Per me il Che è e resterà sempre un eroe, un simbolo per la mia vita e un modello...

spero per te e per noi che non seguirai le sue orme in tutto...

Soprattutto, non andare mai in Bolivia!

L'otto di ottobre

E se intendi liberare qualche popolo guarda bene per chi lo liberi, potresti fare una catastrofe

Beh, mica voglio imitarlo ^^

Il Che é stata una grande persona, a parer mio. Questo non solo perché sia diventato un'icona (che,certo,dimostra la sua importanza ma fino ad un certo punto), ma anche per quello che ha fatto e per come ha agito. Inoltre bisogna considerare la sua grande forza d'animo e la sua determinazione volta ad aiutare il suo popolo, una determinazione che é veramente per pochi.
E questo indipendentemente da ciò che di sbagliato o giusto possa aver fatto,secondo me.
Io ne sono una grande ammiratrice,sebbene io non apprezzi il fatto che abbia cercato di inserirsi in rivolte che non erano sue (é comunque una grande decisione anche questa,per quanto poco corretta). É stata una grande persona che ha segnato la storia, e che, soprattutto ci ha insegnato molto; anche a chi (questa é una mia supposizione) può non apprezzarlo.
Non so quanti possano essere concordi con me; io ho solamente esplicato il mio pensiero...non c'é nessuna intenzione di convincere o di urtare i pensieri altrui...se qualcuno si sentisse offeso o urtato,chiedo scusa perché non era mia intenzione...

Tipo quando sterminava gli omosessuali cubani
Grand'uomo!

Quest'affermazione è vera? Non è la prima volta che la sento. Con quale carica svolgeva questo compito?

Non so se sia vera o meno, non l'avevo mai sentita...In ogni caso ogni grande uomo ha commesso degli sbagli, e il fatto che sia grande ingrandsce anche gli sbagli che magari in altri uomini possono passare anche inosservati. Se pensiamo ad esempio un assassino professionista che uccide ogni giorno delle persone, non salta all'occhio come ad esempio il Che in questo caso quando uccide (sono curiosa: é vera questa cosa degli omosessuali?) gli omosessuali, appunto.
Questo ovviamente é il mio pensiero...poi non so chi possa essere d'accordo o meno...In ogni caso la mia non é una giustificazione,ma un'esplicazione...nulla di più e nulla di meno...

Ho letto in lungo e largo su Che Guevara, sia libri pro che libri contro.
E di fucilazione di omosessuali non ne ho mai sentito parlare. Sempre che Khelden non voglia dire che tra le persone giustiziate a Cuba non ci fossero anche degli omosessuali (considerando che una persona su 6 è gay, secondo le statistiche, potrebbe anche starci).

Su qualche rivista scandalistica di cui purtroppo non ricordo la testata di dunque... io facevo il quarto quindi circa 4-5 anni fa c'era un articolo su questa tendenza omicida del Che, c'è da dire però che a me personalmente stona che una persona che vada in mezzo ai lebbrosi e che decida di sfidare la sua vita per aiutare, a modo suo, altri popoli, poi decida di uccidere omosessuali a raffica. Poi può essere, ma non è mai capitato nelle mie letture =)

se è per questo, non troverete molte riviste che parlano delle uccisioni naziste ai danni di omosessuali, zingari o malati eppure ci furono in gran numero, ma non fregandogliene niente a nessuno passarono al dimenticatoio un po come i nani di fosso per Raistlin nella saga dei gemelli....
http://www.storialibera.it/epoca_contem ... ciuto.html
anche una certa Zoe Valdes scrittrice cubana non parla benissimo di lui...

Ora leggerò l'articolo, la cosa degli omosessuali del che, l'ho letto su un articolo di una rivista e non mi è mai capitata nei libri che ho letto.

Non entro in merito alla storia dei nazisti che ogni tanto è pure trattata nei libri di storia, quelli che non sono stati ritenuti troppo faziosi dal precedente governo magari

Ho letto l'articolo. Vorrei sapere le fonti dell'autore e, ovviamente tendo a difendere Che quindi sarò partigiano, vorrei sapere quanto quelle fonti non sono ritoccate dalla CIA. Le torture che escogita non sembrano diverse da quelle degli altri stati sotto dittatura militare in America Latina, dittature appoggiate dai nemici del Che all'epoca. Poi non capisco una cosa: sarebbe andato in Africa e poi di nuovo in America Latina per questo delirio totalitario socialista? Quindi era solo una macchina comunista, leninista come dice l'autore dell'articolo, anche se in gioventù il Che pare che apprezzasse molto Mao e che dopo un viaggio in Cina gli sia piaciuto sempre meno (però le mie fonti possono essere faziose quanto possono esserle queste, quindi nonostante il mio esser partigiano non posso esser certo di niente), dicevo una macchina che vuole portare il comunismo in tutto il mondo come si discuteva nelle Internazionali?
Voglio soltanto capire, non c'è assolutamente un tono polemico e per cercare di non scaderci ometto particolari e commenti che rovinerebbero la discussione =)

