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 Oggetto del messaggio: [prontuario generi e correnti] le origini del RAP
MessaggioInviato: ven giu 24, 2005 18:40 
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Potrà magari sembrare ieri, tanto il tempo è corso veloce, ma la storia comincia la bellezza di venticinque anni fa. Un quarto di secolo - e magari qualcosina in più - da quando il rap fa la sua prima, sconvolgente apparizione nelle strade malfamate del Bronx, il ghetto nero di New York. Già allora il quartiere godeva di una fama straordinariamente sinistra, alimentata ad arte da truculente caricature cinematografiche come "Bronx Warriors" e "Fort Apache: the Bronx", e non possedeva neppure l'ombra dell'appeal politico e culturale di cui godeva la vicina Harlem (per non dire del benessere materiale di altre zone del centro di Manhattan, ovviamente).Ma proprio per questo, forse, era in grado di stimolare l'ingegno e l'immaginazione creativa dei ragazzi del luogo: primi fra tutti i disc-jockey._E fra questi - forse lo ricorderete ancora - svettava il gigantesco Afrika Bambaataa, l'ex leader dei Black Spades, la più grande band nera della New York di fine anni Sessanta: un dj dall'aria trucidissima, che aveva mutuato il suo nome


d'arte (il cui significato letterale è Capo Affezione) da un gran capo Zulù del diciottesimo secolo, e l'aveva prontamente utilizzato per aggregare una folta massa di teen-ager dentro una vera e propria organizzazione "estetico-politica": la Zulu Nation.

