Lontano dalla sua patria scrisse queste parole, riportate qui dalla mano di un uomo che nulla più ha a che fare con la storia che intrecciarono tempi antichi, ma che nell’animo rimane prigioniero dell’era dove l’alba si perde...
15 aprile, A.D. 1002
Partito da tempo immemorabile per una terra sconosciuta, dove nemmeno un refolo di vento abbraccia le membra stanche, cercando di portar loro sollievo. Solo polvere, un oceano a perdita d’occhio di sabbia fine e tagliente, che con il suo mefitico calore infetta le piaghe suppuranti che ricoprono le nostre ferite. Se per Dio questa è la guerra, che se la combatta da solo, invece di usare noi stolti burattini come animali da sacrificio, adatti solo a far divertire il nemico, che prima di finirci, ci dona l’estremo privilegio di essere giudicati dalla mano del loro grande Signore, i cui arti si estendono sino al duro Sole che ci annienta. I viveri sono finiti da due giorni, l’acqua da uno, le carte sono errate, e ora giriamo senza meta, cercando di trovare un luogo degno per morire, un luogo che non sia infestato da rognosi ratti e inondato di quella rossa sabbia che par tinta dal sangue dei nostri fratelli. Che Dio ci aiuti, se davvero vuole che la guerra sia vinta.
16 aprile, A.D. 1002
Forse davvero il nostro Misericordioso Signore ha pietà di noi rudi soldati, infatti stamane, quella che pareva una tempesta di sabbia si è rivelata la nostra salvezza. Ora, che le guardie personali di Jasud el Tarib ci hanno trovati ridotti oramai a mucchi di cenere, deliranti per il caldo torrido, e ci hanno rifocillato, ci troviamo nel palazzo di questo nobile infedele, come lui stesso ama definirsi alle nostre orecchie. Egli non è come gli altri signori della guerra mori, egli predilige le lettere e le filosofie, l’astronomia e le arti, adora conversare nei suoi giardini con dotti, medici illustri e sapienti in generale. Un uomo come lui dovrebbe essere nostro nemico? Forse nella sua lungimiranza il Signore ha errato...
17 aprile, A.D. 1002
Il mio secondo giorno di permanenza al palazzo di questo signore illustre mi ha aperto ulteriormente gli occhi su quanto sciocca fosse la nostra missione. Il mio ospite più volte ha affermato che i nostri Creatori siano uno solo, che ama sollazzarsi con le nostre urla strazianti o con il sangue che versiamo l’un l’altro. Ascoltando queste parole trovo che forse Jasud sia molto di più di ciò che sembra apparire. Oggi mi ha mostrato le bellezze della sua raggiante dimora, comprese le aree più riservate, e ha dato il permesso a me e ai miei uomini di sollazzarci con cibo, giochi, e persino con il suo personale harem, dove dimorano le più belle figlie del deserto. Forse l’amore mi aiuterà a capire ciò che si annida oltre i declivi del mio cuore.
18 aprile, A.D. 1002
Che il Signore Iddio mi maledica! Quello che qui sta accadendo ha davvero dell’incredibile! Nell’harem dello sceicco si trovava una donna di rara bellezza, che manteneva intatta le sue grazie nonostante l’età avanzata. Ho evitato di giacere con lei, per timore di turbare si tanta grazia, ma poco tempo dopo, alcune ore credo, ho visto una giovane, la quale, se non fosse stato per la mancanza di sottili rughe che fregiavano il viso, e di una patina opaca che copriva gli occhi segnati dal tempo, sarebbe sicuramente stata identica alla donna più anziana, la sua bellezza era la stessa, perfetta in ogni dettaglio. I miei uomini hanno riso di ciò, dicendo che forse si trattava della figlia, o della nipote, assomigliante alla donna. Credo che questa spiegazione sia plausibile, ma qualcosa mi morde l’animo, qualcosa mi dice che altro si cela...
