Il forum dei Drow, dei Vampiri e delle creature dell'oscurità
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 Oggetto del messaggio: Secondo racconto
MessaggioInviato: lun ott 29, 2007 21:06 
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Come promesso eoni fa posto un altro mio racconto dopo che sono stato spronato a sbozzolarmi! Fatemi sapere che ne pensate =)

Il profeta

Nessuno mi ha voluto dare retta, sono stato bollato come pazzo, così mi trovo costretto a scrivere la mia storia nella speranza che qualcuno leggendola non la consideri la follia di un uomo qualunque. Ero un professore dell’università di P. prima di aver vissuto la pazzesca avventura cominciata casualmente in uno dei posti più tranquilli del mondo. Stavo sfogliando un libro nella biblioteca di Lettere, ricordo bene che era un uggioso pomeriggio autunnale, il vento faceva vorticare qualche foglia secca e la gente per strada girava con l’ombrello perché il cielo cupo non prometteva nulla di buono. Sfogliavo questo libro antico, ma non è che lo stessi leggendo sul serio, davo solo uno sguardo di tanto in tanto, sperando che quella giornata terminasse presto. Mi imbattei però in un capitolo che non so dire per quale motivo calamitò letteralmente la mia attenzione. L’autore del libro sosteneva che l’origine dei miti più antichi e di molte delle paure più comuni dei bambini erano strettamente correlate. Cominciai così a svegliarmi dal torpore che mi pervadeva ed a interessarmi alla lettura. I bambini, sosteneva il libro, hanno spesso paura di stare da soli, ma non per un motivo ingiustificato, bensì perché il loro cervello, non ancora inquinato dal mondo moderno che li circonda, riesce a sentire qualcosa che pochi cervelli adulti riescono a percepire. I bambini hanno cioè una specie di sesto senso che vien man a mano atrofizzandosi. Capacità questa che le popolazioni antiche mantenevano anche in età adulta e che quindi riuscivano a “vedere”, se di vista si può parlare, cose che ora noi uomini non riusciamo più a vedere. Rimasi affascinato da questa teoria innovativa, così presi il libro in prestito e lasciai la biblioteca per recarmi a casa mia, dove avrei avuto modo di studiare il volume in pace. La mia abitazione non era distante dall’università ma il tragitto mi sembrò comunque molto più lungo del normale: aveva cominciato a piovere e si era alzato un vento fortissimo, le strade erano completamente deserte, mi sentivo quasi l’unico uomo sulla terra, l’unico almeno così folle da non avere un ombrello con sé. Arrivato a casa, potei dedicarmi al libro e qui il mio interesse si tramutò in uno scettico stupore. L’autore sosteneva che esistono diversi piani di esistenza, diversi piani di materia, ognuno incastrato dentro l’altro, ma nessuno di questi risulta effettivamente più interno di altri, come se fossero degli insiemi che si intersecano tutti nello stesso punto. Difatti quello che i bambini percepiscono, e quindi quello che percepiva l’essere umano migliaia di anni fa, non sono altro che vaghe forme indistinte degli altri mondi, come delle ombre o delle luci, a seconda del mondo percepito e della mente che lo percepisce. Non solo, sempre leggendo il libro, scoprii che c’erano dei momenti particolari, una sorta di congiunzioni astrali, che aprivano le porte a questi mondi, ma non le aprivano completamente, le aprivano per il singolo percettore, il quale viveva in quel mondo oppure abitanti di quel mondo venivano a visitarlo… Questa doveva essere la spiegazione dei miti e delle ricorrenze religiose. Sempre secondo l’autore, i profeti, i fondatori di culti antichissimi avevano davvero parlato con queste creature di altri mondi e non riuscendo a capire ciò che stava capitando loro, si convincevano che avevano a che fare con esseri soprannaturali, divini. Spesso questi abitanti di altri mondi si mostrarono crudeli con l’uomo, lo sottomisero e da qui nacque la paura atavica del bambino che percepisce delle cose e ne è spaventato. I sacrifici umani, comuni in tutto il pianeta, le offerte agli dei di beni materiali, non erano altro che il capriccio di questi esseri più forti, che avevano sì il potere di distruggere interi popoli, ma non di crearli dal nulla. Per qualche motivo con il passare dei secoli il cervello umano è riuscito a schermarsi alle intrusioni degli altri mondi, lasciando però come traccia del passato tutti i riti e le procedure religiose che servivano per ingraziarsi tali divinità. Tuttavia nei paesi animisti probabilmente ci sono ancora dei percettori in grado di ricevere ed esplorare gli altri mondi e sono così costretti a soddisfare questi esseri malvagi. Ovviamente