Blog di Muzedon

Lentamente muore

Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni
giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca, chi non
rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su
bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno
sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti
all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul
lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza, per inseguire un
sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai
consigli sensati. Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi
non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso. Muore lentamente
chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i
giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non
fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli
chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità.


(P. Neruda)
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Commenti

January 11, 2011 - 5:23 am
Non sono affatto un ammiratrice di Neruda (diverse sue poesie sono degne di un puttaniere ispirato), ma gli ultimi versi di "lentamente muore" mi piacciono:
“Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.”
Questa poesia nel complesso non mi garba perché l’autore elenca con fare oggettivo gli elementi che col tempo risultano fatali allo spirito della persona, quando ad esempio si può: “abbandonare un progetto prima di iniziarlo” e conservare la creatività per concepirne in futuro centinaia d’altri; persino una lunga irrealizzazione può temprare lo spirito di un essere umano anziché condurlo ad una morte in piccole dosi.
Nei riguardi di “chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce,” dipende da che razza di gente si ci ritrova ad avere attorno. Molti nobili individui sono rifuggiti nella solitudine proprio per non poterne più dell’inutile ed incessante vociferare della plebe.
E perché mai non possono esistere persone piene di vita e dall’animo bellissimo che: “non hanno mai viaggiato, non sanno leggere e non ascoltano musica?” Sostenere il contrario è un ingiuria verso i pastori e i contadini della terra.
Neruda in pratica concepiva il suo stile di vita come l’unico che non portasse verso una morte lenta.
Ci sono tanti modi di morire lentamente quanti ne esistono per vivere in modo diverso dagli altri.
Quando tempo addietro per un breve periodo commisi l’errore di: “rispondere quando mi domandavano qualcosa di mia conoscenza,” ottenni soltanto volgari insulti ed accuse di gente che non era nemmeno in grado di comprendere cosa stessi dicendo.
A volte, discorrendo con certa gente, la risposta migliore è il silenzio.

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