19 aprile, A.D. 1002
Le stranezze non sono finite! Oggi due dei miei migliori uomini sono scomparsi! Avevano deciso di passare la giornata fuori dal palazzo, nell’oasi che lo circondava, e per non soffrire il cocente caldo, erano in una pozza d’acqua purissima, che sgorgava da una della rare sorgenti naturali. Li vidi io stesso dalla finestra della mia stanza, dove mi ero ritirato a leggere alcuni degli interessanti testi di filosofia orientale posseduti dal mio ospite. Pochi istanti dopo cercai di riosservarli, ma essi erano scomparsi. Non avrebbero mai potuto allontanarsi troppo dal luogo, anche perché la pozza era situata all’estremo confine dell’oasi. Le guardie di Jasud li hanno cercati dovunque, ma senza risultati degni di essere menzionati. Jasud continua a ripetere che il deserto sa essere traditore, ma che l’uomo lo è ancora di più...cosa vuole significare?
20 aprile, A.D. 1002
Oggi nessun evento di radicale importanza ha segnato la giornata. Ho passato il tempo insieme allo sceicco, nella sua biblioteca, ed egli stesso mi ha consigliato alcuni rari volumi, tra i quali perduti testi di regni scomparsi e civiltà distrutte da molti secoli. Molti segreti si celano tra quelle pagine quasi sbiadite dal tempo, segreti di tecnologie straordinarie, che pochi oramai possono vantare la memoria di aver mai conosciuto. Senza nemmeno darmi un saluto, vidi il mio ospite allontanarsi di fretta dalla biblioteca, lasciandomi solo ad osservare alcuni volumi che ritenevo di aiuto per comprendere la storia del nostro mondo corrotto. La mia attenzione fu però attirata da una scaffalatura, dove troneggiavano una serie di tomi rilegati in ferro arrugginito dal tempo, e molto sporchi e polverosi. Ne presi uno, come attirato dalla loro venerabile età, ma appena ne aprì uno, un senso estremo di repulsione si fece vivo in me, bloccando i miei sensi, e lasciando che il tomo mi scivolasse dalle mani. Che io sia dannato se quelle pagine non erano vergate con sangue umano invece che con un normale inchiostro. L’odore che emanavano sapeva di morte e corruzione, e non mi spinsi oltre cercando di decifrare la scrittura tuttavia molto lineare della pagine osservate. Invece corsi via da quel luogo malvagio, deciso a chiedere spiegazione allo sceicco per quella profana raccolta.
21 aprile, A.D. 1002
A quanto pare ho commesso un errore imperdonabile. Non dovevo parlare dei libri al mio ospite. Egli mi ha tolto la parola, mi saluta appena quando mi incontra nei complessi labirintici corridoi del suo immenso palazzo. Credo sia rimasto turbato dalle descrizioni accurate che gli ho riferito, come se io mai avessi potuto vedere quei libri. Oggi inoltre mi è stato recapitato un cesto ricolmo di frutti prelibati, e un piccolo biglietto su carta argentata che riportava la seguente scritta: “Sono addolorato di informarvi che stiamo per andare in guerra, dovremo partire entro domani, io e le mie guardie d’elitè siamo già in viaggio, mentre il resto dell’esercito ci raggiungerà domani. Resterete quindi solo nel palazzo, vi prego di mantenerlo una dimora accettabile, e di non leggere mai più quei suddetti libri. Tenete la vostra persona e i vostri uomini al largo dal corridoio est dell’ultimo piano, e dalla porta estrema della biblioteca, tutto perché il vostro soggiorno sia piacevole, e non terribile. Un sincero saluto, che i nostri dei mi proteggano. Se ci rivedremo avrete delle spiegazioni, se dovessi morire in battaglia, fuggite dal mio palazzo con estrema velocità, la massima che le vostre gambe vi consentano.” Strane e confuse parole ripercorrevano la mia mente, compresa l’unico mozzicone di frase che lessi nel famigerato libro: “E sia il giorno di sangue a portare l’immortalità...”. Dovrò riflettere su tutto ciò...se ne avrò ancora l’occasione.