non credetti a nulla di quello che c’era scritto, così chiusi il libro e andai a coricarmi, fuori la tempesta infuriava terribilmente, i lampi illuminavano il cielo come soltanto il sole avrebbe potuto fare. Il giorno dopo lessi sul giornale che quello che si era abbattuto la sera precedente era stato il peggior temporale degli ultimi 20 anni, e che in alcuni paesi dell’Asia era stato addirittura devastante. Trovai curioso che un temporale avvenuto qui, per quanto forte, s’abbattesse così distante, subito pensai ad un’immensa nube che copriva il globo terrestre dalla quale fulmini e saette s’abbattevano sul suolo. Poi posai il giornale e, essendo quello il mio giorno libero, invitai un mio caro amico appassionato di antropologia e di leggende mitologiche a commentare con me il libro che avevo preso il pomeriggio precedente. Insieme leggemmo e rileggemmo alcuni brani, anche alcuni che a me erano sfuggiti, tipo quello nel quale l’autore, che volutamente non nomino mai, sosteneva di conoscere il modo di eliminare i blocchi nel cervello per poter ammirare “l’atrocità degli altri mondi”, come scriveva nel suo libro. La tecnica è molto più semplice di quella che io vorrei che fosse, consiste in una specie di autoipnosi che consente al cervello di svuotarsi completamente e poter così recepire i flussi esterni. Forse fu suggestione, forse abbiamo aperto le nostre menti sul serio, ciò che segue comunque è realmente incredibile. Nere ombre alte due metri vorticarono nella stanza generando un vento fortissimo, le mura si sbriciolarono e una cupa brughiera ci apparve allora. Le ombre s’allontanarono ma la tensione rimase lo stesso altissima, il sangue mi si gelò nelle vene, tanto che le mie mani si intorpidirono, quando ad un tratto sentii un urlo, mi girai e vidi il mio compare di ricezione in ginocchio che piangeva supplicando pietà, d’istinto urlai e la mia voce uscì alterata, particolarmente alta, fastidiosa alle mie stesse orecchie, poi tutto finì all’improvviso. Il vento cessò, la mia voce tornò normale e il mio amico si riprese. Ci venne allora incontro un’ombra più grossa di quelle che avevamo incontrato pochi istanti prima, si chinò su di noi, e ci parlò. La tentazione era quella di fuggire, di chiudere gli occhi e scappare via, ma non potevo, dovevo sentire quello che l’ombra ci diceva, dovevo obbedire all’ombra, e così feci. Terminato il colloquio, durato solo pochi minuti, la brughiera spettrale svanì e ricomparvero le solide mura di casa mia, anche se l’impressione che qualche ombra fosse rimasta non mi fece sentire tranquillo. Comunque riassumendo ciò che era successo, io e il mio sventurato amico avevamo aperto le nostre menti casualmente con la fine della congiunzione astrale favorevole, e questo era il motivo per cui riuscivamo a vedere solo delle ombre, preservando così la nostra sanità mentale. Scoprii anche che il temporale che aveva colpito l’intero globo, come sembrava dalle notizie che avevo letto era stato causato dalle creature che avevo visto, le quali, avendo scoperto che stavo per aprire una porta sugli altri mondi, volevano darmi una dimostrazione del loro potere. L’ombra fece anche una richiesta, una richiesta perversa e mostruosa, dovevamo offrire un nostro simile a quell’immonda creatura entro la fine dell’anno, altrimenti la sua furia si sarebbe scagliata su tutti noi. La testa mi doleva, non so dire se per l’idea di dover uccidere qualcuno o se per colpa del viaggio mentale che avevo fatto, mi girai e vidi il mio amico in un stato peggiore del mio, forse lui era riuscito a vedere e sentire più di quanto ero riuscito io, sta di fatto che i suoi occhi invasati mi fissavano vitrei e sbavava come un animale feroce. D’istinto indietreggiai e proprio questo mi salvò la vita, perché mentre cercavo di capire cosa fosse successo mi saltò addosso brandendo un pugnale uscito dal nulla e mi avrebbe sicuramente colpito alla gola se non avessi fatto quell’istintivo passo all’indietro. Il mio amico rovinò a terra, si girò di scatto ringhiando e incredibilmente, si bloccò di colpo, un fiotto di sangue gli sgorgò dalle labbra, ritirai la mia mano da sotto il suo volto e m’accorsi in quell’istante che anche io avevo un pugnale in mano, e cosa ancora più atroce, lo avevo usato, inconsapevole delle mie azioni e per difesa, ma avevo ucciso. Lasciai cadere l’arma a terra e mi buttai in ginocchio per vedere cosa avevo fatto, ma la risposta la conoscevo già, avevo placato l’animo di quell’ombra mostruosa obbedendo al suo empio ordine. Senza neanche preoccuparmi del sangue che mi sporcava le mani ed i vestiti mi guardai attorno per cercare non so