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 Oggetto del messaggio: Siamo i malati d'Europa :(
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Il più importante settimanale economico del mondo, l’Economist, ci ha dedicato la copertina di questa settimana.
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Riporto alcuni passi dell’articolo, di cui rendo disponibile la traduzione completa qui http://www.beppegrillo.it/archives/immagini/Economist.pdf

Il vero malato d'Europa.
"L'economia italiana è stagnante, il business depresso e le riforme moribonde".

Lo zar Nicola I di Russia creò la frase: "Il malato d'Europa" per descrivere l'impero Ottomano. Da allora molti altri stati sono stati definiti "il malato d'Europa". omissis. è emerso un nuovo paziente: l'Italia.

omissis. Le notizie della scorsa settimana sull’Italia in recessione nel primo quarto del 2005, con Francia e Germania in miglioramento, suggeriscono che l’Italia ha problemi più seri delle altre due nazioni.
omissis. E le aziende italiane stanno perdendo quote di mercato rispetto ai rivali cinesi non solo in Europa, ma anche nel resto del mondo.

omissis. Le cose cominciarono a peggiorare visibilmente due anni fa, quando i problemi (ancora irrisolti) esplosero in Fiat, la società costruttrice di auto di bandiera, e quando le banche italiane si arrogarono il diritto di vendere bond ad alto rischio ai loro clienti come se fossero immuni da rischi. I bond furono rilasciati dall’Argentina e da due società italiane, Cirio e Parmalat. L’Argentina entrò in crisi, mentre le due società alimentari fallirono. La frode che fece fallire la Parmalat dimostrò che il sistema di corporate governance delle società era marcio. omissis. Sebbene la Parmalat sia stata salvata, i procedimenti giudiziari contro coloro che arrivarono quasi a distruggerla non hanno brillato per zelo.

La corporate governance continua a soffrire grossi rovesci, ma nessuno più evidente del licenziamento da parte del governo di Vittorio Mincato, amministratore dell’Eni, la sesta compagnia modiale gas-petrolifera. Non soltanto questo brillante e apolitico amministratore è stato rimpiazzato da una persona con nessuna conoscenza specifica(Paolo Scaroni, amministratore dell’Enel, la compagnia elettrica italiana); ma questa ignoranza è ora condivisa dall’intero consiglio dell’Eni. omissis. gli investitori stranieri stanno aspettando di vedere se la straordinaria saga dei due tentativi di scalata di banche italiane da parte di banche estere abbia un lieto fine (cioè che le banche estere vincano) o finisca in una farsa.

omissis. Gli scarsi risultati dell’Italia non hanno danneggiato solo il business; hanno anche minato gli standard di vita degli italiani. omissis. L’Economist non fece mistero delle sue valutazioni su Berlusconi nel 2001. omissis.

Berlusconi ha prodotto troppe poche riforme (sebbene i suoi personali interessi di business abbiano prosperato). omissis. la notizia veramente negativa è che, se Berlusconi perdesse le elezioni politiche della primavera del 2006, l’opposizione di centro-sinistra, guidata da Romano Prodi, in precedenza primo ministro ed ex presidente della Commissione Europea, non ha in apparenza politiche economiche innovative e riforme da offrire. Il nuovo titolo dell’Italia (malata d’Europa, ndr) può rimanere senza sfidanti per un lungo periodo.

(traduzione dall’articolo di copertina: “The real sick man of Europe” dell’Economist del 21-27 maggio 2005).
Postato da Beppe grillo nel suo sito.

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Sono anni che tutti noi poveracci che lavoriamo, studiamo o facciamo la spesa normalmente, lo diciamo ma i politici fanno sempre finta di non sentire
Chissà adesso che diranno...

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Se ne sbatteranno come sempre.
Comunque, hanno dimenticato la Sardegna :ahsisi:

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stonava coi bastoni credo :pha: :pha: :pha:

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Concordo con Khelden :D

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Ocse: l'Italia è in recessione: nel 2005 Pil -0,6%, deficit 4,4%
Solo per il 2006 si prevede una lenta risalita, con un prodotto interno lordo all'1,1%. A frenare la nostra economia "la forte perdita di competitività"

Tutto l'articolo:
http://www.repubblica.it/2005/e/sezioni ... talia.html

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Altra notizia economica riguardante il nostro paese :

Lunedì 23/05/2005 - 20:31

Italia,deficit 2004 3,1%, rialzo debito,verso richiamo Ue

BRUXELLES (Reuters) - Dopo la revisione annunciata stamane da Eurostat, il deficit/Pil dell'Italia risulta sopra il 3% nel 2003 e nel 2004 e il debito/pil 2004 interrompe il trend discendente con un valore 2004 superiore, seppure di pochissimo, a quello del 2003.