22 aprile, A.D. 1002
Oggi sono partite anche le ultime truppe di Jasud, marciando contro quello che devo aver capito essere il manipolo di cavalieri Ospedalieri che ci precedeva nel viaggio. Sarà la loro disfatta credo, perché i soldati sembravano inebriati da una strana follia omicida, che credo li spingerà ad azioni cruente ma perfette per una battaglia. Siamo ora rimasti soli nel palazzo, e inizierò proprio dal giardino dove sono scomparsi due miei uomini le ricerche. Il giardino è composto di vari settori privilegiati, alcuni atti alla coltivazione di generi per la sopravvivenza, altri per produrre frutti dalla strana parvenza, alcuni dei quali ho assaggiato, e ricordano il sapore del miele e dell’ambrosia celeste. Gli altri settori risentono dell’influenza maestosa del palazzo, e sono atti a rendere più gradevole l’altrimenti tetro e misero paesaggio, oppure a deliziare gli animi degli occupanti, soprattutto quello dello sceicco durante le sue piccole discussioni filosofiche. Non ho trovato nulla di strano o particolarmente bizzarro in quel luogo, ma devo dire che la fonte d’acqua che alimenta ogni angolo del palazzo in modo naturale proviene proprio da quel ricco sottosuolo. In che modo sia stata incanalata questo rimane per me un vero mistero, che le domande future che porrò a Jasud non credo risolveranno.
23 aprile, A.D. 1002
Giornata scarna di eventi, abbiamo passato il tempo con alcuni goliardici giochi che abbiamo scoperto in terra santa, gli scacchi, la dama e uno strano gioco praticato in quel luogo, utilizzando ossi di vertebre caprine, un gioco da quanto dettomi dallo sceicco proveniente dall’oriente estremo. La giornata era più soleggiata del solito, così abbiamo pensato di perdere del tempo in pozze ombreggiate nel magnifico giardino. Appena siamo entrati, chi tuffandosi di colpo, chi calandosi per assaporare l’entrata, abbiamo dovuto convenire che davvero l’ombra in quel luogo faceva miracoli. Nemmeno dieci pani di ghiaccio da cento libbre avrebbero reso così fredda la cristallina pozza. Siamo usciti, gettandoci sulla sabbia rovente per qualche secondo, in modo da riprendere coscienza dal colpo ricevuto. Alcuni piccoli pesci verdastri risiedono in pozze dello stesso genere ma molto più ristrette. Non credo siano commestibili, e non capisco come possano non assiderare. Altro mistero di quello strano luogo. Forse il Buon Dio non ha ancora terminato di prendersi gioco di noi.
24 aprile, A.D. 1002
Ancora nessuna notizia delle truppe, e nemmeno del loro Signore. Pare che anche le donne siano partite, giacché abbiamo costatato con estrema perizia di essere completamente soli. Forse i soldati gradivano la loro leggiadra compagnia durante i periodi di veglia o attesa. In ogni caso ho preso due uomini dei più fidati, Lisandro della Fornace, abile di spada quanto di parola, e Fredhrich Iffir, soldato volontario dei paesi teutonici, una volta carceriere in una fortezza templare, poi fuggito per coprire alcune atrocità commesse e mai giudicate, da pagarsi con pene severe. Egli mi da i brividi ogni volta che il mio sguardo incontra il suo. I suoi occhi sono più freddi e impassibile di un cadavere fresco, e la sua voce rimbomba seppur non vi sia eco. Ma di loro mi fido, e sono abili nelle arti militari, mentre il loro spirito è temprato da durezze inimmaginabili. Vaghiamo senza metà, con torce che illuminano i recessi del palazzo, e siamo giunti sino alla porta di quella malefica biblioteca. Non sono riuscito ad entrare, così ho mandato Lisandro, perché prendesse uno di quei libri. Al suo ritorno il volto era sbiancato, ma nelle mani reggeva un pesante volume, che prontamente mi consegnò. Non ho osato aprirlo subito, l’ho riposto nei miei appartamenti, ma domani dovrò farmi forza e sfogliare ancora una volta un tomo maledetto.
