da legare".
Non potrebbero
mai comprendere ciò che ho provato,
in quel estremo momento
di sincerità,
che ho avuto con me stesso.

Stelle morte

Stelle morte dietro la mia scia,
nel profondo nero del cosmo
brucia un fuoco innegabile.
Le armi sono alla mano
e il momento è deciso,
il cielo brilla di esplosioni
e la vita si piega
sotto il mio marchio.

Un urlo squarcia le tenebre,
il fulmine illumina
queste miserabili vite,
private ormai della loro
purulenta esistenza.
Carburante per il mio odio,
anestetico per il dolore,
conflitto e guerra eterni
catalizzatori.

Violacei cadaveri
ammassati,
strazianti verità rivelate;
e sotto il bagliore
di una pallida luna,
divengo inarrestabile
cacciatore,
bramando del sangue irresistibile.


E cavalco il cielo
quando le stelle brillano.
Sono puro.
Sono inviolato.

Un tremendo incubo silenzioso

Un tremendo incubo silenzioso.
Porterò il calice della conoscenza
attraverso lande disperse,
ove soltanto lo scorrere del fiume
ed il fragore del vento
possono esser uditi.

La massa fratturata,
frenetica e disperata
si dimena come una miriade
di larve ospitate da un cadavere.

Un tremendo incubo silenzioso.
Nessuno si accorge di nulla,
nessuno ti ascolta finché non urli;
nessuno ti guarda finche non
gli cavi gli occhi.
La torcia accesa e sventolante
nella mia mano sinistra,
la lama affilata e segnata dalla guerra
nella mia mano destra.

Evasione da tutto ciò
che è nullo.
Evasione da tutto ciò
che conduce al nulla.
Evasione da tutto ciò
che comprende l'annullarsi.
Voglio perdermi nei meandri
e negli stretti corridoi della mia mente;
per potermi ritrovare
al di fuori di me stesso.

L'assenza di una verità
ci ha condotto a queste conclusioni.
Ma forse sarò io ad illuminare
la tua strada.
Per motivare l'effetto,
bisogna effettuare
una profonda ricerca nella causa.
L'origine oscura
ti sta richiamando,
l'avrai notato anche tu.
Oh anima mia..
Gli eventi che prendono forma,
il disegno intricato
comincia a rivelarsi
e ti attrae sempre di più
verso il centro.
Il centro di ogni cosa.
La fonte di ogni sorgente,
l'inizio di ogni disperazione.

Fermati ad abbeverarti.
Intreccia il tuo volere
e dai spazio e forma unica.
Urla fino a scoppiare,
poi fermati a guardare il dipinto.
Non sono le mille foglie
d'autunno sui marciapiedi che
ricorderai maggiormente,
ma la singola foglia dai
colori rosei,
che ti cade in mano.
Prendi fiato solo per
ricominciare ad urlare.
Raggiungi un luogo
solo per poi ripartire.
Chiudi gli occhi solo
per poi riaprirli,
e quando l'avrai fatto;
tutto ciò che risiede intorno a te,
non sarà più come lo ricordavi.
Un tremendo incubo silenzioso.

La scatola

Ci sono spazi
ed incontri,
in qui il tempo ci ha
frammentato il suo scorrere.

Racchiusi in ciondoli
di ricordo,
sapevamo che potevamo
riaprirli quando
lo avremmo desiderato.
Semplicemente lo ignoravamo.

Tutti ripetono la stessa storia,
la vita ci ha traditi,
si, forse, può darsi.
Sospiriamo le nostre
sciocche anime
cercando redenzione,
ma ad essa
non vi è inizio.
Vi è solo l'inizio di
una fine.

Impossibile attribuire parole
a ciò che ho visto,
tantomeno a ciò che ho immaginato.

Il lento ed inesorabile scorrere
dei tempi,
che cambiano,
che mutano.
Rimarremo a guardare
mentre tutto ciò scompaia
dai palmi delle nostre mani?

