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 Oggetto del messaggio: cronache dall'Undrek'Thoz
MessaggioInviato: ven mag 19, 2006 16:18 
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premessa
Il racconto è parte di un vecchio post gdr basato su un personaggio da megiocato un po di tempo fa in uno shard di Neverwinther Nights ad ambientazione forgotten realms.
Il racconto poi si è evoluto ma non ho mai avuto tempo per approfondirlo.
Se trovate errori, parti incomprensibili o quant'altro fatemelo sapere!
buona lettura.


Quanto segue è la narrazione di eventi coevi allo scorrere del tempo sotto le valli, una storia che si svolge sotto il monte Thay, nella cornice dell'Undrek'Thoz, la "città frammentata" in diversi settori, ognuno dominato da un casato influente, e tutti collegati tra loro da una serie di portali che non permettono il transito del metallo.

Quar'drin Tyrr stava pulendo con uno straccio il bancone da alcune macchie di sangue particolarmente ostinate. Una mano afferrò quella dell'oste, che nonostante apparisse ormai avanti con l'età tutti sapevano essere una delle lame più veloci di Nanitaran. Osservando la mano ben curata e l'anello appariscente che essa portava, produsse nel suo viso segnato dalle rughe un enorme ghigno che scopri un incisivo in mithril. "Guarda guarda chi torna a bazzicare nei bassifondi...Mi devi ancora due ametiste e un topazio !". Belgos ritrasse la mano e con noncuranza cominciò a sistemarsi i ninnoli che decoravano il suo gilèt dai colori sgargianti, poi ad un certo punto dopo aver scelto le parole adatte spiegò che le gemme erano state impiegate come "offerta spontanea" ad una guardia del portale di Phaundakulzan che si stava mettendo a fare troppe domande sull'insegna del casato dei Melarn."piuttosto.....che dice Matrona Uphrezza? ti permette ancora di organizzare quei giochetti con le femmine dei casati caduti in disgrazia?" Pungolò Belgos che sapeva benissimo fin dove spingersi con quel drow e quando era il momento di allentare la provocazione."avrai le tue gemme Quar -proseguì quindi-...te lo assicuro....è nel mio interesse mantenere qui una base d'appoggio e sai quanto ti sono utile...". L'oste dal canto suo parve non tradire emozione alcuna alla domanda motteggiatoria e parve annuire alla frase successiva, gettando di lato il panno che ancora serrava stretto tra le mani, si chinò e scomparve sotto il bancone. Bèlgos allungò una mano con una lesta mossa ed afferrò una bottiglia di alcolico distillato da un muschio notoriamente imbevuto di faerzress. Dopo averne versato un generoso bicchiere lo ripose nella stessa posizione in cui lo aveva afferrato. Un attimo prima che l'oste ricomparisse tenendo in mano un astuccio ligneo Belgos era intento ad asciugarsi con un fazoletto gli angoli della bocca. "Questi sono gli ultimi che ho in dotazione....non so come mai, di solito il veleno letale di Vespa Gigante è una merce che affluisce costantemente alla Lama Silenziosa…anche se ultimamente…” “il Veleno di vespa gigante letale sembra sparito dal repertorio delle carovane mercantili” continuò per lui Belgos “anche dove risiedo ultimamente si è verificato lo stesso problema…”.
Il breve silenzio che si verificò fu la chiara manifestazione del dissenso irritante che provavano i due assassini di professione. “Bhà…vedremo di cercare informazioni” tagliò corto Quar’drin Tyrr consegnando l’astuccio a Belgos e aggiungendo sottovoce prima di andare a servire un altro cliente: «datti una sistemata, matrona Uphrezza ti vuole vedere, e cosa peggiore ha detto che sarà lei a trovarti…forse ha un lavoro…e le gemme spettano a me ricordalo!». La stanza principale di quel covo di assassini noto come la “Lama Silenziosa” non aveva molti clienti quel giorno, qualche drow semicoperto da scuri cappucci e una manciata di derro intenti a confabulare tra loro in toni molto animati. Vuotato il bicchiere con una copiosa sorsata, Belgos decise che ne aveva troppo di quella lurida bettola da quattro soldi, e con movenze feline varco la soglia del locale scomparendo tra la folla che si accalcava nel vicolo.
Nanitaran, un anomalia rispetto ai comuni insediamenti Drow, è un frammento dell’Undrek’Thoz permeato dalla cultura bardica, ad ogni via elfi scuri di ogni età si scambiano battute pesanti e offese che farebbero muovere guerra tra i casati più orgogliosi di Menzoberranzan. Qui però l’unica risposta alle provocazioni verbali sono solo altre provocazioni, in un gioco turbinoso di botta e risposta. La consuetudine punisce duramente chi risponde agli insulti con la violenza fisica, e Uphrezza Nanitarin, matrona madre del primo casato di Nanitaran, ci tiene a fare rispettare questa legge consuetudinaria. Belgos, che per diverso tempo ha trovato rifugio qui dopo aver lasciato al suo destino i suoi fratelli Hllaret, lo sapeva bene, e non voleva dar l’occasione a quella infida somma sacerdotessa di Lolth di condurre una trattativa col predatore/assassino avendo dalla sua un ulteriore vantaggio.”NO…non mi verrà a trovare in una lurida cella” pensò mentre faceva finta di non sentire l’ennesima provocazione dirigendosi verso il portale per Fyvrez’Zek. Se è vero che mi cerca mi troverà…tanto vale godersi un po’ il tempo che ho a disposizione, si disse ghignando lussuriosamente.

