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 Oggetto del messaggio: Federico, svolta nell'inchiesta
MessaggioInviato: mer mag 30, 2007 14:13 
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Per 4 agenti l'accusa è di aver provocato il decesso del giovane
Federico, svolta nell'inchiesta

Ferrara, trovate altre prove nella cassaforte della polizia: sette tamponi con il sangue della vittima e documenti clamorosi

FERRARA - Le sorprese erano chiuse in cassaforte. Ci sono novità sulla storia di Federico Aldrovandi, lo studente diciottenne che il 25 settembre 2005 morì a Ferrara dopo essere stato fermato dalla polizia. Tutto era pronto per l’udienza preliminare che il prossimo 20 giugno deciderà se mandare a processo quattro agenti accusati di omicidio colposo. Ed invece, dalla questura arrivano nuovi reperti, sconosciuti agli atti dell’inchiesta. Dagli «originali » delle telefonate ai tamponi imbevuti del sangue del ragazzo. E con essi affiorano dubbi e sospetti, ai quali dà corpo Alessandro Gamberini, legale della famiglia del giovane: «È la prova di come in questa inchiesta il materiale di indagine sia stato accuratamente selezionato, dato o non dato a seconda della convenienza. Per fortuna qualcosa è cambiato». Aldrovandi muore a Ferrara, in via Ippodromo, dopo aver trascorso la notte in un centro sociale di Bologna. Così ricostruiva i fatti una nota della questura: «Alle 6.25 personale di Polizia interveniva su segnalazione di alcuni cittadini che avevano riferito del comportamento strano di un giovane. Poco dopo, il giovane è stato colto da malore».


Caso chiuso. Morto per cause naturali, durante il trasporto in ospedale. Overdose, si dirà poi. Tre mesi dopo Patrizia, la madre di Federico, apre un blog per chiedere nuove indagini. Emergono testimonianze che parlano di un controllo piuttosto energico da parte degli agenti intervenuti. Secondo i consulenti della famiglia ci sarebbe stata una violenta colluttazione tra quattro agenti e Aldrovandi, sottoposto ad una immobilizzazione forzata con schiacciamento della cassa toracica. Il 9 gennaio 2007 c’è la richiesta di rinvio a giudizio per quattro poliziotti. La partita giudiziaria si giocherà su perizie mediche e sulle diverse ricostruzioni degli orari. Anche per questo, è di grande onestà e pulizia la nota datata 2 febbraio 2007 della Squadra mobile di Ferrara che accompagna le nuove rivelazioni. Scrive il dirigente: «In data odierna ho avuto accesso, per la prima volta, al registro degli interventi del 113 relativo al periodo di indagine, fino ad oggi custodito nella cassaforte dell’Unità di polizia giudiziaria». Per una circostanza fortuita, si apre così, «per la prima volta», lo scrigno che contiene gli originali degli atti compiuti quel 25 settembre 2005.

Il catalogo è questo: ci sono tutti i brogliacci delle telefonate effettuate dagli agenti, e gli orari del loro intervento nel luogo dove Federico Aldrovandi cominciava la sua agonia. La Squadra mobile li mette a confronto con i documenti «puliti» che sono stati poi allegati agli atti dell’inchiesta. E scopre che tra la copia «in brutta» e quella in bella, ci sono differenze sostanziali. Sull’orario dell’arrivo della prima pattuglia, i cui agenti sono accusati di aver pestato Aldrovandi: «Doverosamente si deve rilevare come il foglio di intervento originale, annullato con dei segni trasversali a penna, è parzialmente difforme» da quello poi trascritto agli atti. «In particolare, la difformità è relativa all’orario in cui è stato dato l'intervento, e la correzione fatta a penna contrasta con i fogli successivi ».

Il nuovo questore di Ferrara, Luigi Savina, uno dei poliziotti più stimati dal Viminale, mette per iscritto di non aver chiesto «per ora» una relazione sull’accaduto ai due ispettori che hanno firmato i rapporti solo perché consapevole che anche la Procura ha un procedimento in corso sui modi con i quali è stata effettuata l’indagine sulla morte di Aldrovandi. Dal carteggio custodito in cassaforte spuntano anche due lettere «manoscritte in originale», che sono riferibili alle attività di sopralluogo compiute la mattina del 25 settembre—Aldrovandi morì poco dopo l’alba—«ma non risultano finora essere state inviate alla autorità giudiziaria».