cosa, quando l’occhio mi cadde sul libro che avevamo lasciato aperto, quel libro m’attrasse incredibilmente in quel frangente così drammatico, e quando andai a leggere quello che c’era scritto su quella pagina, vidi che spiegava come offrire in dono il sacrificio compiuto. La cosa terrorizzante è che quelle pagine prima non c’erano, erano come apparse dal nulla. Comunque seguii passo passo le istruzioni di quel tomo infernale, non riesco ora a raccontare tutti i procedimenti che feci, e che ho ripetuto diverse volte, ma alla fine il cadavere svanì lasciando uno strano odore di violette. Esausto crollai a terra in un sonno profondo, turbato da inquietanti figure ed oscure minacce. Al mattino mi trovai tutto sudato, gli indumenti, così come le mie mani, erano sporchi del sangue rappreso del mio amico, la lama rilucente del coltello invece sembrava immacolata, le sue sinistre decorazioni violacee brillavano di luce propria, presi il pugnale in mano, constatai che era leggerissimo, come una piuma e non mi sorpresi quindi di non essermi accorto di averlo stretto in pugno la sera precedente. Sul tavolo accanto al libro trovai una scatola nera che la sera precedente non c’era, automaticamente ci riposi il pugnale. Mi sentivo osservato, mi girai e non vidi nessuno, ovviamente chi poteva esserci in casa mia? Pensai che forse era il senso di colpa che gravava sulla mia anima, cercai di non pensarci, mi stropicciai gli occhi con l’indice ed il pollice e decisi che forse avrei fatto meglio a fare colazione, mi recai in cucina percependo distintamente un continuo fruscio causato da passi leggeri e veloci nelle mie orecchie. Non c’era nessuno, ero solo in casa eppure sentivo dei rumori, feci un pasto veloce lanciando sguardi alle mie spalle di tanto in tanto e sussultando ogni volta di più. D’istinto presi le chiavi di casa e corsi all’uscio, mentre centinaia di sguardi si posavano su di me, corsi in mezzo alla strada sperando di liberarmi dall’idea di morte che permeava la mia casa, ma la strada era deserta, e forse fu meglio così dato che i miei vestiti erano sporchi di sangue, comunque l’impressione che qualcuno mi seguisse persisteva a tormentarmi, appoggiai allora le spalle al muro più vicino, subito mi sentii meglio, come se il contatto fisico con la solida materia mi facesse da schermo all’occhiate malevoli che mi venivano lanciate contro. Comunque questo non fu abbastanza, sentivo sempre dei sommessi fruscii e ora la paura di essere seguito mi stava paralizzando contro quei mattoni sporchi, in più stava alzandosi il sole, quindi fra non molto la strada si sarebbe affollata, non potevo assolutamente farmi vedere con i vestiti così sporchi. Feci un respiro profondo, chiusi gli occhi e cominciai una corsa forsennata verso la porta di casa, lottai freneticamente con la serratura perché per l’agitazione non riuscivo a far entrare la chiave e finalmente quando riuscii ad entrare in casa potei tirare un sospiro di sollievo. Per un po’ sparì la sensazione di non essere da solo in quella stanza e non sentii più nessun fruscio, come se la dose di adrenalina che la paura mi aveva generato avesse scombussolato momentaneamente il mio apparato ricettore. Ne approfittai per cambiarmi, intanto il sole si era alzato completamente, quindi, sebbene incerto, mi recai all’università sperando che la compagnia, come aiuta i bambini a superare la paura, aiutasse anche me. Il breve tragitto che separa l’università da casa mia lo percorsi il più rapidamente possibile, e quando finalmente vidi il naturale trambusto universitario i miei nervi s’allentarono ed io potei tirare un sospiro di sollievo. Incredibilmente la paura che avevo patito mi aveva fatto dimenticare l’azione atroce che avevo commesso meno di 24 ore prima. La sensazione di non trovarmi solo in stanza anche quando effettivamente non c’era nessuno, i rumori inesistenti ed inquietanti che solo io avvertivo mi perseguitavano senza sosta, tanto che solo il sentire la voce di un altro essere umano mi faceva tirare sospiri di sollievo e sentivo che il sangue riprendeva a scorrere normalmente nelle mie vene. Venne la sera, con il buio la mia paura aumentò sensibilmente e l’idea di dover rientrare in casa e lì trovarmi da solo mi agghiacciò, comunque mi feci forza e faticosamente riuscii a rincasare. Una volta solo nella stanza del delitto mi venne in mente che nessuno aveva notato l’assenza del mio giovane amico, e la cosa mi lasciò stupito, dopotutto anche lui era un professore, e tutti sapevano della nostra lunga amicizia… Tutti sapevano che ero amico di… Il nome, il suo nome! Non ho mai più ricordato il suo nome, come non ricordo