Relax

L’aria era piuttosto calda e satura di mille aromi differenti, dalle raffinate spezie provenienti dalla Notte Fuori all’odore acre e pungente dello zolfo. Da sempre ritenuta una delle stazioni geotermali del sottosuolo, Fyvrez’Zek era il luogo dell’Undrek’Thoz dove si veniva in cerca dei piaceri e dello svago che la vita degli elfi scuri ogni tanto richiede. L’ingresso alla caverna principale su cui si articolava il “centro” del frammento cittadino veniva raggiunto tramite un’imponente scalinata incisa a basso rilievo con scene di tortura drow ai danni degli svirfneblin, rappresentati qui con un agghiacciante realismo che metteva in risalto mille e più smorfie agonizzanti. Belgos si muoveva a suo agio tra i banchi di vapore sulfureo che scaturivano da microscopiche fenditure del pavimento. Davanti a lui, distante una decina di metri due femmine seminude confabulavano sdraiate su dei triclini in prossimità di una vasca in granito colma di invitante acqua tiepida. Con una camminata sprezzante e a testa alta l’assassino/predatore passo oltre le femmine e posati su una panca gli indumenti già succinti che coprivano a malapena le sue nudità si immerse nella vasca scendendo la scalinata in pietra lavorata. L’acqua tiepida, i vapori sulfurei e a tratti asfissianti sono una caratteristica pressoché unica nel sottosuolo, e l’insediamento di Fyvrez’Zek ne è ben conscio. Molti sono i Drow che alla loro prima visita in questo posto sono stati preda di attacchi di asfissia, ma chi conosce bene questo posto, sa che i piaceri che si possono trovare qui sono rarissimi nel mondo ostile del buio profondo. Godendosi la nuotata Belgos andò a rilassarsi al bordo della vasca, rimanendo immerso fino alle ascelle e poggiando i gomiti sul bordo in granito. Chiudendo gli occhi ripensò all’insediamento che aveva lasciato ad occidente, sotto le Valli, e alla strada pericolosissima che aveva percorso per ritornare dove già una volta aveva cercato rifugio al tempo del crollo di casa Hllaret. Sopravvissuto alla follia della propria matrona e all’avventatezza dei suoi fratelli qui nell’Undrek’Thoz Belgos viveva di piccoli omicidi su commissione o facendo da apripista alle squadre schiaviste di drow e derro che si aggiravano nei tunnel periferici dell’insediamento. Tutto, pensieri, suoni, odori e percezioni iniziarono a scivolare via, sempre più lonani…Un campanello d’allarme suonò nella mente del drow, proprio nel momento in cui una delicata mano femminile si protraeva ad afferrargli una spalla. Belgos si girò ancora intento a scacciare quel senso di assopimento e impotenza destandosi del tutto quando percepì lo zampettìo di un letale ragno violaceo che si andava a posare minacciosamente sulla sua gola. “evidentemente era molto che non ti abbandonavi al torpore delle terme eh jaluk (*maschio*)?!” proruppe con freddezza la femmina, di età indefinibile