L'ultima scoperta è forse la più clamorosa. La questura comunica di aver ritrovato anche sette tamponi intrisi di sangue «relativi al giovane Aldrovandi» conservati da ormai due anni nei frigoriferi della Polizia scientifica, e mai messi agli atti. In una vicenda dove autopsie, perizie mediche e sopralluoghi contano molto, è un dettaglio che potrebbe avere la sua importanza.

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 Oggetto del messaggio: Re: Federico, svolta nell'inchiesta
MessaggioInviato: mar feb 12, 2008 23:30 
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Federico, ecco il video della Scientifica
Il cadavere e i dubbi di quella mattina


http://www.kataweb.it/articolo/2902373

ROMA - Il corpo di Federico Aldrovandi è per terra, la maglietta rialzata sul torace, il viso tumefatto, insanguinato e coperto di ecchimosi. Le mani sono graffiate, dietro la testa macchie di sangue. E ancora schizzi poco distante, sull'asfalto, e sulla portiera destra di una volante del 113. L'auto è ammaccata: ci sono tracce di urti sul cofano poco sotto il parabrezza, sulla fiancata posteriore destra, e dietro, sul baule.

Si vede tutto questo in un filmato di dodici minuti girato dalla Scientifica il 25 settembre del 2005 a Ferrara, in via dell'Ippodromo. E' la mattina in cui Federico, 18 anni, studente incensurato, morì durante un fermo di polizia. Le immagini, delle quali pubblichiamo un estratto di quattro minuti senza audio, sono state acquisite nel processo che vede imputati per omicidio colposo quattro agenti intervenuti quella mattina.

Nel video la luce del sole è ancora bassa, sul posto alcuni poliziotti: si sente una risata, una telefonata in cui si chiede di chiamare un funzionario, frasi in cui si parla di un portafoglio. Dialoghi che dovranno essere filtrati con attenzione per capire se possano offrire elementi nuovi per le indagini. Nei fotogrammi originali c'è anche un taglio, non è dato sapere se casuale o inserito per eliminare alcune immagini o suoni catturati dal microfono della videocamera. Più avanti si avvertono anche singhiozzi e parole smozzicate: "Sono un genitore anch'io".

A una cinquantina di metri di distanza un'altra macchia cerchiata con il gesso sull'asfalto. A sinistra, su una panchina in un giardinetto, un cellulare, probabilmente quello di Federico. "Lo abbiamo chiamato molte volte quella mattina", ricorda al telefono la mamma, Patrizia Moretti. "Era lì per terra, e non lo avremmo saputo per cinque ore. Ci hanno avvisato solo alle 10:45, dicendoci che era morto per un malore. Che nessuno lo aveva toccato". E invece in una telefonata, anch'essa acquisita agli atti, gli investigatori tra loro parlano subito di una colluttazione.

Nella vicenda di Federico i tempi sono un elemento chiave. E' in corso un'inchiesta parallela della magistratura per chiarire eventuali manomissioni al registro in cui vennero annotati gli orari degli interventi delle volanti, sul quale sono state rinvenute cancellature. Aldro, come veniva chiamato dagli amici, muore qualche minuto dopo le sei. Il medico legale lo vedrà solo tre ore dopo, in una situazione in cui diversi particolari sembrano essere differenti da quelli di questo filmato. In cui mancano anche i due manganelli rotti durante lo scontro tra il giovane e i poliziotti. Spunteranno in questura nel pomeriggio.

Gli interrogativi da sciogliere sono ancora molti. Alcuni saranno posti ai protagonisti della vicenda già domani, durante una nuova udienza del processo. Ieri sera, intanto, Patrizia Moretti è intervenuta di nuovo a "Chi l'ha visto" su Rai Tre.

"Non gli hanno messo nemmeno un lenzuolo addosso, era lì abbandonato", ha commentato con la voce rotta. "Come facevano a ridere davanti a un ragazzo morto?".

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