Aeron , nel frastuono, riusciva a sentire le urla della battaglia che si stava svolgendo a poca distanza da lui, ma l'oscurità non gli permetteva di vedere. Capiva solo che per Phemt si sarebbe svolta una dura battaglia, un uno contro molti. Per quanto il monaco di preoccupasse delle sorti del guerriero, sapeva che egli era un esperto combattente e che se la sarebbe cavata. Ora doveva pensare a se stesso.
Circondato dalle creature ,Aeron aveva il suo da fare, ma non poteva rimanere impelagato con quei tre esseri troppo a lungo. La sua isola di pace era di aiuto, ma ogni secondo di troppo era una nuova morte sul campo, in ogni schieramento.
Il monaco, deciso a metterci tutto se stesso nella battaglia, diresse la sua raffica verso la creatura più vicina.

Al di là di quanto predicava il Santo uomo, sempre alla ricerca della massima coerenza nei suoi atti, la raffica che mise a segno fece male. Molto male.
I cinque pugni che mise a segno affondarono con dolore nelle carni immonde di uno degli avversari, riducendolo allo stremo, sebbene non ancora fuori combattimento.

Le creature fremettero di orrore e sdegno, e tentarono di nuovo di flagellare Aeron con i loro tentacoli.
Solo una ebbe fortuna, un singolo colpo che non provocò gravi danni, ma fece immediatamente capire la pericolosità di quegli attacchi.
Solo l'innata resistenza alla magia del Santo gli permise di non subire più di qualche graffio.


Come se la cavava invece heonidas, molti metri più lontano?

TURNO A PHEMT

Altri elfi scuri sono entrati dal varco nelle nostre linee

Heonidas ancora non poteva vedere nessuno nel suo campo visivo, ed era piuttosto frustrato dalla situazione: decise di alzare le sue difese contro eventuali incantatori. Un sussurro ed il piccolo rubino incastonato in uno dei suoi anelli si accese di un rosso lucore.

Ed ora mostrami cosa sai fare, Guardiana della Fortezza dell' Onore!

Abbi pazienza guerriero! La fretta uccide in queste situazioni...

E la pazienza fu premiata.
Nell'apertura nelle linee difensive si infilò un nutrito gruppo di combattenti drow, ma i nani sembravano sul punto di riuscire a richiudere la falla.
Una decina di guerrieri del sottosuolo però adocchiò Heonidas, e disponendosi a ventaglio prese ad avanzare cercando una manovra di accerchiamento.
Improvvisamente, Hardeth Birfarnal prese vita tra le mani di Phemt, e tracciò violentemente un arco orizzontale nell'aria scura della notte: un urlo tremendo si sollevò, le cui vibrazioni scorticarono il terreno nella zona davanti al Signore delle Nove Città e facendo letteralmente a pezzi i folli elfi scuri che gli si erano avventati contro. I loro corpi esplosero letteralmente per le intense vibrazioni, lasciando davanti a lui solo pezzi di armi, armature ed enormi macchie di poltiglia sanguinante.



Turno ad Aeron

La raffica del monaco aveva vuto effetto, ma non quanto egli sperasse. Non potendo muoversi più di tanto in quanto le creature lo circondavano, il monaco continuò la sua raffica.

Il Santo si spostò di un passo, ponendosi esattamente tra due creature. Una posizione scomoda, pericolosa, ma la paura non albergava nel cuore di Aeron.
Con due violentissimi pugni mandò al tappeto l'informe demone già massacrato dai colpi precedenti, con 3 calci incominciò a tempestare il secondo avversario.
Sembrava uno scontro a senso unico, Aeron colpiva duro e le poche ferite ricevute si rimarginavano nel giro di pochi secondi.

Dal canto loro, le creature non parevano rassegnate alla sconfitta, e perseveravano nei loro attacchi.


