Power metal americano
ParteII
MANOWAR
We met on English ground
in a backstage room we heard the sound
and we all knew
what we had to do
…
Comincia più o meno così la canzone
Manowar, presente nel loro primo album:
Battle Hymns, datato 1982.
Siamo agli albori del genere. In Inghilterra ha appena preso il via il fenomeno devastante da alcuni denominato NWOBHM (“New Wave Of British Heavy Metal”), dove gli Iron Maiden la fanno da padroni, dato che Killers era da poco uscito ed aveva prodotto in pieno il suo effetto. E, come recita la canzone citata, proprio nell’isola di Sua Maestà, scocca la scintilla che accenderà la miccia dei Manowar.
Già dal primo album si capisce molto di questa band: le tematiche ed il modo di proporsi, infatti non cambieranno mai negli anni e, di questo, i quattro musicisti-culturisti vanno fierissimi, sventolando il vessillo della tanto decantata coerenza.
Di che si parla in album dei Manowar? Di motociclette, di true heavy metal, della lotta dei veri fratelli metallari contro il false metal, di donne e di racconti eroici epico-mitlogici. Si può dire che il 90% delle loro canzoni si basi su questi argomenti e, se quando hai 16 nei primi anni 90 ti gasavi, col tempo l’esaltazione scema un po’ (a meno che non si disponga di un enorme paraocchi di ghisa!!!).
L’immagine è, ovviamente, estrema ed eccessiva: vestiti di cuoio e borchie, muscoli in esposizione, motociclette rumorose ed un’apparenza vagamente (ma manco tanto vagamente) fascista, dato che, appena l’occasione è propizia, si inneggia alla prevalenza del forte sul debole e dell’uomo sulla donna . Questo in particolar modo li ha esposti alle critiche dei movimenti femministi: ma nelle interviste in cui si chiedeva loro se erano fascisti o sessisti, hanno sempre risposto diplomaticamente che loro rispettano le donne e fanno di tutto per farle star bene e che non ha senso mescolare musica e politica. DeMaio in particolare, leader carismatico della band, ci tiene a sottolineare che l’unica cosa che conta per i Manowar sono i loro fans, che rappresentano le schiere del vero metal e che la vita della band è in funzione della vita dei loro fans.
Musica (e metal) come stile di vita, non come passatempo! Quello che i black-metallers vanno tanto decantando è da un pezzo che circola nell’aria….
Ma veniamo alla musica. Già da
Battle Hymns si capisce subito qual è l’approccio della band: melodia, aggressività ed epica. Questi target si raggiungono in particolar modo grazie alle caratteristiche dei due membri storici della band: Joey DeMaio (basso) ed Eric Adams (voce).
Lo stile di DeMaio è riconoscibile tra tutti! In primis perché più che un basso sembra suonare una chitarra modificata (che va in pezzi alla fine di ogni concerto), producendo un suono insistente che si intrufola tra le chitarre e raggiunge anche l’orecchio di un ascoltatore non allenato. Per quanto riguarda la voce di Eric Adams, non c’è possibilità di appello: è il vero ed unico cantante heavy metal!!! Una voce senza paragoni!!! Potente, acuta, aggressiva… instancabile ed esaltante!!!
Per i primi anni di attività la formazione rimane invariata, con Ross “The Boss” alla chitarra e Scott Columbus alle pelli (al posto di Donnie Hamzik, che ha suonato solo nell’album d’esordio). Dopo Battle Hymns è la volta di
Into Glory Ride, un album che va segnalato soprattutto perché portatore della copertina più brutta della storia del metal: possiamo vedere infatti i nostri quattro eroi con spade alla mano e mutandoni di pelo che si accingono a combattere... non aggiungo altro.
Musicalmente siamo sulla scia dell’esordio, forse un po’ più cadenzato ed epico e meno veloce ed aggressivo: memorabile la canzone
Hatred, dove Eric Adams mostra con spocchia che lui con la sua voce ci fa quello che gli pare!
Si rimane sui binari del consueto, comunque, fino alla fine degli anni 80: album come
The Sign of the Hammer,
Hail to England e
Fighting the World non fanno altro che confermare quanto già detto, anche se si nota un crescendo di potenza e di complessità compositiva, nonché una serie di miglioramenti tecnici.
Album di svolta (ma non di rottura) è sicuramente
Kings of Metal (1988): anche se si riconosce lontano un miglio che è sempre un album dei Manowar, è molto più potente!!! Davvero cattivo, se non esaltante in pezzi come
Hail and Kill e
Blood of the Kings. Da notare
Sting of the Bumblebee (ovvero Il Volo del Calabrone fatto solo col basso) e la bonus track
Pleasure Slave (dichiaratamente maschilista, che si apre con un’intro degno di un film vm18).
Dopo quattro anni di silenzio, che facevano temere il peggio sulle sorti della band, eccoli invece riapparire con una nuova formazione: David Shankle alla chitarra ed un certo Rhino alla batteria. Signori miei: chi è quest’uomo? È uno tra i batterista più veloci che abbia mai sentito!!! Un portento!!!
L’album in cui si presentano questi nuovi elementi, infatti, è di un’aggressività paurosa!!!
The Triumph of Steel è un album non facilissimo (a causa della prima traccia), ma davvero ottimo, sia per il songwriting che per la tecnica. Ovviamente lo si ricorda soprattutto per il grande medley d’apertura, in cui si compie la titanica impresa di rendere l’Iliade in canzone.
Dopo questo capolavoro, la formazione cambia di nuovo: ritorna il buon Scott alla batteria e subentra un certo Carl Logan alla chitarra, che non fa sentire la mancanza di nessuno degli altri chitarristi precedenti: un mostro della velocità e della cattiveria su sei corde!
Escono altri due studio album a grande distanza l’uno dall’altro:
Louder Than Hell e
Warriors of the World. Che dire su di loro? Sarà che sono cresciuto e che pian piano i miei gusti musicali hanno subito numerose altre influenze, ma non mi sembrano il massimo. Per carità! Godibili e divertenti, sono dei bei lavori per un metallaro vecchio stile, soprattutto dal punto di vista ideologico più che tecnico.
Mi sentirei più che altro di consigliare i loro live. Dal 1996 in poi, infatti sono usciti diversi loro doppi cd live ed anche i dvd (chiamati
Hell on Earth): il vero carisma della band sta tutto nelle performance dal vivo, che sono molto coreografiche ed affascinano anche il fan meno accanito. Ovviamente, se potete andare a vederli dal vivo, non mancate all’appuntamento: atmosfera unica e divertimento assicurato!!!!
Che ci riserverà il futuro?
Che il mutandone di pelo sia con voi!!!