25 aprile, A.D. 1002
Che il Signore mi protegga! Non avessi mai aperto quel libro! Qualcosa di vivo si cela in lui, una forza misteriosa che si è liberata appena lo sfogliai. Un’ombra ora si aggira solitaria per il palazzo, posso sentirla la notte, mentre striscia, cercando chissà quali tormenti e angosce, senza alcuna tregua per le nostre menti sopraffatte da tale malvagità infernale. Non so se lo sceicco sapesse di quello che veniva custodito in quel libro, ma appena riuscirò a parlargli, gli estorcerò risposte, anche se dovessi ricorrere a mezzi poco ortodossi...
26 aprile, A.D. 1002
Siamo ancora rintanati nelle nostre rispettive stanze, non osiamo uscire per timore di incontrare quella creatura nefanda, qualunque cosa essa sia. Ho passato il tempo a decifrare la fitta scrittura del libro, ma non ne capisco la lingua. Sembrerebbe greco antico, ma i caratteri hanno sfumature semantiche e accenti differenti, quindi la traduzione mi riesce con estrema difficoltà. Le prime righe, le uniche che ho tradotto, sembrano riportare l’inizio di un’oscura preghiera dalle forme arcaiche: “Per colui che divora l’anima nell’Abisso, per colui che arde nel fuoco del suo peccato...”. Rabbrividisco pensando all’ombra la fuori, collegandola a quelle parole oscure. Sembra però che al sorgere del Sole essa arresti il suo peregrinare folle, cessando per una parte della giornata di esistere, per poi ritornare ancor più possente appena le dune rossastre inghiottono l’astro celeste. Attendiamo ancora l’arrivo dello sceicco, ma sembra che nessun presagio porti questo desiderato evento alla nostra conoscenza.
27 aprile, A.D. 1002
Finalmente sono tornati! Annunciati dal suono chiaro e cristallino di un corno argenteo, le truppe di Jasud, con alla loro testa lo stesso sceicco sono ritornate! Vittoriose spero, ma molte domande dovranno essere svelate in risposte precise. Lo sceicco mi ha salutato, dicendo che gli Ospedalieri sono sfuggiti al loro assalto, ma nella sua voce notavo molte vene di speranza e soddisfazione per quel fatto, che a mio avviso, pur non essendo una sconfitta, non rappresentava di certo motivo di vanto e vittoria. Dopodiché, è sparito nei suoi appartamenti privati, rimandando a prossima data le domande che intendevo proporgli con grande ardore. Nel suo sguardo vi era timore, ogni volta che incrociavamo un corridoio particolarmente buio, oppure quando la Luna sorgeva mascherata da nuvole malignamente scure. Sembrava terrificato dai rumori a cui noi oramai eravamo avvezzi, e non si spostava se non accompagnato dalla sua scorta d’elite, come se temesse di incontrare qualcuno...o qualcosa. Dovrà spiegarmi esattamente di cosa ha timore...forse che così anche le nostre paure abbiano un senso.
28 aprile, A.D. 1002
Oggi, riunione ufficiale nella biblioteca. Lo sceicco ha riunito me e i miei uomini migliori, tra cui Lisandro, ma non il teutone per chiarirci le idee. Ha narrato una bizzarra sequela di eventi, uno più incomprensibile dell’altro, riguardanti strani riti profetici e mistici, alchimia perduta e la scoperta dell’immortalità. Di tutto questo nulla è sfuggito alle mie orecchie, ma nulla per altro mi ha spiegato quello che si aggira nei corridoi la notte. Secondo Jasud si tratta solo di fervida immaginazione, alimentata da banchetti pesanti, vizi sfrenati con le donne, e rumori di animali notturni. Sui banchetti e i rumori fui subito d’accordo, ma appena gli spiegai che di donne, dal tempo in cui partì per la pugna non vi fu traccia, il suo volto si incupì, e mi disse di giurargli quello che avevo appena affermato. Quindi chiamò due sue guardie, e parlò loro in una lingua che di certo poco aveva a che fare con l’arabo, benché non mi diletti di nessuna delle due. Anche lo sguardo delle guardie divenne torvo, e mentre andavano in chissà quale meta, si aggiravano molto più cautamente di quando erano arrivati nella biblioteca. Mi pare di aver sentito una parola, Akelas, la quale ho visto, pur senza volerlo scritta in diversi angoli dei muri portanti del palazzo, e persino in alcune pagine del tomo maledetto, in riferimento alla preghiera tradotta. La cosa diventa sin troppo pericolosa...dovrò organizzare una fuga, se voglio salva la vita mia e dei miei uomini...
