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 Oggetto del messaggio: "Lettera dallo Stige"
MessaggioInviato: gio feb 22, 2007 00:23 
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Artiglio Nero
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Località: Cagliari credo...
Dunque, per puro cazzeggio sto iniziando a "buttare giu" un racconto che mi è venuto in mente. :P
E mi è venuto in mente pensando a un posto che nella mia città molti avranno visitato almeno una volta:

Villa Clara - Parco di Monteclaro, Cagliari
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Potete immaginare come una villa abbandonata al centro di uno dei parchi più trafficati di Cagliari sia meta ambita di giovani e non. ^_^
Comunque, magari riesco a incuriosire qualcuno con l'inizio del racconto, se qualcuno volesse altre informazioni sulla villa (mi pare anche sia stata residenza di Mussolini) vedrò di procurarmele: :)



Nota: I nomi e i personaggi non sono riferimenti, sono di fantasia e puramente frutto di invenzione, anche se non escludo possa esistere qualche omonimo.
Anche la storia è di fantasia e non si ricollega a nessun fatto di cronaca realmente accaduto, prende solo spunto da posti realmente esistenti.



La fioca luce delle candele illuminava una stanza scarna e disarredata, le flebili fiamme disposte con una precisione geometrica piroettavano al suo interno sopra la cera biancastra, costringendo le ombre in una folle e suggestiva danza.
Il tavolo e le sedie disposte al centro della scena si prestavano a questo gioco di luci, grazie al quale sembravano quasi respirare, gonfiando e affievolendo le loro ombre sulle vicine pareti.
A spezzare tutto questo sedeva tranquilla su una delle sedie in legno una figura femminile, in quel notevole quadro il suo viso smunto di donna poteva sembrare il tocco di genio di un fantomatico pittore, le sole fonti di luce presenti illuminavano a tratti il suo viso, e perdendosi nei suoi magri lineamenti rendevano indecifrabile la sua espressione anche al più attento osservatore.
Descriverò qui questa donna dandole il nome di Ludovica Marras, trattasi di una donna bianca di mezza età e statura medio-bassa, il suo viso e le sue credenziali non sarebbero state nuove a chiunque avesse dato almeno uno sguardo negli schedari della questura di Cagliari, dopo pochi fascicoli non avrebbe tardato a comparire il suo viso.
A chiunque destava curiosità come i suoi occhi, cerchiati da una matita verde acceso, sembravano come spiritati fissare ben oltre la foto e persino ben oltre chi, aperto per curiosità il fascicolo, cercava di ricambiare curioso lo sguardo.
In compenso dopo pochi istanti gli occhi calavano sulle scritte che seguivano i dati anagrafici, e la parola “frode” in quel contesto faceva solitamente storcere il naso e attribuire tale particolare sguardo a uno dei tanti trucchi, pratici per chi si offriva di vendere i misteri dell’aldilà ai comuni mortali.

