Ok, questa sarà una band difficile da digerire per tutti voi credo
Gli Zu sono una trio romano semisconosciuta in Italia, ma con un curriculum da far spavento e apprezzatissimi all'estero.
14 album e migliaia di show in praticamente tutti i continenti, se si esclude l'Antartide.
Fanno una musica molto eclettica, che spazia e miscela jazzcore, noise, post-punk, metal, hardcore, math-rock (modo molto intellettuale per dire che sperimentano tempi asimmetrici e ritmi dispari).
Composti da sax baritono, basso e batteria, fanno dell'estrema distorsione dei propri strumenti il loro marchio di fabbrica.
Riguardo alla loro ultimo prodotto, Carboniferous, pubblicato quest'anno per l'etichetta di Mike Patton (che collabora, partecipa e sostiene il gruppo da diverso tempo) Ipecac,
vi allego una buona recensione pubblicata su
http://www.ondarock.itLa prima cosa che salta all’orecchio ascoltando “Carboniferous”, nuovo disco dei romani Zu che esce per la Ipecac di Mike Patton, è la compattezza del suono. Un suono che, come mostra subito “Ostia”, si allontana dal jazz-core per sposare la causa di un noise metallico, “matematico” e granitico, esasperato da sventagliate isteriche di sax, efferatezze elettroniche e micidiali assalti ritmici (Meshuggah?).
Con la partecipazione di King Buzzo dei Melvins in “Chthonian”, la band mostra non solo di voler portare il suo assedio alla fortezza del math-core, ma di possedere, tra l’altro, anche una certa fascinazione per il brutal-prog di matrice newyorkese, da cui la risalita verso la cima tempestosa di Zorn è cosa pressoché scontata.
Proprio il vecchio John si è detto entusiasta di questa nuova fatica del trio composto da Luca T. Mai (sax baritono), Massimo Pupillo (basso) e Jacopo Battaglia (batteria, elettronica, mellotron). C’è da capirlo, dato che questa è una musica spigolosa e carica di tensione, che, pur affermando tutto quello che sono stati gli Zu, lo fa con una consapevolezza tutta nuova, anche se oltre la muraglia del suono, è facile intravedere una superficie ribollente di entusiasmo che riteniamo non essere ancora supportata da un “definitivo” atto sovversivo.
Ad ogni modo, saranno in molti a innamorarsi di questo magma multiforme, annerito da oscuri presagi e da una feroce, acida claustrofobia (“Carbon”), martellante e ritmicamente esaltato (“Mimosa Hostilis”), dinamico e carico di pathos surreale (“Beata Viscera”). Un magma finanche velenoso che, probabilmente, riesce a dire qualcosa di realmente affascinante solo quando, con Patton alla voce, l’assalto si trasforma, in "Soulympics", in un affare noir-psichedelico (attanagliato da una nevrosi che fa molto Golden Palominos), o, ancora, in un incubo ambient dai connotati maligni (“Orc”) .
Brani, questi ultimi, che potrebbero rappresentare il vero punto di fuga per i Nostri. Quanto al resto, per quanto ci riguarda, “Igneo” resta ancora la loro opera più riuscita.
Ma passiamo agli ascolti, eh?
Chthonian, pezzo in cui partecipa nientemeno che King Buzzo dei Melvins

Carbon, uno dei pezzi migliori dell'album a mio avviso

Detonatore, proveniente dall'album Bromio, pezzo decisamente più jazzato

Qualche live, che trovare di buona qualità, si sa, è difficile. Il primo merita
tantissimo.
[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=1cDDW5Nxu-Y[/youtube]
[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=hV_2wxv7mBM[/youtube]
E infine, qualche brano completo ascoltabile gratuitamente su Lastfm
Beata VisceraTom Araya is our ElvisEnjoy.