La Vita

La vita è un supplizio,
i desideri aumentano il tormento,
e il glorioso giorno della morte
possa essere per me una liberazione.
Niente spiega la dolce alchimia della sofferenza
ma si può coesistere col dolore,
io sono triste per natura,
ma è meglio vivere nell’illusione
di una vita migliore,
piuttosto che vivere con l’angoscia
in un mondo dove l’unica cosa che è reale
è il dolore.
Si è schiavi delle passioni
e non ce ne si rende conto.
E tutto non ha più un senso,
non si vuole accettare la realtà
e si chiude la mente per paura di un
diverso punto di vista.
Si nasce, si cresce e si cambia,
ma i tristi ricordi rimangono,
e un giorno di solitudine
che affligge l’animo,
e un brivido sale su per la schiena
come una serpe,
e ti trovi solo,
in un triste giorno,
a contatto con la realtà,
solo con te stesso.
Il momento della felicità è finito
in questo infinto attimo fuggente,
e un giorno di solitudine,
con le lacrime,
e si è soli,
avvolti negli spasmi prima della morte.
E il fragore della pioggia,
e l’oscurità.
E non si è consapevoli,
e l’inquietante sorriso,
accompagnato da un inspiegabile tristezza.
Il sollievo ingiunge,
infine,
quando si è esalato un ultimo respiro,
e un giorno di solitudine
Valas

P.S.; Per chiunque l'abbia letta, commentatela, g'rftte

Approfitto del titolo "La vita" per sapere come vedete la vostra in modo poetico (se vivete nell'inferno Dantesco o nei campi elisi), qual'è quella volta che, sotto ispirazione divina, avete scritto una poesia che vi ha preso molto e che vi ha emozionato, il genere di poesie che vi piace scrivere (a me le poesie nostalgiche e depresse piacciono molto) e come vi sentite una volta che avete scritto la vostra Opera? (io di solito sono più calmo anche perchè quando scrivo mi sfogo.



Venghino signori & signore, non siate Timidi.