L'atteso verdetto di Eurostat su alcuni degli elementi dubbi del bilancio italiano suggella lo scoraggiante stato di salute dei conti pubblici, ma non elimina ancora l'incertezza, visto che rimangono ancora alcune voci del bilancio da chiarire che potrebbero, a detta di Eurostat, portare a una nuova revisione al rialzo.

Pronta e prevista la reazione della Commissione, che stava già lavorando a un rapporto sul deficit dell'Italia e che stamane ha dichiarato di puntare a presentare il proprio report all'Ecofin di luglio.

"Molto probabilmente sarà pronto per il consiglio Ecofin di luglio" ha detto stamane alla stampa la portavoce Ue Amelia Torres.

Sarà poi responsabilità politica collegiale dei ministri finanziari dell'Unione europea decidere se accogliere o respingere le proposte di procedura disciplinare nei confronti dell'Italia alla luce del patto di stabilità riformato.

Da parte del governo italiano la prima reazione pubblica è quella del ministro degli Esteri e vicepremier italiano Gianfranco Fini da Bruxelles, che tende a minimizzare.

"Ho parlato anche con [il ministro dell'Economia Domenico] Siniscalco. Il fatto dello scostamento di 0,1% rispetto alla previsione del governo è minimale e non deve destare preoccupazione. Ovviamente il problema rimane sempre quello: siamo in una fase di bassa crescita e quindi occorre attuare politiche che rimettano in moto l'economia" ha detto Fini.

"Ma trarre da uno scostamento dello 0,1% elementi del tutto negativi e pessimistici è sbagliato" ha aggiunto.

Secondo l'ufficio di statistica comunitario, le riclassificazioni relative a Scip 2, Infrastrutture Spa e concessionari d'imposta portano il deficit oltre il limite del 3% del Prodotto interno lordo sin dal 2003.

I numeri preliminari Eurostat proiettano il disavanzo pubblico a 3,1% del Pil nel 2003 e nel 2004.

Di più: i tecnici di Lussemburgo restano in attesa di chiarimenti da parte delle autorità italiane sui fondi dal bilancio Ue e sulle discrepanze tra fabbisogno e indebitamento, da esaminare insieme a Istat.

"A seconda dell'esito di questo esame, è possibile che si abbia un'ulteriore revisione al rialzo del deficit pubblico tra il 2001 e il 2004" ha detto oggi Eurostat.

Non da ultimo, la bocciatura del metodo di contabilizzazione del debito di Infrastrutture spa e dei concessionari d'imposta determina un forse ancora più grave peggioramento del rapporto debito/Pil che passa per il 2003 a 106,5%, da 106,3%, e per l'anno scorso a 106,6%, da 105,8%.

Il quadro italiano si compone, quindi, di un deficit oltre la soglia comunitaria da almeno due anni, un debito in fase ascendente e di un'economia entrata nei primi tre mesi dell'anno in 'recessione tecnica'.

COMMISSIONE PREPARA RAPPORTO, PALLA PASSA POI A MINISTRI

Bruxelles, del resto, valutava già l'ipotesi di proporre una procedura per deficit eccessivo per l'Italia sulla base delle ultime stime di primavera, che proiettavano il deficit a 3,6% quest'anno e 4,6%.

Questo ancor prima di conoscere i nuovi numeri ufficiali del governo riportati dalla trimestrale di cassa di fine aprile per il 2005: crescita da 2,1% a 1,2%, deficit da 2,7% a 2,9/3,5% e debito da 104,1% a 105,3%.

Queste cifre appaiono ormai superate sia a causa della contrazione registrata dall'economia italiana nel primo trimestre, sia da questo nuovo ritocco all'insù dei dati di deficit e debito annunciato oggi da Eurostat.

Le forti difficoltà dell'economia italiana potrebbero, però, essere uno scudo.

Il patto di stabilità riformato indica che sarà possibile tollerare un deficit superiore al 3% del Pil solo se "ridotto e temporaneo", ma aggiunge, tra le circostanze eccezionali che possono bloccare il lancio di una procedura di deficit eccessivo, una recessione o un lungo periodo di bassa crescita.

Nel primo trimestre 2005 l'economia italiana ha segnato una contrazione di 0,5% rispetto al trimestre precedente che aveva registrato una flessione di 0,4%.