29 aprile, A.D. 1002
Oggi ho passato la giornata con il mio commilitone Lisandro, passeggiando per le strette terrazze del palazzo, al tramonto oramai, quando le stelle cominciano timidamente a mostrarsi nella volta celeste. “Se davvero il Signore guarda da lassù, dirà che siamo proprio in trappola comandante...” furono le uniche parole che disse da molto tempo a questa parte Lisandro. Alla domanda di cosa intendesse dire con quell’affermazione, il mio animo fu scosso dalla risposta che ricevetti: “Dall’immensità celeste noi pariamo in mezzo a fauci possenti, pronte a divorarci...Siamo qui sopra un dente, non trovate? Piccole oasi come questa, circondate da giardini di sabbia candida, pallida come un lieve strato di neve, e tutt’intorno un oceano di sangue, sabbia color dell’ardore o della morte, quindi il buio totale, fauci immense pronte a divorarci...”. Ebbi paura in quel preciso istante, un grande timore si impadronì delle mie membra, mentre il freddo calava su di noi, e una voce trasportata dal vento, portava sventura per tutti noi...sventura e morte...
30 aprile, A.D. 1002
Non ricordo come ieri notte mi ritrovai improvvisamente a letto, ma di certo questa mattina la cosa mi pare strana. Lisandro giura di avermi lasciato solo sulla terrazza, dopo che lo congedai, ma questi ricordi mi sfuggono, come quando si cerca di prendere troppa sabbia tra il pugno. Oggi con qualche pergamena, e una pianta del palazzo, aiutato dagli uomini più fidati, stò tracciando un percorso per fuggire, da attuarsi il più presto possibile, prima che i presagi avuti si avverino, veri o menzogneri che siano. Non sarà difficile, le stanze delle guardie sono al secondo piano, mentre noi siamo solo al primo, sopra le stanze della servitù e degli approvvigionamenti. Dovremo passare anche per quelle stanze, in modo da prendere abbastanza cibo e acqua per la fuga, e anche qualche arma per difenderci dall’armeria del palazzo, nel caso fossimo inseguiti, o probabilità più remota, accerchiati direttamente nel palazzo. Una volta usciti dalle nostre camere, nel giorno stabilito come 2 maggio, correremo con il minimo rumore, torce spente verso la scalinata principale, quindi fuggiremo appena raccolto il necessario per le basse finestre del piano terra, ruberemo dei cammelli e dei cavalli nelle scuderie, e senza bardarli troppo, per mantenere velocità elevate, prenderemo la via verso est, cercando così di raggiungere quanto prima il quartier generale dove da numerosi giorni ci avranno dati per dispersi. Ottimo piano, sono davvero felice di quest’organizzazione, spero solo che il Buon Dio non voglia intralciarci anche questo tentativo di non salire nei suoi pascoli celesti.
1 maggio, A.D. 1002
Oggi ho ispezionato personalmente ogni angolo del percorso che domani notte intraprenderemo, per essere certo che non vi siano ostacoli imprevisti o errori nella mappatura. Lo sceicco a quanto vedo non sospetta di nulla, oggi ha ricominciato a frequentare il giardino e la biblioteca, dopo molto tempo di solitudine nelle sue stanze, dalle quali usciva solamente per qualche breve passeggiata nei suoi giardini, o per il pranzo. La cena gli veniva servita direttamente nella stanza, quasi avesse timore ad avventurarsi, anche con una scorta armata nei corridoi oscuri. La tensione di un’azione così pericolosa si fa sentire sia sulla mia pelle che su quella dei miei uomini, oramai tutti avvertiti dell’imminente fuga da palazzo. Ciononostante ognuno di noi sente il desiderio di fuggire il più presto possibile da quel luogo maledetto da chissà quali orrori, e di riprendere la via verso una libertà segnata solo dalla fatica, e non dal sentore della morte...solo un giorno manca ora...solo un ultimo giorno...