più nulla di lui se non quello semplicemente correlato al rito macabro che fui costretto a compiere. Non so quale forza mi impedisse di lasciare quella stanza, comunque lì dentro avevo l’assurda sensazione di essere più protetto che altrove e così mi adagiai su una poltrona sperando che la notte passasse rapidamente. Purtroppo non fu così, quando ormai credevo che sarei stato lasciato in pace e le mie palpebre stavano per chiudersi, un lampo accecante invase la stanza, un ululato lugubre fece tremare i vetri tanto era potente. Una zampa palmata e squamosa apparve alla mia vista, dal nulla. Afferrai i braccioli con violenza, mentre una voce possente mi parlò, quello che disse esattamente non lo ricordo. Quel mostro era rimasto soddisfatto dalla celerità con cui avevo obbedito al suo ordine e mi disse anche che se avessi continuato in questa maniera, sarei stato anche ricompensato. Strinsi gli occhi più forte che potei, quando li riaprii la stanza era vuota, non c’era nulla di strano. Così, insicuro e malfermo, decisi d’andare a letto a coricarmi. I miei sogni furono sconnessi ed agitati ma almeno riuscii a dormire. Il giorno dopo notai dei lunghi tagli poco profondi sui miei avambracci, e, sul muro di fronte a me, con orrore scoprii un’inquietante scritta stampata con il fuoco. La grafia era perfetta e minuta, ricordo anche quello che c’era scritto, visto che rimase stampigliato su quel muro molto a lungo. La frase diceva: “La tua celerità merita un premio, la vera vita ti aspetta, prima però dovrai svolgere ancora qualche compito…”. Tremai all’idea di quale sarebbero potuti essere i compiti che mi richiedevano, così mi alzai dal letto, mi voltai di scatto e come al solito non vidi nulla, per qualche motivo non riuscivo ad abituarmi a quella sensazione terribile ed angosciosa di essere costantemente spiato. Nella stanza del delitto trovai la scatola che conteneva il pugnale aperta, ed io ricordo perfettamente che non avevo più aperto il contenitore che custodiva quella macabra arma. I fruscii che percepivo gli altri giorni erano ora seguiti da leggeri sibili, quasi inintelligibili ma che sfortunatamente ero in grado di comprendere, così, obbedendo a quello che mi veniva bisbigliato nell’orecchio presi il pugnale in mano. Un’ondata di vigore pervase la mia carne, le mie dita strinsero l’impugnatura e all’improvviso ogni paura era scomparsa, non l’idea di essere spiato, semplicemente non mi terrorizzava più. Quella notte obbedii alle voci, feci il loro volere, commisi le azioni più turpi che mi venivano consigliate, ed in nessuno di questi momenti provai paura, anzi la liberazione da quell’angosciosa situazione mi rese quasi ilare mentre facevo ciò che ogni altro uomo non vorrebbe mai fare neanche in un incubo. Al sorgere del giorno, esausto e soddisfatto rincasai, deposi il pugnale nel suo scrigno e la testa mi girò, tanto che sentii il bisogno di sedermi per non cadere, chiusi gli occhi e quando li riaprii mi ritrovai in un altro mondo, non era quella spoglia brughiera che avevo già visto, era qualcosa di incredibile e indescrivibile allo stesso tempo. Non ho mai più visto nulla di così bello ed eccezionale come quel giorno, ora so quale era stato il premio che mi spettava, dovevo diventare un nuovo profeta, latore del messaggio di quel mostruoso popolo, che oramai per me è magnifico. Mi rendo conto che la strada da compiere è cosparsa di sangue, ma quel posto, quel posto è ciò per cui ormai vivo, ciò per cui ogni essere umano dovrebbe vivere, se solo qualcuno mi credesse, se qualcuno volesse ascoltarmi… Invece tutte le prove che vorrei poter usare per avvalorare le mie parole non esistono più, sono evaporate in nuvole di profumo alla violetta come quel primo cadavere che ho donato in sacrificio agli esseri superiori, ogni traccia è scomparsa, persino la scritta sul muro e gli uomini che sono stati sacrificati sembrano non essere mai esistiti. Mi hanno messo alla prova. Devo dimostrare al mondo intero la via per congiungere i nostri mondi, i sacrifici che ho offerto, hanno stabilizzato il passaggio, però purtroppo i bambini non hanno un cervello abbastanza sviluppato per capire cosa succede, lo possono soltanto avvertire, e gli adulti ormai hanno perso la capacità di vedere e sentire. Se fallirò la prova verrò giustamente punito, probabilmente non potendo mai più vedere quel paradiso da cui mai più mi sarei staccato, e nulla di peggiore potrebbe capitarmi… Ho bisogno che qualcuno mi creda o la vita per me sarà solo un peso, un enorme peso di cui non potrò mai più liberarmi, costretto come sono dalla mia maledizione di aver visto senza mai più vedere.

