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 Oggetto del messaggio: 8 Marzo: riflessione di una psicologa
MessaggioInviato: gio mar 08, 2007 11:46 
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La psicologa: "Umiliazione della dignità di tante donne"
Verrà un giorno in cui le mimose non verranno più recise?

Il giorno dell'8 marzo, "festa della donna", cos'è oggi? È solo un tripudio di mimose gialle? In realtà questa "festa" ha un'origine piuttosto triste: agli inizi del secolo, infatti, un gruppo di operaie di una fabbrica americana decise di fare sciopero per chiedere al padrone migliori condizioni di lavoro e salario, ma non venne ascoltato; anzi, per tutta risposta fu rinchiuso dentro la fabbrica. Purtroppo, all'interno dell'edificio, scoppiò un incendio e le operaie morirono carbonizzate.

L'aspetto ludico-consumistico di questa ricorrenza è sgradevole, non fosse altro per il fatto che l'8 marzo nasce dall'umiliazione della vita e della dignità di tante donne.Negli ultimi decenni si sono verificate importanti trasformazioni a livello sociale e individuale: la famiglia, il mondo del lavoro, i costumi, sono stati studiati da psicologi che hanno messo in evidenza nuove tendenze e rapidi cambiamenti. La figura femminile oggigiorno è quella della donna indipendente, autonoma e libera. Come è stato superato il femminismo militante, altrettanto lo è stato il maschilismo ostile. Al suo posto è subentrato un atteggiamento psicologico che si potrebbe definire maschilismo benevolente di cui gli uomini sono più o meno consapevoli e, quel che è peggio, è spesso condiviso dalle donne. Esso consiste in una serie di nuovi stereotipi, il principale dei quali nega che le donne siano ancora soggette a discriminazione.

In qualunque professione gli uomini infatti sosterranno che le donne non sono affatto penalizzate, tantomeno ammetteranno di essere, come maschi, in antagonismo o in competizione con le colleghe "in quanto donne", come si sarebbe detto un tempo. A dispetto di ciò, le statistiche dimostrano quanto poco ancora la donna riesca a raggiungere posizioni di vertice dal punto di vista lavorativo e con quanta fatica e sacrifici riesca a realizzarsi. Basti pensare che il nostro Paese è agli ultimi posti in Europa per presenza femminile in politica.

Inoltre, nonostante secoli di "progresso", la donna in molti paesi è ancora mercificata e utilizzata come oggetto. Si pensi alle donne sfruttate, picchiate e violentate, soggiogate da mariti-padroni, costrette a prostituirsi, alle donne con il burka, a quelle infibulate o che non possono studiare né esprimere le loro idee.

Nel mondo femminile ormai c'è un atteggiamento critico nei confronti di questa festa. Che senso ha "inventare" un giorno per manifestare il rispetto nei confronti delle donne? Non dovrebbe essere forse una cosa naturale e abituale? Il fatto stesso che esista una "festa delle donne" e non esista una "festa degli uomini" non è forse già una discriminazione?
Ma allora cosa spinge le donne a festeggiare l'8 marzo? In che modo le donne possono concretamente liberarsi da certi vincoli e raggiungere effettivamente le pari opportunità senza aver bisogno di avere un'unica data all'anno in cui proporre iniziative e problemi?
Da un punto di vista psicologico le donne per realizzare tutto ciò devono aumentare il proprio livello di autostima, di fiducia in sé, di rifiuto di determinati stereotipi e ricercare e volere a tutti i costi una qualità della vita migliore per un reale cambiamento sociale e culturale su tutti i fronti: le donne devono aspirare prima di tutto ad un benessere psicologico.
Il benessere psicologico è dato dalla combinazione di tre fattori: presenza di frequenti e intensi stati emotivi piacevoli; assenza di ansia e depressione; soddisfazione globale. Gli stati emotivi piacevoli possono, ad esempio essere distinti in specifiche emozioni, come gioia, affetto, orgoglio; gli stati emotivi spiacevoli possono articolarsi in emozioni quali senso di colpa, vergogna, tristezza, rabbia e ansietà; la soddisfazione globale può suddividersi in soddisfazione per vari aspetti della vita (tempo libero, relazioni sentimentali, amicizie, matrimonio, famiglia).