Dopo questi numeri sulla crescita, il ministro dell'Economia Domenico Siniscalco ha anticipato che il governo non esclude una crescita in area 0,6% che porterebbe il deficit intorno a 3,75% del Pil.

Siniscalco ha aggiunto, inoltre, che l'Italia lavorerà con la Commissione Ue per disegnare un piano credibile di rientro del deficit.

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Ormai l'Italia è al tracollo.
Nel decennio che va dal 1990 al 2000 la nostra nazione era riuscita a sanare parte del debito pubblico (e chi si ricorda in che situazione ci portarono DC e compagnia bella sa di cosa parlo), e ad ottenere un margine di rispettabilità e affidabilità in Europa.
A costo di sacrifici (Eurotasse, tagli, manovre) siamo riusciti ad entrare nell'Unione Europea a testa alta, rispettando tutti i parametri. Dov'è finita quell'Italia?

Se provassi ad addentrarmi nelle cause di questo tracollo, che guardacaso è iniziato negli ultimi 5 anni, sarei additato come "fazioso" e "comunista". Quindi mi limito a constatare i fatti.

E la situazione del nostro paese non è per nulla rosea! :(

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Se riusciamo a resistere almeno un altro anno, forse riusciremo a rimanere in Europa.
Il problema è che negli ultimi anni, la fantaeconomia di Tremonti ha sfasciato il paese. Come diceva ieri Storace, la colpa è dell'Euro e dell'Europa. Negli anni '70 l'Italia svalutava la moneta, e i problemi venivano risolti così... diventava conveniente acquistare dall'Italia per gli stati esteri. Peccato che poi il potere di acquisto degli italiani fuori dai confini fosse vicino allo zero... :roll:
L'altra perla è che se non si riesce a rispettare i parametri, si devono cambiare le regole. Questa è l'apoteosi dell'italianità dei nostri governanti.

In tutto questo rivedo quello che (non) è stato fatto negli ultimi anni: la lotta all'evasione fiscale, interrotta bruscamente con l'avvento di Berlusconi... anzi, praticamente l'ha legalizzata.
Con i proventi delle tasse evase l'economia italiana galopperebbe. Invece no... anzi, via ai condoni, per la serie: "I furbi sono quelli che non pagano. Tu paghi? Bello stupido!"
C'è poco da dire, l'Italia sta andando avanti così. Ci sono quelli che pagano le tasse che si trovano il carico di quelli che non pagano. E così lo stato muore.

Però sono aumentati i posti di lavoro, eh?!
Si, ma c'è il trucco... è dimostrabile che il numero di nuovi occupati non è cresciuto, anzi. Ma questo è un discorso a parte.

Il problema è che il Paese ha creduto ad una serie di bugie. E' ora di svegliarsi!

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Il problema è che le parole sono belle ma a fatti le cose sono ben diverse.
Sono proprietario di un'azienda tessile.
Sia con il governo di sinistra che con quello di destra la circa la metà del mio guadagno sparisce in tasse.
Per non parlare poi della messa in regola di operai con relativi contributi.
Ora vi sembra normale questo ?
Poi parlano di evasione fiscale,di lavoro in nero e di trasferimento delle aziende all'est.
Incassare 20 milioni in un mese e darne via 10 solo di tasse non è propriamente il massimo.
Un pò come se un operaio guadagnasse 3 milioni e ne dovesse lasciare 1500 allo stato,togli poi le spese e vedi cosa rimane.
Ripeto : i pensieri sono belli ma di fatto sappiamo che non ci sarà nulla di concreto...
La realtà ?
Ci vorrebbe una rivoluzione :D

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MessaggioInviato: mer mag 25, 2005 14:45 
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Sbagliato, VanLucavik. Non è necessaria una rivoluzione! :d

Basterebbe che tu non ti ritrovassi a pagare le tasse anche per chi non le paga. In questo modo la pressione fiscale sulle industrie italiane (il settore industriale è quello più tartassato dalle tasse) diminuirebbe, e le aziende potrebbero aumentare la competitività.

Aziende più competitive = economia in sviluppo.

Nella mia ignoranza penso che questo sia il primo passo verso un miglioramento. Ma nessuno fa molto per combattere l'evasione.
Se guardiamo bene l'esempio degli stati più funzionali (i paesi scandinavi), ci accorgiamo che sono quelli che pagano più tasse di tutti, e l'evasione è quasi pari a zero. Ciò significa servizi migliori ai cittadini, sanità funzionante, assistenza ottima.

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Si Muze ma è UTOPIA.
Ci vuole qualcosa di forte per smuovere le cose...

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