Erano almeno dieci anni - gli anni di tutti i movimenti per i diritti civili e del primo Black Power - che Bambaataa si era messo in testa l'idea meravigliosa di creare una "nazione" a sua immagine e somiglianza, e in questo modo ce ne racconta la genesi. "La Zulu Nation: ecco l'idea._Mi è venuta vedendo un film con Michael Caine intitolato "Zulu", in cui questi eroici uomini africani si opponevano ai britannici che volevano rubargli la terra. Erano guerrieri straordinariamente fieri, gli zulù, e combattevano coraggiosamente contro pallottole, cannoni e tanta altra robaccia del genere. A un certo punto della storia i britannici pensano di aver vinto, ma proprio allora si vede un'enorme montagna interamente coperta di zulù, e allora gli inglesi si rendono conto che per loro è finita. Ma gli zulù, invece di combattere, si mettono a cantare: li onorano come guerrieri e risparmiano loro la vita. Ecco da dove ho preso l'idea di formare la "mia" Zulu Nation".
Bene. Se questa è la "Weltanschauung" esplicitamente sottesa alla Nazione di Bamb - il potere del canto che annienta quello delle armi - la sua "filosofia musicale" deriva invece, direttamente, dall'evoluzione della disco-music dei primi anni Settanta: quella di "Saturday Night Fever" e John Travolta, per dirla in due parole. I disc-jockey, allora, avevano un compito molto semplice da svolgere alla console: si limitavano a mixare un disco dopo l'altro, a far coincidere i tempi fra dischi diversi in modo da produrre un flusso musicale estremamente regolare e armonioso._Che, nel migliore dei casi, avrebbe modificato in continuazione l'atmosfera della pista senza creare spiacevoli "salti" fra una canzone e l'altra, e invece, nel peggiore, avrebbe trasformato la serata in una canzone sola, terribilmente noiosa, interminabile. Il pericolo incombeva dappresso, e l'intero filone della disco stava già trasformandosi in una stomachevole melassa di noia e ripetitività, con quegli insopportabili Bee Gees a fare da colonna sonora all'intero globo terracqueo, quando all'improvviso, imprevista e imprevedibile, cominciò a farsi largo quella che fu poi definita, un po' enfaticamente, "la rivoluzione del Bronx".
La Rivoluzione prese le mosse dal "break", la sezione della canzone in cui la batteria fa la parte del leone, e lo estese all'infinito._Lo fece diventare un vero e proprio pezzo strumentale, utilizzando lo stesso brano suonato su due giradischi paralleli: di modo che, quando finiva il "break" sul primo, partiva immediatamente il secondo, e poi via di nuovo il primo, ad libitum, con un travolgente effetto ipnotico sui ballerini in pista. E tutto funzionava a meraviglia anche perché, quasi subito, grazie all'intuizione di un altro grande guru del primissimo rap, Grandmaster Flash, al "break" cominciò ad aggiungersi anche lo "scratch": cioè l'abilità di "far cantare" il disco muovendolo rapidamente avanti e indietro con le dita sullo stesso battito, mentre il volume era sparato al massimo possibile dei decibel.
Questa tecnica si trasformò ben presto in un'arte vera e propria, come spiega un ignoto ammiratore di Grandmaster Flash a proposito del suo idolo: "Lui è capace di suonare i dischi con i gomiti, con il mento, con i piedi, ammanettato, bendato. Sa fare i "beat" anche con un giradischi solo. E' un genio del giradischi. E' capace di di mettere il giradischi in terra e di "scratchare" con gli alluci... Ragazzi, può continuare a "scratchare" finché il disco non si buca!". Non bastasse, questa nuova moda contribuì a dar vita a un abbigliamento alquanto originale - un'immagine frammentata di durezza e trasandatezza, in cui si combinavano abiti sportivi e casual - e a uno stile di danza enormemente competitivo. Ricorda il musicologo inglese David Toop, raffinatissimo critico del "Sunday Times" e "The Face": "La competizione era il cuore dell'hip-hop: non solo servì a eliminare violenza e droghe devastanti come l'eroina, ma incoraggiò un atteggiamento basato sull'utilizzo creativo di risorse limitate. Le scarpe da ginnastica divennero capi d'alta moda; con due giradischi, un mixer e pochi dischi misteriosi (e segretissimi) veniva prodotta della musica originale; il genere di linguaggio esibizionistico, che ogni ragazzo nero era in grado di impiegare contro un rivale, divenne fonte di grande spettacolo".