I fattori psicologici che maggiormente influenzano il benessere sono le competenze nell'affrontare lo stress, l'autostima, le capacità comunicative e di risoluzione dei problemi, gli interessi sociali. Il concetto di autostima è particolarmente rilevante in quanto la percezione e la valutazione che le persone hanno di se stesse sono considerate variabili importanti per predire il grado di adattamento nei confronti del contesto di vita. Una buona autostima è associata ad un'alta probabilità di autoaccettazione e di successo.

Quindi le attitudini, le capacità e le conoscenze con cui si affrontano gli eventi della vita possono avere un impatto positivo o negativo sul benessere e di conseguenza sul modo in cui ogni persona viene percepita dagli altri, nel caso specifico sul modo in cui la donna venga percepita dall'uomo.

Quindi si può ipotizzare che al giorno d'oggi molte donne sentano ancora la necessità di festeggiare l'8 marzo e che accettino volentieri il mazzolino di mimose perché non hanno il coraggio di dire basta, non hanno abbastanza stima e fiducia in se stesse per voltare pagina. È importante che le donne siano consapevoli delle loro potenzialità e delle caratteristiche psicologiche che servono per raggiungere una qualità della vita personale e sociale migliore.

Questo perché nei confronti della donna sono ancora molti gli attacchi maschilisti, gli insulti, le offese, le violenze. Spetta soprattutto alle donne prenderne coscienza, rifiutando compromessi, omertà, falsi vantaggi o squallide, confusive vittorie. Pertanto le donne devono, sempre di più, impedire che questo accada, organizzandosi, facendo alleanza tra loro, operando insieme agli uomini "consapevoli" e "lavorando" su se stesse per sviluppare e migliorare quei fattori psicologici volti al benessere che serviranno loro per raggiungere concretamente un cambiamento sociale e culturale.
Fino a che verrà un giorno in cui le mimose non verranno più recise.

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Siamo simili in molti modi, tu ed io. C'è qualcosa di oscuro in noi. Oscurità, dolore, morte. Irradiano da noi. Se mai amerai una donna, Rand, lasciala e permettile di trovare un altro uomo. Sarà il più bel regalo che potrai farle.
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MessaggioInviato: gio mar 08, 2007 12:21 
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Donne in carriera, poche e senza figli: alla nascita di un bimbo la madri
vengono emarginate. Le lavoratrici penalizzate 45 volte più dei maschi
Allarme Ue: per le donne
stipendi più bassi degli uomini



ROMA - Prima o poi si rinuncia. Ai figli. O alla carriera. Succede in Italia. In Europa. Lui e lei uguali, ai nastri di partenza. Stessa laurea, stesso master, stessa grinta. Poi lei resta incinta. È una festa, una gioia, però tutto cambia. Perché la maternità, oggi come ieri, non sembra andare d'accordo con il mondo del lavoro. È il dato più forte, allarmante, lanciato dalla Ue: le donne guadagnano il 20% in meno degli uomini, e dopo la nascita del primo figlio le loro possibilità di carriera si abbassano drasticamente. Il ministero inglese delle Pari Opportunità con una ricerca commissionata da Tony Blair è arrivato addirittura a quantificare questo svantaggio: nella "graduatoria" dell'avanzamento professionale una donna che lavora con un figlio al di sotto degli 11 anni, ha 45 punti di svantaggio in più rispetto ad un uomo... E in un lunga inchiesta che "Le Monde" ha dedicato all'esistenza o meno di una "via femminile" al potere, citando naturalmente l'effetto Segolene Royal, la sociologa Dominique Méda per dimostrare quanto la carriera penalizzi la maternità ha fatto il conteggio sui figli dei politici. Il risultato, analizzando ad esempio il governo Zapatero, è che gli otto ministri spagnoli in carica "totalizzano in tutto 24 bambini, mentre le otto ministre solamente cinque". La sproporzione è evidente, e rende, bene, l'altra faccia della demografia in negativo.

È questo su tutti il dato che sembra colpire di più, nella giornata della donna anno 2007 in cui i bilanci sono sempre più transnazionali, uniscono cioè l'Italia alla Germania, l'Inghilterra alla Spagna, il Belgio alla Grecia, e ciò che accomuna le donne europee è che fare un figlio, o magari due è diventato un ostacolo, spesso insormontabile, al fare carriera, o al semplice mantenimento del posto di lavoro. Spiega Giovanna Altieri, direttore del centro studi Ires-Cgil, che al tema ha dedicato un lungo articolo dal titolo: "Sempre di più al lavoro, sempre meno pagate". "Spesso accade che dopo una gravidanza i contratti non vengano rinnovati o che alla lavoratrice diventata mamma si faccia capire che il suo posto, quello conquistato a fatica con la laurea e magari il master, non sia più tanto adatto a chi ha un bambino da accudire.