MOD ON
cercate di non scrivere nuovi post se non è necessario, come in questo caso
Skaan
MOD OFF

il suo è un punto di vista differente da quelli canonici.
la lettura qui di seguito non è leggerissima.
Zoe Valdes (scrittrice cubana esiliata a Parigi) parlando del Che dice:Propongo un esempio apparso su "El Nuevo Herald digital" il 28 dicembre 1997, che ci spiega come assassinava il Che. Il suo autore è Pierre San Martin. "Erano gli ultimi giorni del 1959. In quella cella fredda e scura sedici prigionieri dormivano per terra e noi altri sedici rimanevamo in piedi per permettere loro di sdraiarsi, ma questo non ci preoccupava, l'unico nostro pensiero era che eravamo vivi e questo era l'importante. Vivevamo ora per ora, minuto per minuto, secondo per secondo senza sapere cosa sarebbe successo l'attimo seguente.

Un'ora prima del cambio della guardia sentimmo la porta di ferro aprirsi e lanciarono una persona nella già affollata cella. Con l'oscurità non potemmo renderci conto che era un ragazzino di dodici, massimo quattordici anni. - E tu perché sei qui?- chiedemmo quasi all'unisono. - Perché ho provato a difendere mio padre, ma l'hanno fucilato ugualmente, quei figli di puttana.- ci rispose, guardandoci con la faccia ferita e insanguinata. Ci guardammo per cercare una risposta consolatrice per il ragazzo, ma non la trovammo. Avevamo già tanti problemi... Erano già due o tre giorni che non si fucilava e cominciavamo a sperare che quell'incubo fosse finito. Le fucilazioni sono impietose, ti tolgono la vita quando più la necessiti per te e per i tuoi cari, senza ascoltare i tuoi desideri di vita. La nostra allegria durò poco. La porta si aprì di nuovo e chiamarono dieci di noi, compreso il ragazzo. Non li avremmo più rivisti. Come si poteva togliere la vita a un ragazzino in quella maniera? O forse ci sbagliavamo, forse stavano per liberarci? Vicino al muro dove si fucilava, con le mani sui fianchi, camminava l'abominevole Che Guevara. Diede l'ordine di portare per primo il ragazzo e gli ordinò di inginocchiarsi.

Tutti gli gridammo di non fare quel crimine e ci offrimmo al posto del condannato. Il ragazzo disubbidì, con un coraggio indescrivibile rispose all'infame figuro: - Se mi devi uccidere devi farlo come si fa con gli uomini, in piedi, e non in ginocchio come i vigliacchi. Andandogli dietro, il Che ribatté: - Vedo che sei un giovane valoroso... Sfoderò la pistola e gli sparò un colpo alla nuca che quasi gli tagliò il collo. Tutti gridammo: "Assassini, vigliacchi, miserabili" e molto altro. Si girò verso la finestrella da cui provenivano le grida e svuotò il caricatore. Non so quanti ne uccise e ferì. Ci rendemmo conto di questo incubo, dal quale non potremo mai svegliarci, dopo un po', nell'ospedale Calixto García, dove ci avevano portati feriti. Capimmo dopo non so quanto tempo che la nostra unica salvezza era la fuga, la nostra unica speranza di sopravvivere".

Cito integralmente questa testimonianza perché la comunità gay, con la quale mi identifico e con la quale solidarizzo, si renda conto che esibire l'immagine del Che come moda costituisce un insulto per molte delle sue vittime, fra le quali grandi scrittori gay cubani, per esempio Virgilio Piñeira e Reinaldo Arenas. Senza contare i bambini che sono cresciuti traumatizzati dalla famosa frase: "Saremo come il Che". Vale a dire, guerriglieri e terroristi.

Credo che mi comprerò questo libro e cercherò notizie su questa scrittrice.
La maglietta, che portavo qualche anno fa era per me un simbolo d'identità con le idee di uguaglianza e di libertà che propugnava. Il lato oscuro del Che non mi è mai capitato di leggerlo, ogni volta che qualcuno ne parlava male non mi dava fonti. Ora è giunto il momento, ormai ho smesso di portare magliette e bandiere (anche se sto pensando a un bel quadro di Bakunin, aspetto che mi demoliate pure lui! ) già da molto tempo quindi posso concedermi letture più critiche di qualche annetto fa.
Anche se sarà difficile rompere un mito della giovinezza