Il linguaggio, appunto. Gli esegeti del genere sostengono che, ben prima di Afrika Bambaataa e Grandmaster Flash, il primo rappatore duro della storia fu il leggendario Cassius Clay, in arte Mohammad Alì._Che nel lontanissimo 1964, in vista del suo primo incontro con Sonny Liston per il titolo mondiale dei massimi, coniò insieme al suo sciamano personale Bundini Fastback Brown un rap tanto semplice quanto efficace, da sibilare nelle orecchie dell'avversario durante tutto il combattimento: "Sonny Liston è grande / ma all'ottava va giù" (e vi lasciamo indovinare in quale ripresa il tremendo Sonny, un ceffo dalla potenza terrificante, crollò al tappeto...). E, d'altra parte, questi "gimmick" linguistici non sono certo una novità assoluta: paiono anzi tratti di peso da una poesia molto in voga fra i neri d'America, "Signifying Monkey", in cui la scimmia imbrogliona (Mohammad Alì, se il paragone vi stuzzica) inganna il leone (Sonny Liston) con la sua parlantina forbita. Eccola: "Per un po' di tempo non era successo niente / e allora la Scimmia pensò di fare uno dei suoi giochetti di merda / Era una bellissima giornata d'estate / e la Scimmia disse al Leone: "C'è un figlio di puttana grande e grosso che sta dalle tue parti"_/ E poi ancora: "Hai presente la tua cara mamma? / Tutti se la possono fare, per un bicchiere di birra"".
In gergo tecnico, queste poesie narrative sono chiamate "toast" (o anche "signifying" e "dozens", a seconda dell'area geografica e della virulenza espressiva). Sono storie in versi, spesso lunghe e contorte, che vengono raccontate soprattutto fra uomini, e costituiscono l'humus vitale dal quale è germogliato il rap. Come ci ricorda ancora David Toop, "violente, scatologiche, oscene, misogine, queste poesie sono servite per anni a far passare il tempo in situazioni di noia forzata, in prigione come nell'esercito e nella vita di strada". Da qui, svariati anni prima della nascita "ufficiale" del rap (che quasi tutti fanno risalire alla prima incisione della Sugarhill Gang, "Rapper's Delight"), le ha estratte a viva forza quel geniaccio iconoclasta di Frank Zappa nelle sue salmodie più oltraggiose._Tipo "Dinah-Moe Humm", per intenderci, una fanciulla tutta sesso che il Grande Porco ricorda così: "Le ho tolto le mutande e addrizzato il mio pollice / e praticato una rotazione sul suo clitoride / ho spinto e accarezzato finchè il polso non mi si è indolenzito...". Da qui le hanno riprese praticamente tutti i rappatori - neri e bianchi, newyorkesi e californiani, politicizzati e delinquenziali - che hanno calcato le scene in questi ultimi cinque lustri della nostra vita: Public Enemy e Ice Cube, Fat Boys e Salt 'n' Pepa, Shabba Ranks e Vanilla Ice, M.C._Hammer e Dream Warriors, Beastie Boys e Run-DMC, LL_Cool J e Dr Jeckyl & Mr Hyde, Snoop Dogg e Kurtis Blow, Puff Daddy, Tupac Shakur e Notorious B.I.G. (i due rappatori assassinati nel 1996 e 1997, ai quali il regista Nick Broomfield ha dedicato il suo ultimo film, "Biggie and Tupac", appena presentato al Sundance Film Festival). E poi, dulcis in fundo, gli indimenticabili Nine Inch Nails, ai quali dobbiamo queste delicatissime liriche: "Sono un omone e ho un pistolone / Mi sono trovato una squinzia e mi voglio divertire / Premilo contro il muso e te lo farò succhiare / Ti faccio un buco in testa, posso fare di te ciò che voglio / Ti posso sbranare, sono potente, duro come l'acciaio_/ Vieni, vieni, vieni / Io ti vengo da tutte le parti, io e il mio fottuto pistolone".
Di fronte a simili voli scatologici, non può certo sorprendere che le donne siano state (e siano tuttora) enormemente minoritarie, dentro il mondo lividamente misogino del rap. Se il loro ruolo nella società pare fulmineamente definito dal titolo di una famosissima canzone dei 2 Live Crew ("Get Off My Dick and Tell Yo Bitch to Come Here": va' fuori dai coglioni e dì alla tua puttana di venire qui), il loro elenco si limita a pochissimi nomi: Sister Souljah (attiva con i Public Enemy), Yo Yo (la protetta di Ice Cube), Ms DJ Rap It Up, Roxanne Shanté, Queen of Rox, Queen Latifah (che in arabo, paradossalmente, significato "delicato e sensibile"). Eppure, a dispetto di queste evidentissime anomalie, non pare certo azzardata la descrizione che ha fatto del rap Richard Griffin, in arte Professor Griff: "Hai presente come gli egiziani raccontavano le storie sui muri delle piramidi? Hai presente come i cinesi insegnavano le storie ai loro figli per mezzo del kung-fu, del karate, raccontando storie diverse con mosse diverse? Il bisnonno del tuo bisnonno fece questa mossa perché in quel periodo combatteva quelle persone - raccontavano così la storia. Ecco, penso che il rap stia facendo lo stesso con i neri. Sta prendendo il posto della scrittura sui muri. Sta prendendo il posto delle mosse di kung-fu". Che abbia ragione?