2 maggio, A.D. 1002
Ci siamo, questa notte agiremo. Abbiamo predisposto tutto alla perfezione. Uno di noi, probabilmente Lisandro, con la scusa di voler del vino per rilassare la sua notte, partirà in avanscoperta, aprendo le porte necessarie alla fuga, e quindi avvertendoci con un piccolo suono, imitando probabilmente uno dei rari cani del deserto, che angosciavano tanto le nostre prime notti a palazzo. Quando sentiremo il richiamo, con estrema velocità e silenzio totale usciremo della nostre rispettive stanze, per poi intraprendere il tortuoso cammino sino alle dispense. Lì prenderemo quanta più acqua potremo trasportare, frutta, pane e carne essiccata, cibi leggeri e atti al trasporto veloce. Quindi ci dirigeremo verso l’armeria, solo qualche scimitarra e un paio di archi, giusto per tentare una difesa in caso di attacco, senza pretendere di cavarcela, ma per non essere del tutto impreparati. Quindi selleremo cammelli e cavalli, caricheremo cibo e armi, e come il vento voleremo via in mano al deserto, leggeri come sabbia e lesti come faine. Appena saremo lontani, ci riposeremo un poco per quel che resterà della notte, almeno così vuole il piano stabilito, ma credo che pochi di noi abbiano il desiderio di fermasi, piuttosto che mettere quante più miglia possibili tra noi e questo palazzo...
3 maggio, A.D. 1002
Il mio desiderio di scrivere queste parole dal deserto è fallito miseramente. Un misterioso incidente ci ha rallentati nella nostra missione. Quando Lisandro è sceso sino ai giardini, abbiamo sentito non un debole richiamo, ma un urlo, presto soffocato. Ci siamo affacciati alle finestre, giusto il tempo di vedere una figura scattare verso l’entrata del palazzo, ed addentrarsi in esso. La nostra fuga era stata quindi scoperta? Non abbiamo osato cimentarci senza avere la certezza di ciò che avremmo subito, quindi abbiamo rimandato ad altra notte il piano. A quanto pare lo sceicco non era a conoscenza di tutto ciò, oppure non vuole mostrarsi a conoscenza, lasciandoci marcire nel dubbio. Di certo quella nera figura era un uomo, alto e armato di due scimitarre, come è consuetudine della guardie personali di Jasud. Credo quindi che egli stia recitando solo una parte, una parte pericolosa, sia per noi, ma anche per lui.
4 maggio, A.D. 1002
Ancora una volta ci siamo ritrovati soli a palazzo. Di nuovo tutti sono partiti, e come scritto dalla lettera, questa volta saranno gli Ospedalieri ad attaccare, quindi una missione difensiva per Jasud. Ancora una volta ha lasciato per me una lettera, in cui venivano scritte le medesime indicazioni dell’ultima volta, il consiglio di non aggirarsi in determinati luoghi, e la partenza immediata in caso di un suo non ritorno. Era l’occasione che aspettavo, ora potrò finalmente esplorare luoghi che fino ad ora avevo temuto, e mi erano stati non proprio negati...piuttosto sconsigliati. Di certo dietro quella porta nella biblioteca risiede una chiave per il mistero che di giorno in giorno si infittisce, e ci rende sempre più deboli di corpo e di spirito. La speranza stessa se ne sta andando, non osiamo nemmeno fuggire, benché nessuno sia rimasto, perché quali orrori mai potremmo incrociare sulle nostre perdute vie...
