
Finalmente, dopo ben 4 anni, ritornano i Maiden.
Più e più volte ho sentito commenti del tipo "e che palle, so 30 anni che suonano ormai sono finiti".
E invece no!
Hanno aconra molto da dire.
Ovviamente i tempi sono cambiati e il tempo è passato... questo non poteva non lasciare una traccia sugli Irons, e tutto ciò si sente nel loro ultimissimo lavoro.
The Final Frontier conferma la nuova rotta intrapresa dai nostri dopo la reunion con Dickinson e Smith, nel 2000, con Brave New World. Pezzi più lunghi e strutturati, che vanno quasi sul prog.
Se cercate le sonorità di The Number of the Beast, vi consiglio vivamente di riesumare quell'album e di ascoltarvelo di nuovo... in quest'ultimo capitolo il sapore è diverso.
Meno massiccio di A Matter of Life and Death e meno "tastieroso" di Dance of Death: The Final Frontier è più rock e meno metal. C'è un sacco di melodia, ma non è scontata... per questo al primo ascolto si ha l'impressione di un prodotto nè carne nè pesce.
Ma quando all'ascolto successivo ti ritrovi a canticchiare la melodia sbattendo la testa, ti accorgi che quei bastardi di Harris e soci ci hanno azzeccato ancora.
Altre critiche mosse all'album sono pezzi troppo lunghi e intro inutili. Sinceramente mi sento di demolire anche questa accusa: i pezzi lunghi non sono nè noiosi nè allungati a forza. Per lo più presentano delle parti introduttive che creano suspance nell'ascoltatore, facendolo sperare nell'esplosione del pezzo. E questa arriva eccome!
Insomma... se siete pronti ad ascoltare un buon album di heavy metal classico, The Final Frontier non vi deluderà, ma non paragonatelo con i Maiden di 30 anni fà: la maturità c'è e si sente (cosa positiva per me che sono cresciuto gradualmente con loro... cosa negativa per chi è solidamente rimasto al metal degli anni 80)