Verde acqua scorre fredda, bacia rose e piace ai sensi,
che i miei occhi di cristallo e la mia mente tarda,
e abbaglia la luce riflessa, dalla sensazione.
Questa viene da un bianco cavallo.
Il silenzio alimenta la luce più viva,
e la soave visione di un corpo.
Venere perplessa nel volto,
più bella nella malizia,
col suo sguardo,
unico perchè venerato,
mira la mossa dell'animale.
Lasciandomi beato, ingenuo, e schiavo
della più bella ingiustizia
Entra in queste acque e
la tua razza sarà nelle mie grazie.
Ciò che eri rammenterai con terrore,
né ingegno, né virtù, ma più belle forme.
Sarai il più grande, il più amato;
le tue donne porterai da me,
così che saranno incivilizzate
e lavate in questo fiume.
Non disporrai di alcun potere,
ma a piacere mio subirai le ire degli dei.
Ora scegli il popolo che ti è destinato.
Eri irraggiungibile, malinconica...
mi vedo oscuro, complesso, un buon narciso;
timido, avido, che ha dimenticato o non ha mai parlato ad una giovane;
non ci ha mai provato perchè impaurito, bloccato, sbadato
anche nei sogni e nelle speranze: vecchie speranze di chi crede in sé e
non agisce come se la sua volgarità adattata gli fosse gradita.
Potente più del resto, ma sporco nell'amare, ora sono uno spirito libero,
posso anche non amare, ma il volere riuscire mi ha tolto le paure più forti.
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