Qualcuno si copre gli occhi,
uccide un amante
nascosto fra le pagine di un libro,
o scattato in una foro sbiadita.
Solo ora capisco.

Interazioni perdute,
sembrano appartenere
ad una vita che non è più tua.
Disastri incolmabili,
tragedie che si consumano
al fine di alimentare
il nostro futuro.

Ingannati dalla nostra coscienza,
catturati ed imprigionati
nel pensiero di qualcuno
che ci sta ricordando.
Questo siamo,
nulla di meno,
nulla di più.

Ci gettiamo in cascate,
nuotiamo nel centro del ciclone,
ci alziamo e ci costeggiamo
di case, di recinzioni.
Alziamo muri che arrivano
a toccare il cielo,
mentre noi rimaniamo
per terra.
Senza sapere assolutamente
nulla di noi stessi.
Da dove veniamo,
cosa facciamo
e come lo facciamo.
Veniamo dimenticati
prima di scomparire,
veniamo ricordati
solo quando siamo già morti.

Avevamo voglia di scoprire,
di conoscere il mondo,
eravamo pronti a vedere oltre
quelle staccionate e quei recinti,
oltre quelle rovine di vanità,
che tanto ci sembravano amabili
e alle quali abbiamo dato molto.

Abbiamo preferito
morire dissanguati, lentamente,
in agonia.
Invece che in una veloce
fiammata distruttiva.
Abbiamo infine guardato
il sole tramontare
centinaia e centinaia
di volte.
Ci siamo fatti strada
nella malinconia
delle nostre memorie
e lì, abbiamo aspettato,
lì, abbiamo esitato.
E lentamente,
abbiamo perfino
preso gusto
a sguazzare nella
nostra malattia.

Non ci siamo mossi più.
Resi pietrificati come
vecchi racconti di una storia,
abbiamo lasciato che il tempo
e la polvere ricoprissero
i nostri animi.

Il viaggio senza meta

Il domani è finalmente arrivato.

Abbiamo aspettato cosi a lungo,
per vedere il compimento
dei nostri obiettivi;
la realizzazione dei nostri desideri,
e lentamente la soddisfazione
è scomparsa.

Ci siamo sentiti vuoti,
rincorrendo i fantasmi
della nostra coscienza e della
nostra ragione.
Tutto ha incominciato
a sbiadire sotto i nostri piedi,
il mondo ci parve diverso,
come non l'avevamo mai visto prima.
Solo all’ora abbiamo compreso
che tutto ciò che avevamo
fatto per portare noi stessi
a compimento,
ci aveva condotti ad
agognare un nuovo traguardo.

Inevitabilmente,
ci siamo rimessi in marcia.
Verso un nuovo orizzonte,
verso una nuova meta,
e quando anche quella fu raggiunta;
capimmo che non vi era
una vera e propria meta
se non nella morte.
Ci eravamo liberati da ogni
paura.
Eravamo pronti a ripartire.
Ancora una volta.
Ancora una volta.

Fino alla fine del tempo,
ci guardammo negli occhi
con visi coraggiosi ed impavidi.
Sapevamo già tutto,
nulla poteva fermarci adesso;
nemmeno noi stessi.
Ci fermammo a guardare
l'acqua cristallina,
per poter distillare ogni verità.
Per poter far apparire
le cose per ciò che veramente erano.

Ci siamo fermati per poter
osservare il sole tramontare,
per poi riportare la luce il mattino dopo.
Non possono esistere albe
senza tramonti.
Non possono esistere tramonti
senza albe.
Può esistere un viaggio
senza meta.
Non può esistere meta
senza viaggio.

Finché il sole continuerà
a sorgere e a tramontare,
noi saremo qui.
E forse,
anche oltre.

Penso che bastino per farvi un idea di come mi piace scrivere a me.
Spero vi piacciano.

_________________
Immagine

Che sia l'astio, l'unica gioia del tuo animo.
Che sia la morte la tua unica ragione di vita.
Che sia la povertà dell'animo dell'uomo a sfamarti e che tu possa sempre prevalere sulla luce.


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