E allora le mansioni vengono cambiate, ed è l'inizio in molti casi un retrocessione non dichiarata ma effettiva. È il primo passo di quello che gli esperti chiamano gender pay gap, termine tecnico per indicare quanto non solo in Italia, ma in tutta Europa, a parità di nastri di partenza, uomini e donne si ritrovino poi nel mondo del lavoro ben distanti gli uni dagli altri". Ciò che le donne scontano, e questo è un aspetto tutto italiano, è la carenza di servizi che aiutino nell'accudimento di un figlio, e la rigidità degli orari di lavoro. Con il risultato che ancora oggi il 25% delle donne del Sud e il 19% di quelle del Nord dopo la nascita del primo figlio si ritrovano disoccupate. Un vero esercito che l'Istat ha catalogato con il nome di "lavoratrici scoraggiate": la maggior parte abbandona perché assediata dall'impossibilità di conciliare maternità e professione, ma un buon numero, il 5,6 % viene invece licenziato allo scattare della gravidanza.

Un vero controsenso insomma, che mentre registra un boom di donne con alte specializzazioni, (il 59% di tutti i laureati della Ue), le penalizza fortemente nel desiderio di figli e maternità. Conclude Giovanna Altieri: "Tutte le ricerche dimostrano che le donne vorrebbero almeno due figli e sono spesso costrette a fermasi ad uno. Ma la rigidità del mondo del lavoro è uno dei principali motivi del calo demografico, anche in quelle coppie giovani, dove la divisione dei ruoli e la cura dei bambini sono finalmente paritarie e simmetriche".

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MessaggioInviato: gio mar 08, 2007 12:29 
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Questa è un'altra festa che io trovo ridicola.
Non per le 4 (mi pare fossero 4) donne che morirono in quella fabbrica, quanto per il fatto che come San Valentino la sua vera identità s'é smarrita nel tempo.
Ora è solo un'altra festa commerciale (fra l'altro le mimose qui costano 2 euro a mazzetto che non è pochissimo).
All'epoca le donne avevano tutto il diritto/dovere di protestare, ma non dovrebbero protestare anche gli uomini visto che il 94% delle morti sul luogo di lavoro riguarda noi "maschietti"?

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io non festeggio la festa della donna. per me una donna va rispettata a monte. ogni giorno dell'anno. e non in quanto donna. in quanto persona.
che senso ha regalare una mimosa a una ragazza o a una donna che poi tratti male per 364 giorni all'anno? queste sono ormai feste del consumo.

trovo molto discrimenante, come dice l'autrice del primo articolo la presenza di una festa della donna e non il corrispettivo mashile. sa tanto di contentino.
così come sa tanto di contentino la quota rosa. come se una donna che vale non fosse in grado di mostrare di poter arrivare in cima"peverette ste donne, diamo loro almeno una percentuale garantita, se no si sentono escluse".

se io fossi una donna mi infasdtidirei!

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-mini-monfa Rulez... sopratutto adesso che ho anche Jon Snow(e voi no!!! Gnègnègnègnè)... muahahahahahahahahah


- Ringrazio ufficialmente il Silvius Tenebrarum, nonchè Signore dei Goblin e Oscuro Editore -
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MessaggioInviato: gio mar 08, 2007 16:33 
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Località: I Nove Inferi di Baator
Io invece la festeggio, perchè trovo che la donna sia una creatura che varrebbe la pena festeggiare ogni giorno. :wink:
Trovo che regalare dei fiori e fare dei sinceri auguri, una volta all'anno, non possa fare del male a nessuno (a parte il mio portafoglio, s'intende :roll:).
Finché ci saranno donne contente di essere, almeno per un giorno, ricoperte di attenzioni, io sarò più che felice di festeggiarle. :wink:
Ciò non vuol dire trattarle male gli altri giorni, ma vuol dire avere più cura questo giorno. La differenza sarà sottile, però c'è.

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Azrael The Dark rimuove la sua firma sovradimensionata.

La conoscenza è potere, il potere corrompe.
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MessaggioInviato: gio mar 08, 2007 16:42 
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Iscritto il: mer lug 27, 2005 11:06
Messaggi: 5033
Località: Togarini
festa ridicola o meno non ho mai sentito nessuna ragazza/donna/bambina lamentarsi dopo aver ricevuto un rametto di mimose...quindi non vedo perchè far tanti allarmismi e congetture sul cosumismo.