e con i lineamenti del viso particolarmente taglienti, gli occhi rossi che dardeggiavano di manifesto disprezzo. “Mi domando se tu valga ancora il prezzo che ti fai pagare –continuò- vista la facilità con cui ti fai sorprendere”…”Malla Yathtallar, non tutte le somme sacerdotesse sanno muoversi nella furtività quanto voi, e nessuna che io conosca poi ha un così evidente buon gusto nella scelta degli animali domestici” disse belgos senza far trapelare dal suo viso il disagio che provava per la pressione contro la gola di quelle malefiche zampe pelose. “come ben sai i portali che connettono i “frammenti” dell’insediamento non permettono di portare con se metallo di ogni sorta….per questo una Matrona deve avere sempre con se .. se non alto per legittima difesa –disse con un ghigno maligno- qualche deterrente” e nel terminare la frase allontanò, con manifesto sollievo del maschio, il pungiglione. “Muoviti, esci da qui e mettiti qualcosa….di succinto, continueremo la nostra chiacchierata nelle mie sale private, godendoci i piaceri della sauna” “a’dos quarth malla Ilharess” (*come ordinate somma matrona*) proferì Belgos accodandosi al mortale ancheggiare sinuoso di Matrona Nanitarin.
Non era certo come si era aspettato Belgos. Uphrezza godeva ad umiliarlo, come del resto traeva lo stesso identico piacere da tutti i suoi amanti, e anche questa volta ci era riuscita abbastanza bene pensò il drow che ormai da un ora e più continuava a fissare la matrona madre farsi massaggiare da avvenenti servitori elfiscuri. Per più di un ora il drow abituato ad essere un amante con un forte ruolo attivo si vedeva relegato in un angolo, in piedi, ad attendere nel più tombale silenzio. La matrona infatti, all’apice del rilassamento e in uno stato semi incosciente, non sembrava certo interessata ad aprire la discussione che avrebbe introdotto diversi grattacapi (per lei ovviamente), costringendo Belgos a quella strenuante attesa. Gli alloggi privati di Uphrezza Nanitarin non potevano certo competere con quelli di Varr’ga Zek, matrona del primo casato dominante nel frammento di Fyvrek’Zek. Amante del lusso più sfrenato amava ostentare tutta la sua ricchezza in uno stile pacchiano e barocco considerato eccessivo anche per la maggioranza dei drow dell’Undrek’Thoz. Belgos non poté trattenere un paragone tra le due alte sacerdotesse di Lolth e come apparisse relativamente “spoglio” l’appartamento privato che Uphrezza teneva nel frammento termale. Matrona Nanitarin aveva come dote molto apprezzata da Belgos quella di essere un’abile ladra, quasi quanto padroneggiava gli incantesimi divini elargiti dalla sua infame divinità. “Chissà come se la caverebbe sotto la palla di fuoco” pensò Belgos fantasticando qualche istante immaginandosi Uphrezza girare sfruttando le sue doti all’ombra della foresta degli alberi intrecciati e dell’antica corte elfica.