Sul fronte di Heonidas invece accadde un fatto inquietante. Se una notevole parte di drow era stata spazzata via dall'attacco della catena chiodata di Phemt, un gruppo ancora numeroso si stava dando da fare per allargare la breccia e permettere ai compagni di superare la linea di nani di pietra.
Quest'ultimi parevano però in grado di rispondere, e di questo passo avrebbero presto serrato i ranghi e ricostituito il loro muro di asce.
Improvvisamente, alcuni dei drow incominciarono a deformarsi tra urla atroci: nuovi arti sbucarono dal loro corpo, il ventre cominciò a gonfiarsi, dalla bocca sbucarono mandibole e gli occhi si fecero neri e molti.
Al termine di quella trasformazione innaturale, erano divenuti sette ragni giganteschi e grondanti veleno.



TURNO AD HEONIDAS

Phemt, i soldati sono stati trasformati in aracnoidi giganteschi.

Aeron!!

Il grido di Heonidas rieccheggiò nel campo di battaglia.

Ci devono essere degli incantatori tra le loro fila!! Valli a stanare!!

Hardeth Birfarnal percepì il desiderio di Heonidas di lanciarsi contro gli enormi ragni ma notò anche che non vi era fremito che facesse vibrare le mani guantate del guerriero, che la impugnavano saldamente.

Hardeth, procediamo come prima.

Il Signore delle 10 città era risoluto. Teneva d'occhio il portone con la coda dell'occhio e attendeva pazientemente di avere una delle mostruose bestie magiche a portata.

Com'era prevedibile, il gruppo di enormi aracnidi si lanciò verso Heonidas e con altrettanta prontezza la sua arma reagì lanciando nuovamente l'urlo assordante che aveva spazzato via i primi guerrieri drow.
Gli aracnidi subirono la potenza dell'attacco, che tuttavia non bastò ad ucciderli e ne mise temporaneamente fuori gioco soltanto due.


I restanti assalirono Phemt scagliando ragnatele con l'intenzione di bloccarlo e poi assalirlo in gruppo.
Tuttavia nessuna delle sostanze appiccicose riuscì ad invischiarlo, e Phemt era sempre libero di agire ed accogliere i parassiti giganti.


Aeron, dall'altra parte del campo di battaglia, riuscì a malapena a comprendere le parole urlate dal compagno nella confusione della guerra.



TURNO AD AERON

Aeron si sentì chiamare da Phemt. La voce del compagno non arrivò chiara ma era prevedibile data la confusione ed il caos che si era scatenato. Non sapeva di quali incantatori stesse parlando, ma doveva essere successo qualcosa di grave se aveva impensierito il guerriero.
Il santo aveva promesso di intervenire non appena l'altro ne chiedesse l'aiuto, ma quelle creature contro cui ora stava combattendo avrebbero mietuto vittime. Era vero però che anche una minaccia magica tale da impensierire un guerriero del calibro di Phemt non era da sottovalutare. Ma il guerriero poteva resitere per un po di tempo...avrebbe saputo proteggere il portone.
Ad aeron non piaceva fare questi pensieri, decidere chi poter salvare, ma in situazioni del genere non poteva esimersi. Per togliersi ogni dubbio, fece ciò che faceva ogni volta che la mente non gli era d'aiuto: si affidò al suo istinto, al suo spirito...al suo cuore. "Ilmater guida la mia scelta".
Aeron si teletrasportò portandosi di fronte al portone.
Aveva scelto di intervenire a favore del compagno. Aveva scelto di affrontare il pericolo che reputava peggiore.
Qualunque incantatore avesse agito nei pressi dell'entrata della costruzione, doveva essere li vicino. Senza luci non poteva essere lontano o non avrebbe visto nulla.
Dalla sua nuova posizione Aeron si concentrò nell'individuare qualche traccia di magia, un'illusione di protezione, un qualsiasi mascheramento che gli permettesse di usare i suoi occhi per rintracciare il bersaglio.

Aeron si teletrasportò in un batter d'occhio ai piedi dei gradini del Palazzo, pochi metri davanti al portale di accesso.
Scrutava l'oscurità davanti a sé, martoriata dai rumori del combattimento, dal clangore delle armi e dalle urla angoscianti dei feriti.
Poi, l'Apocalisse.