5 maggio, A.D. 1002
Fredhrich mi ha accompagnato oggi, e ha giurato di non farlo mai più. Quello che abbiamo trovato nella stanza minuscola, su cui si affaccia la porticina lignea della biblioteca, ci ha lasciati gelati nel cuore. Mai avrei osato pensare che una simile sequela di orrori, benché di orrori non potrei nemmeno parlare, si trovasse al palazzo di un nobile Signore quale Jasud è. Lo stesso odore che permeava quel luogo sapeva di morte, un odore acre, come di carne in putrefazione. La pareti erano ricoperte interamente di sangue, a volte secco da tempo immemore, a volte fresco di pochi giorni. Incisi ovunque vi erano strani simboli, per riti cabalistici suppongo, ma poco mi importa saperlo. Ma la cosa che più provocò in me rabbia, orrore e disgusto profondo fu un libro. Un semplice libro, appoggiato sul tavolo che rimaneva centrale nella stanza. Vi erano diversi libri, e tutti semplicemente rilegati con pelli di animali...o così credevo. Guardando il libro sul tavolo, era in lavorazione per la rilegatura. Avvicinandomi mi dissi che doveva essere una sorta di pergamena bovina o equina, ma le mie speranze svanirono quando notai un simbolo sotto la pittura fresca. Era un sigillo, che anche io riportavo sul mio avambraccio, che tutti i miei uomini avevano, con le loro iniziali, perché anche in battaglia sapessimo le identità, se i volti fossero stati sfregiati o i corpi tumefatti. Lì era scritto LdF. Cosa avevano fatto? Quali torture aveva dovuto subire Lisandro, nemmeno lasciarono riposare il suo corpo, dopo aver rubato la sua vita! Fredhrich ha giurato di non accompagnarmi mai più, ma ha anche giurato di uccidere personalmente l’assassino del suo amico.
6 maggio, A.D. 1002
In questo momento è grande la voglia di mettere a fuoco tutto il palazzo maledetto, ma devo sapere! Sarò punito da Dio per quello che ho fatto, ma così doveva essere. Ho preso diversi libri, alcuni di quelli rilegati e antichi, alcuni di più nuova fattura, tra cui quello di Lisandro, dopo averne staccato la rilegatura, e averla seppellita nel giardino, per dare degno riposo al mio compagno d’armi. Le lingue scritte nei tomi sono delle più varie. Quelli più antichi riportano simboli che mai il mio occhio potrebbe comprendere, mentre altre passano da geroglifici simili all’egizio, quindi alla lingua greca, araba, e latina, le quelli perfettamente riesco ora a tradurre. E questo mai avrei voluto. Tutti i tomi, per vie traverse o in modo diretto narrano una vicenda che ha dell’incredibile e del terrificante. Da remoti tempi ancestrali, quando l’uomo ancora non era che una larva in perfezionamento, un’entità il cui nome già avevo udito, Akelas, che secondo la traduzione significa Ombra di morte, prese potere in queste terre, perfettamente descritte su mappe e cartine. Libero di vagare, seminava morte con la sua sete di sangue, fino a che alcuni guerrieri e stregoni prodigiosi, riuscirono a rilegarlo in una stanza, dalla quale però poteva uscire in determinati periodi dell’anno. Pagarono caro il prezzo di questa vittoria, divenendo loro stessi gli eterni custodi della creatura, da quel tempo fino all’eternità. E la creatura avrebbe sempre richiesto sangue, qualora il sangue sarebbe stato versato. In questo modo il suo potere sarebbe stato arginato per sempre. I guardiani costruirono un palazzo intorno alla stanza, in modo da poter vivere senza doversi allontanare dal luogo maledetto. Dopo aver staccato gli occhi dal tomo, crollai in un profondo dormiveglia, ipnotizzato dalla voce di chissà quale vento, che riportava parole malvagie: “E sia il giorno di sangue, a portare l’immortalità...”. Parole che già avevo udito, e che ora capivo...