L’accordo

Le mani ben curate tamburellavano nervosamente il tavolo di pietra lavorata, cercando di apparire padrone di se Belgos ascoltava con attenzione. “e così come ora sai casa Rendan sta cercando di introdurre spie nelle guardie cittadine DEL MIO frammento” sbottò matrona Uphrezza senza il minimo sforzo di trattenere la furia che ardeva in lei e sferrando un violento pugno sul tavolo, col risultato di interrompere la danza delle dita di Belgos. “Quella sgualdrina la deve pagare….LA DEVE PAGARE! È un insulto al MIO casato, il CASATO DOMINANTE! Per le otto zampe di Lolth, TUUU infimo maschio….sai già cosa devi fare e come lo devi fare!….ah…-aggiunse Uphrezza con un ghigno lascivo- sai benissimo che stai agendo da SOLO, e nel qual caso venissi scoperto sarò io, non senza sommo piacere, a sacrificare il tuo cuore eretico alla regina delle fosse delle ragnatele demoniache”. Quest’ultima parte del discorso di matrona Nanitarin gelò il sangue nelle vene a Belgos. Lo aveva chiamato eretico….che avesse letto nei suoi pensieri ? che sapesse a chi andava la devozione più segreta celata da un finto fanatismo verso Lolth?. Il Predatore/Assassino rimase apparentemente calmo, sforzandosi di non pensare in quel momento a quella frase, e concentrandosi invece sull’immediato futuro. “Ma perché non ricorri a qualche monaco del tuo casato, loro non hanno certo problemi ad attraversare i portali senza armi metalliche, ed hanno il dono della furtività quanto ce l’ho io” cercò di proferire mentre veniva interrotto dal tono spazientito e iracondo della femmina “Taci! Come ti permetti di ritenerti degno di suggerirmi qualcosa maschio! …e comunque un monaco del pugno annerito non alza mano contro un suo consimile -disse ghignando maleficamente e dardeggiando Belgos con occhi penetranti e indagatori-. Un monaco! Doveva uccidere un monaco proprio nell’insediamento dell’Undrek’Thoz. L’ordine monastico del pugno annerito era un istituzione a cui tutte le casate della metropoli contribuivano, offrendo i loro giovani rampolli al monastero di Brundag affinché venissero addestrati nell’arte del combattimento puro, senza armi o corazze, solo con la potenza del proprio corpo. Mettersi contro il pugno annerito lasciava le stesse probabilità di sopravvivenza che un maschio non nobile avrebbe avuto sputando in faccia alla matrona madre dei Baenre di Menzoberranzan in un assemblea pubblica. Deglutendo a fatica, e asciugandosi un rivolo di sudore freddo che gli stava scendendo dalla fronte con un fazzoletto pregiato il maschio si schiarì la gola. “allora, un omicidio mirato potrebbe far desistere matrona Rendan dal continuare nella sua opera di infiltrazione…e questo Micarniss dovrebbe essere la figura a cui fanno riferimento le altre spie…bene, non dovrebbe essere un problema” disse Belgos nel tono più convincente che gli riusciva, affinato ormai da più di un secolo di esperte menzogne, e augurandosi tra di se che le informazioni di Uphrezza fossero giuste o che non si trattasse dell’ennesimo raggiro ai suoi danni.
“Bene verme, ora sai cosa devi fare, sparisci da qui. Se dovessi incontrare problemi arrangiati, se dovessi malauguratamente fallire tieni ben lontana casa Nanitarin da questa faccenda, o la tua nuova matrona dovrà abituarsi alla tua assenza per il resto dei giorni di quella misera casata…tzè…..SEI ANCORA QUI !?!??! FUOOOORI !!!” disse la matrona portandosi una mano tra le pieghe della raffinata feste che copriva il suo sinuoso corpo. Pochi minuti dopo Belgos si aggirava per l’insediamento termale con la faccia di un drow che avesse visto per la prima volta il sorgere del sole senza saperne gli effetti sull’organismo. Sarebbe tornato a Nanitaran, ma non avrebbe fatto parola dell’incontro di oggi con Quar'drin Tyrr. “la fiducia per è per gli sciocchi…..o per i morti” si ripetè mentre pochi minuti dopo si apprestava ad attraversare la superficie opaca e informe che costituiva il passaggio extradimensionale che lo avrebbe portato non lontano dalla Lama Silenziosa.


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