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MessaggioInviato: mer ott 31, 2007 00:28 
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Località: Valm Neira & Torno
Bello...mi piace moltissimo!!!
Non è né troppo lungo né troppo corto ma come ogni racconto che si rispetti si prende i suoi tempi...

Bravo Ysi!!! :clap:

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...sto morendo....ma non importa....puoi anche dimenticarmi....

"Perchè io sono un uomo con dei sentimenti..." by PN

XD XD XD XD XD
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MessaggioInviato: mer ott 31, 2007 16:27 
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Iscritto il: gio dic 15, 2005 16:15
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Località: TERNI!
per prma cosa quando l'ho visto ho pensato: Che polentone lungo.
poi piano piano mi sono lasciato prendere e devo farti i miei più vivi complimenti. Bel racconto continua così. ;)

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ebbbene si ho tolto la mia firma storica :sese:
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MessaggioInviato: dom nov 04, 2007 12:16 
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Iscritto il: gio mag 03, 2007 02:05
Messaggi: 14507
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Grazie, grazie molte a tutti quanti =)

In effetti pensavo che fosse lungo da leggere in un forum, quando l'ho visto postato è mancato il fiato a me stesso :D

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MessaggioInviato: lun nov 05, 2007 09:27 
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Iscritto il: gio gen 25, 2007 15:42
Messaggi: 5612
Località: antella
..............dove la compri la droga? :lol:


no, dai scherzo, molto bello, sembra lungo ma la scrittura è scorrevole e non si fa fatica.
Complimenti!!!

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le apparenze esistono per guardare oltre, giacchè il cuore più grande può battere nell'essere più piccolo e singolare. Chi chiude gli occhi per presunzione non scoprirà questo preziosissimo tesoro ne in se stesso nè negli altri
perchè io..... sono un uomo con dei sentimenti.... P.N.


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MessaggioInviato: lun nov 05, 2007 11:16 
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Reitero i ringraziamenti =)

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MessaggioInviato: gio nov 22, 2007 19:52 
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narrazione fluida,ben dosata e col giusto ritmo e lo stile mi piace :)
Quoto Lokunos :D continua così :wink:

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MessaggioInviato: ven nov 23, 2007 13:43 
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Parlate così perché sono il Re del mondo! :sisi:

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MessaggioInviato: ven nov 23, 2007 16:06 
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Ysingrinus ha scritto:
Parlate così perché sono il Re del mondo! :sisi:

Ti prego basta co' 'sta storia :crying:

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 Oggetto del messaggio: Re: Secondo racconto
MessaggioInviato: dom mag 24, 2009 01:55 
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Iscritto il: mar mag 12, 2009 22:59
Messaggi: 527
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Fantastico e tremendo al tempo stesso.
Il protagonista compie il male con la stessa innocenza con cui un bambino strappa la coda ad una lucertola, senza preoccuparsi di arrecare dolore, di commettere errori.
La percezione alterata del bene che scivola nel male e viceversa, oramai divisi da una sottile linea di follia lo rende davvero bello e meritevole di essere letto, bravo =) .

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Stupito il diavolo rimase quando comprese quanto osceno fosse il bene
e vide la virtù nello splendore delle sue forme sinuose...


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 Oggetto del messaggio: Re: Secondo racconto
MessaggioInviato: dom mag 24, 2009 01:59 
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Iscritto il: gio mag 03, 2007 02:05
Messaggi: 14507
Località: Manduria - Roma (molto poca)
Continuo a ringraziare!
In realtà questo racconto forse mi piace meno di altri, c'è qualcosa che continua a rimanermi difficile da capire, forse qualcosa non ben calibrato... Sono comunque molto contento che nonostante i miei dubbi vi sia piaciuto! =)

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