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Apprezzo auguri e mimose e in genere le feste mi piacciono, ma sono donna tutto l'anno non solo l'otto marzo. ;)


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MessaggioInviato: gio mar 08, 2007 18:24 
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Concordo nel definire molte feste ormai superate visto che di tradizione in esse rimane ben poco, ma le ritengo importanti ( tranne san valentino)

Però è pur sempre un giorno particolare, onestamente oggi mi è capitato di ricevere più sorrisi del solito dalle donne, segno che sentono questo giorno come qualcosa di loro, qualcosa di speciale, sembrano splendere di più^_^

Cmq se tutte le occasioni fossero uguali che senso avrebbe avere un solo natale?

Ma darebbe la stessa emozione?

Ps: Natale preso ad esempio


Auguri a tutte le donnneeeee^________________________________^

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Un vecchio saggio disse questo:
I gatti mangiano gli uccelli e muzedon n'è un gran golosone


Ultima modifica di Principe_Nero il gio mar 08, 2007 18:44, modificato 2 volte in totale.

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MessaggioInviato: gio mar 08, 2007 18:37 
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Iscritto il: mer lug 13, 2005 14:43
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mi trovo concorde con Azrael,onorarle un giorno più degli altri non uccide nessuno.Anzi,parlando per me ora,a me fà piacere questo giorno,vedere dei sorrisi in più.



[MOD ON] ti ho cancellato il messaggio precedente perché non era altro che una copia di questo più completo che hai scritto 2 minuti dopo.
quello recitava:

Cita:
mi trovo concorde con Azrael

In futuro, cerca di editare i tuoi messaggi se nessun'altro ha scritto dopo [b]di te o se non devi fare dei distinguo importanti ;)
[/MOD OFF]
[/b]
Skaan

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MessaggioInviato: sab mar 10, 2007 10:57 
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Quante seghe mentali st'articolo... la realta' e' molto piu' semplice:
-la festa delle donne, come concetto, e' na cretinata (per i motivi abbondantemente espressi sopra)
-tuttavia la si festeggia comunque (intendo a livello di singole donne, non di "commercializzazione") perche' e' un'occasione per uscire e festeggiare...diciamo che non e' altro che un pretesto
-e i fiori fa sempre piacere riceverli :)

Ah, Skaan, ti invito a leggere anche il secondo articolo, quello delle donne sottopagate e licenziate in gravidanza... sai, sembra ESATTAMENTE quello che dicevi nell'altro topic :wink:


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MessaggioInviato: sab mar 10, 2007 13:31 
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Iscritto il: ven set 03, 2004 23:47
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è ora di tornare in dissenso con Xyatha :lol:

l'ho letto, ma non sono certo io che ho fatto questa società
Non sono certoio che impedisce alle donne di diventare imprenditrici
non sono certo io che impedisco loro di lavorare
Ci sono lavori più adatti ad una donna di altri, basta saper scegliere
trovare lavori che ad esempio abbiano la giornata di 8 ore spezzata, abbiano orari flessibili.
Fra l'altro io non ho mai visto nessuna licenziata durante la maternità anche se nopn posso certo negare che qualhe impresa l'abbia fatto, ma qui non è una cosa da maschilista o femminista, ma di economia aziendale.
Un' impresa di 10 dipendenti che a mala pena va avanti se deve licenziare 1 persona, manda via quella meno produttiva (o meno raccomandata :P ) e dati alla mano una donna durante il 1° anno di vita di un bambino è meno presente sul posto di lavoro (i famosi 3 o 4 mesi dopo la nascita + i permessi retribuiti da 1 ora).
Ma se si fa una statistica solo durante quel periodo mi sembra più che normale arrivare a quei valori.
Una vera e probante statistica dovrebbe contenere almeno una decina d'anni ne non solo il periodo della maternità.
è come voler provare che le donne sono assenteiste e postare i dati del secondo mese dopo la nascita di un bambino...
E' lampante che le donne in quel caso non possono essere presenti a lavoro, ma che quella statistica fa schifo....

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MessaggioInviato: sab mar 10, 2007 15:32 
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Iscritto il: ven ago 12, 2005 23:11
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Skaan, non dissenti per niente, perche' all'atto pratico alla fine del tuo discorso concordi con me che non si puo' licenziare una donna perche' va in maternita', perche' sono statistiche fatte da 'kifo :wink:


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