Ricordo che comprai questo cd in un negozietto dell'usato vicino Tribeca, a New York, per 5 dollari. Lo scelsi per due motivi: la copertina mi metteva ansia già da sè; costava pochissimo.
Quando lo ascoltai distrattamente per la prima volta, sentii i richiami del dark e dissi tra me e me che in fondo avevo fatto un affare.
Un album cupo, triste, d'ambiente; gli strumentali potrebbero anche essere usati come sottofondo per momenti tristi, mentre il cantato è quasi un sussurro, un respiro intriso di malinconia.
Lascio spazio qui sotto alla recensione di
Onda Rock ed alcune notizie sulla band.... giusto per catturare la vostra attenzione
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LyciaL'era glaciale del dark-rockdi
Claudio FabrettiSono sempre rimasti lontani dalla ribalta del rock. Ma è grazie alle atmosfere apocalittiche dei Lycia che il dark-rock ha saputo aggiornarsi con i suoni della musica elettronica più visionaria. Storia della band che è nata nel deserto, ma ha voluto dedicare un album al freddoUna fusione inedita di industrial, gotico, psichedelia, new age e ambient music. Un crescendo di sinfonie tetre e solenni, pervase da un senso di suspence e di apocalisse. Tutto questo e molto altro ancora è Lycia, il progetto del chitarrista Michael Van Portfleet. "Il nome - racconta - è frutto del mio interesse per la mitologia greca. Volevo qualcosa che avesse un suono musicale ed evocasse i miti della cultura ellenistica".
Van Portfleet è nato a Grand Rapids (Michigan), ma ha vissuto a lungo nel deserto di Mesa, in Arizona, una terra che ha espresso molti nuovi talenti, a partire dai Calexico. Ma se la band di Joey Burns esprime lo spirito più caldo e trasognato del deserto, Lycia ne incarna quello più oscuro e desolato. La sua musica, infatti, è un lento calvario attraverso terre aride e straziate, prive di vita e avvolte in tenebre metafisiche. Una vera meditazione filosofica sulla morte, che rifugge gli stereotipi macabri di certo dark-rock per approdare verso la musica cosmica, sfiorando i toni del requiem e del canto gregoriano.
Tutto comincia nel 1989 con
Wake, album che Van Portfleet incide assieme a John Fair (basso e rhythm-box). Il disco è ancora un abbozzo sperimentale, ma mette già in luce alcune delle peculiarità di Lycia: le atmosfere oniriche e cupe, che riescono a unire
Brian Eno e i
Dead Can Dance. La base di partenza, tuttavia, è il gotico britannico di
Joy Division,
Bauhaus e primi
Cure, che sono tuttora tra gli artisti preferiti di Van Portfleet (insieme a Swans, Steve Roach e CindyTalk). Nasce così la tetra melodia di "Sing like siren", uno dei suoi primi classici.
Ingaggiato Dave Galas alle tastiere, Lycia pubblica
Ionia, in cui incomincia a pieno titolo il suo viaggio nei recessi più inquieti e inquietanti dell'anima. Le sue sonorità sono bisbigli angosciosi e tenui melodie, marce funebri ("This moment") e divagazioni cosmiche ("November"). Domina un senso nichilistico di morte: "Il genere umano è in preda alla disperazione - racconta Van Portfleet -. Molta gente non lo ammette, ma sento che lo avverte nel subconscio. Nella mia musica cerco di trasferire tutto questo. So che esiste questo vuoto intorno a me, anche se nella mia esistenza cerco di ignorarlo, per vivere una vita felice. Ma so che là fuori ci sono le tenebre, ed è difficile riuscire ad evitarle. Forse l'unico segreto sta nell'equilibrio interiore, ed è su questo che mi sono sempre concentrato".
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Discografia:
- Wake (Projekt, 1988)
- Ionia (Projekt, 1989)
- A Day In The Stark Corner (Projekt, 1993)
- The Burning Circle And Then Dust (Projekt, 1995)
- Live (Projekt, 1996)
- Cold (Projekt, 1997)
- Estrella (Projekt, 1998)
- Tripping Back Into The Broken Days (Projekt, 2003)