Con il ruggito di mille tuoni, la notte buia venne illuminata a giorno dall'improvviso e violento divampare di fiamme ruggenti, che avvolsero una porzione immensa del campo di battaglia.
Il calore insopportabile fece indietreggiare di un passo Heonidas, che si trovava a pochi metri dal fronte lucente e letale.
Le fiamme avvolsero tutto e tutti, una vera e propria tempesta di fuoco che consumò ogni cosa, senza distinzione né ritegno. Drow, nani antenati, elementali, ragni, niente sopravvisse a quella furia devastante. Le grida disperate dei morenti si sollevarono all'unisono, strazianti e in agonia.

Con altrettanta velocità, le fiamme si spensero.
La notte tornò padrona, il buio avvolse nuovamente ogni cosa. Solo qua e là qualche fiammella continuava a rischiarare l'ambiente, ma poca cosa.
Ovunque giacevano i corpi carbonizzati dei caduti, per lo più ridotti a cumuli di carne fumante e ceneri, mentre qualche gemito fendeva l'aria ora irrespirabile e nauseabonda, tagliando un silenzio innaturale dettato dallo sbalordimento che aveva colto chiunque sul campo.
I fumi si sollevavano acri dal terreno e dai resti dei guerrieri, creando un'atmosfera surreale in quell'ecatombe estremamente reale.

Al limitare del campo visivo di Aeron ed Heonidas, una figura si fece avanti.
In sella ad un enorme aracnide nero, la drow era vestita di una lungo abito elegante che pareva tessuto di fili di ragnatela. Gioielli le decoravano i fluenti capelli bianchi e le mani affusolate, una delle quali sorreggeva un sottile flagello all'estremità del quale piccole vipere ondeggiavano con fare ipnotico.
Pochi dubbi v'erano sull'identità della nuova venuta, e sulle sue responsabilità nella strage appena conclusa.
Matrona Sheyraen era scesa in campo.


Alcuni chiarimenti:
la mappa visibile riporta non solo la vostra area sensibile (e quella di Masserdoston, ancora in vita), ma anche l'area coinvolta dall'attacco di fuoco, flebilmente illuminata dai fuochi morenti.
Per quanto riguarda Heonidas, in realtà egli non vede la matrona, ma la vede la sua catena, con cui è comunque in costante contatto telepatico.

TURNO AD HEONIDAS

Per gli dei!!

Esclamò Heonidas Phemt, osservando attonito la devastazione che lo circondava.

Aeron! Non deve essere lasciata agire un secondo di più!!

Tuonò il guerriero mentre si lanciava alla carica. Un'altra onda sonora si riversò da Hardeth Birfarnal verso il nuovo nemico, un istante dopo la magica catena creata appositamente per proteggere la Fortezza di Tharmekul fendeva l'aria in un arco che puntava diretto verso la cavalcatura della sacerdotessa drow.

L'ennesimo urlo di guerra della catena spazzò un ampio arco davanti a sè.
L'enorme ragno nero su cui sedeva la matrona, elegante nella sua imponenza, vibrò di dolore quando venne investito dall'onda d'urto, pur continuando a reggersi solidamente sulle sue otto lunghe zampe.
Al contrario, la matrona non parve minimamente risentire di quell'attacco iniziale e, dall'alto, appariva come una terribile dea, micidiale e intoccabile.


La lunga carica che Heonidas condusse contro i nuovi nemici portò ad un rapido scambio di colpi.
La vedova nera riuscì ad approfittare dello slancio del guerriero e della sua portata per infliggergli un doloroso morso, iniettandogli in circolo letale veleno: sentendosi venir meno le forze, Phemt strinse i denti e fece appello ai lunghi anni necessari a temprare il suo fisico e renderlo una macchina da guerra.

Poi il guerriero portò a segno il suo attacco, penetrando a fondo nelle carni del parassita e riuscendo persino a staccargli di netto una zampa.


Qualche metro più in là intanto, anche Masserdostòn dimostrò che non intendeva tirarsi indietro.
Infuriato per la strage di nani compiuta dalla matrona, si scagliò con tutte il suo peso contro la cavalcatura, andando ad impattare con il grande scudo chiodato.
La violenza dello scontro fu tale, che il ragno perse la presa sul terreno e si ritrovò prono a terra.