Quella notte, poiché di notte si trattava, fecero ingresso in quello che sembrava un clichè letterario altre tre figure, una di loro indossava una divisa d’ordinanza, mentre un febbraio particolare per il capoluogo dell’isola aveva costretto le altre due a coprirsi da settimane con pesanti giacconi.
Fu l’uomo in divisa il primo a varcare la soglia, mentre superava con lo sguardo la vecchia porta adagiata alla parete vicino, il suo incedere era sicuro e titubante al tempo stesso.
Calcava i suoi corti passi tenendo le mani congiunte dietro la schiena, sembrava stranamente quasi disinteressato al tavolo o alla donna che vi sedeva, in quanto si mostrava più attratto dalle scritte sulle pareti che ogni tanto il bagliore delle candele rischiarava rendendole leggibili.
Subito dietro di lui ben meno marziale e sicuro del brigadiere proseguiva il signor Bernardo Salis, che con cura meticolosa seguiva le orme del pubblico ufficiale, come rassicurato dalla divisa che aveva di fronte.
Per certi versi anche tale “Nardino”, come era solito farsi chiamare in altre situazioni, indossava una sorta di divisa, sotto il giaccone aperto svettava sulla camicia una cravatta bordeaux rigata da fili dorati e un’elegante giacca blu scuro, tale abbigliamento aveva più volte destato timore in giovani coppiette appartate sull’erba primaverile o in altrettanto giovani ragazzi che goliardicamente entravano nella villa abbandonata armati di uni-posca e droghe leggere.
Ad accompagnare il brigadiere era stato mandato lui dall’ingresso del parco di monte claro, una persona non sempre inflessibile, ma che mai si faceva mettere i piedi in testa, non crediate dunque Bernardo una persona timorosa, la sua camminata era dettata tanto dalla strana situazione quanto dall’aura di rispetto che emanava la divisa del carabiniere.
Appunto perché intento a capo chino nel fissare le scarpe nere che aveva di fronte non potè non notare e non meravigliarsi della scrupolosità con la quale la stanza del primo piano di Villa Clara era stata ripulita da cocci di vetro e pattume di vario genere dall’attempata donna che aveva provveduto ad arredarla, la finestra rotta, che sapeva trovarsi alla sua destra, era stata coperta da un telo bianco per non far entrare la gelida aria invernale, fatale per le candele quanto per le esposte ossa della signora Marras, mentre la porta della stanza, che al suo ultimo accesso al pericolante edificio abbandonato ricordava riversa al suolo sopra un cumulo di vecchie carte sporche, era stata adagiata alla parete con tanta cura quanta se ne sarebbe dedicata ad un infermo spettatore.
L’ultimo dei tre a varcare la soglia fu un uomo di appena trent’anni, portava un paio di piccoli occhiali tondi e trasparenti, appariva assonnato e seccato, con l’aria di chi per poter essere là avesse dovuto stoicamente interrompere un raro sogno meraviglioso, ad una luce più intensa i presenti non avrebbero che potuto avvalorare tale tesi, notando il modo in cui i suoi corti capelli, ingrigiti prematuramente, apparivano da un lato schiacciati, come se il peso del capo li avesse di recente costretti a un guanciale.
Portava un lungo cappotto di lana grigio scuro, che era solito usare con il colletto alzato e le mani schiacciate all’interno delle tasche, postura che, essendo il nostro terzo individuo una persona abitudinaria, aveva assunto appena entrato nella stanza.
Forse per il sonno o per abituarsi alla luce della sala egli teneva gli occhi socchiusi, assumeva quello che sembrava uno sguardo indagatore mentre fissava la donna, concentrandosi più sulla pacchiana bigiotteria che ella aveva indosso che sul suo volto.




Pareri?
Da chi è stato dentro la villa e da chi non ha mai avuto modo di visitare il posto.
Ovviamente pareri negativi mi fanno piacere perchè danno occasione a uno studente cazzeggione di migliorarsi visto che non credo il risultato sia ottimo, grazie dunque. :P

_________________
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MessaggioInviato: gio feb 22, 2007 19:07 
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Località: TERNI!
a me piace, anche se la trovo troppo impersonale per i miei gusti la descrizione è ben fatta, anche se quel tono distaccato serve a meglio interpretare la durezza d'animo dei personaggi vero?

se mi rispondi con un bell:
:look: siiii era proprio questo il mio intento :look:

lollerò fino a pisciarmi sotto
purtroppo re zumedon non ci mette sta faccina fondamentale :(

Edit:

Looooooollll


ma da quando in qua c'è il mio smile preferito???


edit 2:

ha ah t'ho sgamato, hai usato imageshak
(:offtopic: adoro i poteri da Mod :banned: )

_________________
ebbbene si ho tolto la mia firma storica :sese:
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i dadi sono sempre utili a chi gioca a D&D e Vampire


Ultima modifica di Lokunos il ven feb 23, 2007 18:36, modificato 2 volte in totale.

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MessaggioInviato: gio feb 22, 2007 19:26 
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Artiglio Nero
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Località: Cagliari credo...
Lokunos ha scritto:
a me piace, anche se la trovo troppo impersonale per i miei gusti la descrizione è ben fatta, anche se quel tono distaccato serve a meglio interpretare la durezza d'animo dei personaggi vero?

Immagine Si, era proprio questo il mio intento... Immagine

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