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qui ci sono le foto dei primi esponenyi che hanno lasciato il segno...in ordine:
1.BIG L
2.DR.DRE
3.RUN DMC
4.2PAC
se l'argomento interessa piu' avanti mettero' qualcosa che riguarda piu' l'anima del rap: L' UNDERGROUND, ovvero tutto quello che non si vede in televisione che e' il vero rap o hip-hop come volete chiamarlo.

SHU

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MessaggioInviato: sab giu 25, 2005 15:25 
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non potevo desiderare di meglio :clap:

visto che gran parte di noi è metallara, ho pensato di chiedere al buon shula di allargare i nostri orizzonti con qualche post sul rap

che questo sia l'inizio di discussioni e confronti costruttivi tra due culture diverse (il metal ed il rap) ed anche altri generi ovviamente!

No alle sterili polemiche, plz


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MessaggioInviato: dom giu 26, 2005 07:03 
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secondo me e' troppo lungo e non lo leggono manco....:D

eheheh...apparte gli scherzi, evitate di postare cose gia' dette, se dovete fare commenti fateli cpstruttivi e su cui ci si possa fare una discussione...

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MessaggioInviato: mar lug 17, 2007 10:43 
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ma credo che il rap ormai stia andando in rovina, non per via delle vendite ma per via di chi lo fa, sia in America sia in Italia, in Italia poi di rapper bravi ce ne sono davvero pochi, oserei dire 3 gruppi e 1 singolo...sono davvero pochi! In America poi, mi sto rendendo conto di come le cose vadano a calare, io ho iniziato ad ascoltare rap precisamente 6 anni fà...ero piccolo ed ho iniziato ascoltando "The Eminem Show"... con il passare degli anni sono passato anche alla Old School e adesso conosco molti più artisti, che siano Est, Ovest o "Dirty" South :) Beh mi sono reso conto che se prima Eminem mi faceva impazzire, dopo aver conosciuto le leggende Old, o anche altri artisti anche di adesso che sò, come The Game, che ha fatto un disco bellissimo ossia "Doctor's advocate", ora Eminem non lo posso ascoltare, e pensare che era stato acclamato come il rapper più bravo del mondo!! e ce ne vuole prima che lui sia il più bravo del mondo! Con questo voglio dire che secondo me troppa gente adesso, specialmente i ragazzini, crede che il rap sia Eminem, Mondo Marcio feat. Finley ( :evil: ) e Fabri Fibra... e credo sia anche per questo che i "metallari" dicono che il rap fa schifo... se si riferiscono a quello di adesso li devo appoggiare, e quasi quasi penso di diventare metallaro io stesso.
Secondo me per tornare al rap vero dovrebbero ritornare leggende come Neffa in Italia ad esempio. In America purtroppo i vecchi rapper validi non ci sono più proprio materialmente, ci sono rimasti Snoop Dogg e Dr.Dre che mantengono alto l'onore del rap, Ice Cube anche, Kurupt. Io inviterei dunque quelli che disprezzano il rap ad ascoltare questi artisti sopracitati e non 50 Cent (che può piacere o no, ma sicuramente è finto e dice una marea di cavolate), certo 50 Cent o Eminem si possono ascoltare, ma non si può giudicare il rap tenendo in considerazione le canzoni di queste persone, il rap va giudicato ascoltando i vecchi e i nuovi e ragionando, studiandone le origini, perchè quello che sentiamo ora non è rap... sono solo parole su una base.


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MessaggioInviato: mar lug 17, 2007 11:02 
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Neffa??? :shock: Snoop Dog??? :shock:

DEVO essermi perso qualcosa :shock: :shock: :shock:



concordo con la linea generale del discorso Assassin,ma tra i tanti nomi questi da dove sono usciti? Cioè secondo te Neffa è rap? E Snoop Dog mantiene alto l'onore del sano rap?



...

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goldrake ha scritto:
Neffa??? :shock: Snoop Dog??? :shock:

DEVO essermi perso qualcosa :shock: :shock: :shock:



concordo con la linea generale del discorso Assassin,ma tra i tanti nomi questi da dove sono usciti? Cioè secondo te Neffa è rap? E Snoop Dog mantiene alto l'onore del sano rap?



...


Neffa lo so può sembrare sconvolgente ma era uno dei talenti rap più promettenti in italia. Però la voglia di successo e soldi lo hanno portato a cambiare e quindi ha abbandonato il rap è si è commercializzato...

Vale lo stesso per mondo marcio, se sentite i suoi primi album direi che sono tutto tranne che commerciale, era partito bene ma come sempre la voglia di fama e denaro porta la gente a cambiare il loro stile e i loro ideali....

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Per Goldrake: Neffa negli anni 90 ha scritto la storia del rap in Italia poi ha cambiato genere qualche hanno fà, cantava da solo e anche nei Sangue Misto, mai sentiti?

Snoop Dogg cantava negli anni 90 e stava sempre co Tupac, daltronde stavano nella Death Row, mo adesso si è un pò adeguato però anche Snoop raga è una leggenda...


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Adesso ci siamo :)
Gli "old" Neffa e Snoop Dog :)

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MessaggioInviato: mar lug 17, 2007 12:10 
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Iscritto il: sab gen 20, 2007 12:23
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† Assassin© † ha scritto:
Per Goldrake: Neffa negli anni 90 ha scritto la storia del rap in Italia poi ha cambiato genere qualche hanno fà, cantava da solo e anche nei Sangue Misto, mai sentiti?

Snoop Dogg cantava negli anni 90 e stava sempre co Tupac, daltronde stavano nella Death Row, mo adesso si è un pò adeguato però anche Snoop raga è una leggenda...


Aspetta, adesso se dici che neffa ha scritto la storia rap in italia negli anni 90 ti allarghi un pò troppo :d

Quelli che hanno fatto emergere il rap dal "ghetto" sono stati gli Articolo 31 i primi a fare rap a grande scala in italia senza essere banali o commerciali, hanno anche rischiato molto, beccandosi denunce e querele per quello che dicevano nelle loro canzoni...

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MessaggioInviato: mar lug 17, 2007 12:13 
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mah si ma Neffa non era da ghetto Neffa era ed è un poeta, non raccontava di marija e robba varia però anche lui è stato un pilastro dei '90


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