7 maggio, A.D. 1002
Oggi sarà l’ultimo giorno. Ma sarà un grande giorno. A sera, prenderò tutti i miei uomini, e con passo deciso, andremo nel corridoio est dell’ultimo piano. So cosa troveremo, e i miei uomini ora lo sanno. Ma sanno anche quello che accadrà loro se non annienteremo quella mostruosità. Fredhrich ha raccontato loro di Lisandro, e ora il fuoco della vendetta brucia in tutti noi. Se anche moriremo, nulla rimarrà intentato. Se vivremo, la stessa sorte toccherà a Jasud, quel cane traditore infedele, e alle sue guardie. Che dio ci protegga, anche se credo che da tempo non si interessi della nostra vita.
8 maggio, A. D. 1002
Cosa abbiamo fatto...ora il male è libero...cosa abbiamo fatto! Diretti verso la stanza, un vento gelido ha investito le nostre membra, un vento che non proveniva da nessuno spiraglio o fessura, un vento inesistente. Arrivati di fronte alla massiccia porta, quattro dei nostri l’hanno abbattuta con difficoltà, ed entrati, due sono morti sul colpo, uccisi dalla vista stessa di quello che celava. Uomini, donne, tutti morti. La odalische dello sceicco, sue guardie, il corpo di Lisandro...tutti morti, le carni tranciate in modo disumano, le viscere esportate, la pelle scorticata, le orbite vuote che ci fissavano crudeli ed imploranti. Tutti ammassati, decine e decine...e poi un urlo. Un urlo che nulla aveva di umano, un urlo che lacerò i nostri timpani, e ci costrinse alla fuga. Mentre fuggivamo impotenti, qualcosa ci inseguì, un enorme ombra di solida consistenza, con occhi fiammeggianti che ci osservavano. Molti sono stati presi, io mi sono rifugiato nell’armeria, dopo aver portato con me del cibo. Devo solo sperare che Jasud ritorni...ma la speranza mi ha definitivamente lasciato alla morte.
9 maggio, A.D. 1002
Queste credo siano le mie ultime parole, perché la creatura sta forzando la porta, fra poco sarò in sua balia. Spero di non soffrire più del dovuto. Dio mi è testimone che sempre l’ho servito, e ho tentato in ogni modo di eliminare il male, ma ogni lotta è stata vana, nessuna spada, nessuna lancia possono fermarlo. La mia vita è stata ricca di eventi, colma di amore ed emozioni, strano che termini in modo così terribile. Dove ora andrò spero che non vi sia la malvagità che in queste terre ho riscontrato, spero vi sia la pace tanto agognata. Che la morte cali su di me dolcemente, perché al pensiero di Lisandro e degli altri, la voglia di uccidermi con le mie mani diviene forte. Ma ho già peccato abbastanza, e per l’ultima volta affronterò il nemico a viso aperto, e se a nulla servirà caricare lancia in resta su di lui, lo sforzo varrà almeno l’ingresso al Paradiso. Spero solo che se qualcuno riuscirà a leggere questo diario, abbia la compiacenza di distruggere ogni maledizione che su questo luogo grava, e che il Signore sia più misericordioso di quanto lo è stato con me. Queste le mie ultime parole, sento la porta che sta per cedere...è la fine...
13 maggio, A.D. 1002, secondo la datazione cristiana
Abbiamo trovato il corpo del capitano dei cristiani. Come sempre privato degli organi vitali, le orbite vuote che osservavano il mondo per l’eternità. Lo abbiamo seppellito senza togliere la sua pelle, giacché abbiamo già composto il volume di quest’anno, così come deve essere. Che la sua anima ritrovi pace, dato che il suo corpo non ne ha avuta. Il giorno di sangue è giunto, gli Ospedalieri sono stati uccisi tutti, e il terreno sì è macchiato del loro sangue. Purtroppo avendo vinto non potevamo lasciar partire i nostri ospiti. Me ne rammarico, molti di loro erano uomini valorosi e onorevoli. Ma da secoli la nostra eternità volle così. La creatura è stata saziata, ma presto la sua sete di sangue richiederà altra vittime...e la sabbia si tingerà ancora una volta di rosso...
Jasud el Tarib, Primo Guardiano della creatura
_________________ Il destino è nelle nostre mani, ora tocca a noi scegliere... Il Male è in noi, noi siamo il Male Quando la Morte verrà a prendermi, non vorrei essere qui
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