Senza esclusione di colpi, la battaglia attendeva solo un altro attore: Aeron il Santo.





TURNO AD AERON

Aeron fissò tutta la distruzione che era stata appena fatta. L'artefice di tale scempio si faceva scudo di una creatura di lei schiava ed il suo operato sembrava divertirla.
"Come si può..."pensò Aeron " avere un tale disprezzo della vita altrui? Non ha risparmiato neanche i suoi alleati..."
Il santo sentì un forte ribrezzo per quella scena. Non poteva piangere, il suo corpo non glielo permetteva. Furono le stimmate a sopperire, a sfogare quel dolore interno inesprimibile. Le sue mani piansero lacrime di sangue.
"Ilmater...come posso perdonare un simile scempio? Come posso sopportare simili azioni? come può il mio spirito non esplodere di rabbia difronte ad una tale crudelta!?".
Come in risposte, nella mente del monaco tornò il ricordo di una litania , un canto funebre dedicato alle anime morte violentemente. Il canto del suo monastero, antico mille volte più del santo stesso, era a suffragio degli spiriti, per rincuorarli e convincerli ad andare nell'aldilà.
Senza accorgersene Aeron iniziò a scandirne le parole in celestiale, nella speranza che divenisse più forte. Non lo cantò, non ne era mai stato capace, ma il ritmo con cui ne pronunciava i versi somigliavano ad un lento, dolce sutra.
Senza perdere altro tempo, con uno scatto estremo, Aeron si avventò sulla matrona.

Aeron scattò in avanti, percorrendo la distanza che lo separava da Matrona Sheyraen ad una velocità impensabile. Poco prima di raggiungerla, spiccò un balzo che lo portò faccia a faccia con la drow, e lasciò partire un pugno che se a segno avrebbe causato notevoli dolori.
Se, appunto. Perché quel pugno colpì, complice un'improvvisa schivata della sacerdotessa che deviò la mano del Santo con il piccolo scudo che portava legato all'avambraccio destro. Il monaco atterrò agilmente pochi metri oltre, pronto per la reazione dell'avversaria.

Dal canto suo, la matrona sapeva di trovarsi nella scomodissima posizione della portata della catena di Phemt, abile a colpire anche i più accorti degli incantatori.
Ordinò quindi al suo ragno un piccolo spostamento laterale, sottraendosi alla minaccia. Poi fece suo il Tempo.
Quando esso tornò a scorrere normalmente, i 3 alleati si ritrovarono letteralmente ricoperti di una brulicante massa di insetti, millepiedi che s'infilavano nelle pieghe dei vestiti, nelle giunture delle armature, in ogni orifizio dei loro corpi.

Inginocchiatevi inutili creature, piegatevi alla potenza e al trionfo di Lolth!
Quelle parole, pronunciate da Sheyraen sollevando in alto il flagello simbolo della sua autorità, erano più che un imperioso comando: erano parole intrise di magia e del volere della dea stessa.
Aeron dal canto suo godeva da tempo di un'immunità a quelle magie che influenzavano la mente, e non faticò a resistervi. Heonidas fu salvato sal suo anello magico, che brillò intensamente rivolgendo la minaccia contro la matrona stessa, la cui forza di volontà era però ineguagliabile e non s sentì minimamente minacciata.
Purtroppo, Masserdoston non era così corazzato, e a nulla valse la sua naturale resistenza agli incantesimi: con un odioso gesto di sottomissione che mai avrebbe voluto compiere, si lasciò cadere sulle ginocchia.

La grande vedova nera, comandata dalla sacerdotessa, si avventò immediatamente sull'azer prostrato, tempestandolo di morsi.




TURNO A HEONIDAS

Per tutte le corna dell'Ade!!

Esclamò Heonidas quando si vide ricoperto dalla massa di larve.

Ma - per gli dei! - Non saranno certo dei vermi a fermarmi!!

Detto questo, si librò in volo, affiancandosi alla matrona mentre aspettava il momento giusto per colpire. Hardeth Birfarnal invocò il potere del rovente fuoco della forgia, circondando il guerriero con un anello di incandescenti fiamme.